F1 | FIA e Liberty lontane su Andretti: serve una mediazione
Quella tra FIA e Liberty Media è una convivenza difficile. Le due entità che regolamentano la vita della Formula 1 spesso non si sono risparmiate accuse reciproche e l’ultimo atto della saga riguarda il potenziale ingresso di Andretti: Ben Sulayem è ottimista che alla fine la FOM accatterà la richiesta della scuderia americana, ma non ha risparmiato critiche per il trattamento che gli è stato riservato negli ultimi mesi. Serve una mediazione tra le due parti per non trasformare lo sport in un paradiso degli uffici legali: tuttavia, quel compromesso a oggi appare tutt’altro che probabile.
Nel paddock allestito nel circuito Hermanos Rodriguez le hospitality della FIA e di Liberty Media sono a debita distanza, divise da quelle di Red Bull e Ferrari. L’apparenza è sempre rispettata, quando il presidente della Federazione Internazionale Mohamed Ben Sulayem e il CEO di Liberty Media Stefano Domenicali si incrociano durante qualche premiazione, arriva la foto di rito. Eppure, non c’è discorso tra gli addetti ai lavori nel paddock che non contenga un riferimento a difficili rapporti tra le due entità che regolamentano la vita della Formula 1.
L’ultimo atto della saga riguarda il potenziale ingresso nel campionato mondiale del team Andretti, progetto presentato da Michael Andretti con il supporto del gruppo General Motors. La FIA ha approvato la candidatura dopo una lunga valutazione, passando la palla a Liberty Media, che ora dovrà gestirsi una patata molto bollente. In una dichiarazione al quotidiano britannico Daily Mail, Ben Sulayem ha descritto la situazione in cui si è trovato usando parole molto dure.
“Ho passato l'inferno – ha spiegato il presidente FIA - mi hanno aggredito anche quando è morto mio figlio (vittima di un incidente stradale avvenuto a Dubai lo scorso mese di marzo - hanno provato a spezzarmi solo perché avevo aperto la manifestazione di interesse (il processo che ha portato all’okay nei confronti del team Andretti). Abbiamo in vigore un contratto che prevede 12 squadre, non dimenticatelo. Mi sono chiesto: cosa ho fatto per subire tutti questi attacchi? Come puoi rifiutare una casa come GM? Sono ottimista sul fatto che loro (Liberty) non diranno di no. Fa bene agli affari. Fa bene agli sport motoristici. E se c'è un altro team affidabile che chiederà di essere ammesso, aprirò una nuova procedura di manifestazione di interesse”.
Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images
Mohammed bin Sulayem: il Presidente della FIA è a favore dell'ingresso di Andretti
Ben Sulayem lancia messaggi precisi. Nel frattempo, Michael Andretti si è incontrato con Stefano Domenicali ad Austin, un primo passo di una trattativa che non sarà breve. Liberty Media si trova in una situazione scomoda: da una parte ci sono le dieci squadre attualmente presenti in Formula 1 che hanno fatto capire in modo chiaro di non volere altri team con cui dividere la torta degli introiti, dall’altra c’è una candidatura che per ora risponde positivamente a tutti i requisiti richiesti per entrare in Formula 1. Un rompicapo.
Le squadre sono di fatto spettatrici, ma il loro ruolo potrebbe diventare cruciale molto presto. Sono iniziati da poco i primi scambi di vedute mirate a definire le linee guida del nuovo Patto della Concordia, ovvero il contratto che regolamenta i rapporti tra i team e il detentore dei diritti commerciali della Formula 1, ovvero Liberty Media. L’attuale ‘Concorde agreement’ (che scadrà a fine 2025) fissa in dodici team il numero massimo delle squadre che possono partecipare al mondiale, ma questo limite potrebbe essere ridotto a dieci nel nuovo contratto.
È un incastro strategico che potrebbe portare a scenari al momento imprevedibili. Da una parte Andretti ha presentato domanda per essere al via a partire dal campionato mondiale 2025, ma non siederà al tavolo delle trattative del nuovo Concorde agreement, e se in questa sede dovesse essere fissato in dieci squadre il numero massimo di team che possono disputare il campionato mondiale di Formula 1, Andretti di fatto sarebbe fuori, con il rischio concreto di strascichi legali dagli esiti imprevedibili.
Photo by: Simon Galloway / Motorsport Images
Stefano Domenicali, Amministratore Delegato di Formula 1 e Mohammed bin Sulayem, Presidente della FIA sulla griglia di partenza
“Sono stato eletto per occuparmi di questo sport, non ho messo niente in tasca e non ci sono azionisti – ha voluto sottolineare Ben Sulayem – così come non esiste un consiglio di amministrazione per condividere gli utili. La mia missione è diversa dalla loro”. Se i due fronti si irrigidiranno il rischio è che la Formula 1 possa diventare il paradiso degli uffici legali e l’inferno di chi a questo sport è appassionato. Servirà una politica di compromesso, una mediazione in grado di accontentare i due fronti limitandone i motivi di attrito. Ma anche questo scenario oggi appare tutt’altro che probabile.
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