F1 | Lo show di Las Vegas porta il Circus in una nuova dimensione
Cantanti e deejay hanno animato la presentazione del GP di Las Vegas nello stile dell’halftime show del Super Bowl, ovvero il Sacro Graal in termini di intrattenimento americano. Davanti alla tribuna da 18 mila posti i piloti sono apparsi su sette palchi predisposti sul rettilineo di partenza in una “opening cerimony” che niente ha a che vedere con il Motorsport. I bilanci si faranno solo alla conclusione del weekend, ma fra gli addetti ai lavori c'è chi arriccia il naso.
I puristi storceranno il naso. Lo show che ha inaugurato il Gran Premio di Las Vegas in effetti non ha nulla a che fare con l’attività in pista che scatterà domani, ma allo stesso tempo è indicativo della strategia di Liberty Media nel medio e lungo periodo.
La Formula 1 non ha mai visto nella sua lunga storia una presentazione anche lontanamente paragonabile a quella che ha aperto il lungo weekend di Las Vegas, uno spettacolo che ha coinvolto cantanti e deejay internazionali abilmente gestito nello stile dell’halftime show del Super Bowl, ovvero il Sacro Graal in termini di intrattenimento.
Come ultimo atto dello spettacolo i piloti sono emersi sui sette palchi predisposti sul rettilineo di partenza, accolti dall’applauso del pubblico accorso sull’immensa tribuna principale da 18.000 spettatori.
Photo by: Jake Grant / Motorsport Images
La scenografica cerimonia di apertura del GP di Las Vegas
Cosa ha a che fare tutto questo con la Formula 1? Sotto molti aspetti nulla, ma se il promotore dell’evento (in questo caso la stessa Liberty Media) spende decine di milioni di dollari per l’“opening cerimony” di un Gran Premio, un motivo ci sarà, nessuno ama gettare soldi dalla finestra.
La Formula 1 per anni ha provato l’assalto al mercato americano senza ottenere risultati, probabilmente l’unica missione fallita da Bernie Ecclestone. Da quando nel 2017 Liberty Media ha acquisito i diritti commerciali della Formula 1, il mercato USA è stato (e resta) il primo obiettivo.
La NFL incassa dai soli diritti televisivi 10 miliardi, quattro volte più della NBA, i cui ricavi sono di 2,5 miliardi di dollari, ovvero l’equivalente dell’intero fatturato della Formula 1, che include diritti tv, accordi con i promotori, sponsorizzazioni e paddock club. Quello statunitense è un mercato che potenzialmente non ha rivali, e non è un caso se il numero di Gran Premi negli USA sia salito a quota tre.
Photo by: Simon Galloway / Motorsport Images
Il saluto di Las Vegas a Lewis Hamilton
Dopo Austin e Miami la sfida è Las Vegas, e correre nella città sinonimo di esagerazione, comporta il doversi proporre in modo adeguato al luogo. Per quanto i locali siano abituati a tutto ciò che è intrattenimento, l’impatto del Gran Premio è stato accolto con reazioni contrastanti. Alla fine tutti hanno concordato che il bilancio sarà fatto domenica prossima, al termine della prima edizione, valutando disagi e benefici.
Non si tratta in realtà della prima in assoluto, visto che nel 1981 e 1982 la Formula 1 aveva fatto capolino da queste parti. Pur di correre a Las Vegas quarant’anni fa il ‘circus’ si era accontentato del parcheggio dell’Hotel Caesars Palace, oggi si è preso la città. Una sorta di ‘all-in’ per usare un termine caro da queste parti, un investimento colossale per dare un’ulteriore spallata ad un mercato aperto da Austin e ampliato da Miami.
L’immensa struttura che accoglie i box e due piani di Paddock Club (ma non la sala stampa, allestita fuori dal circuito…) descrive bene la filosofia di Liberty Media. La lista dei VIP attesi questo fine settimana è da record, così come il numero di potenziali investitori che assisteranno a prove a gara dalle lussuose hospitality.
Photo by: Andrew Ferraro / Motorsport Images
La cerimonia di apertura del GP di Las Vegas
La tavola è apparecchiata nel migliore dei modi, su questo fronte il lavoro fatto da Liberty Media è stato impeccabile. Da domani la parola passerà alla pista, per un evento che sembra avere una storia propria. Sotto certi aspetti è un bene, visto che il mondiale è arrivato in Nevada con tutti i verdetti archiviati da tempo ed un tasso di imprevedibilità ai minimi storici.
Forse Las Vegas proporrà qualcosa di meno atteso, il layout del circuito e le condizioni ambientali sono effettivamente diverse dal solito, ma attenzione a lanciarsi in pronostici diversi dal solito copione. Il 2023 ha smentito categoricamente gli amanti del rischio.
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