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Lewis-Max: gioco rischioso perché non c'è una poltrona F1 per due

Verstappen è un pilota che non toglie mai il piede dal gas e Hamilton ha voluto ribadire che lui non comincerà a farlo per puntare all'ottavo titolo mondiale: l'incidente a Copse durante il GP di Gran Bretagna nasce da questo assunto, inasprendo una lotta che non si limiterà a Silverstone, ma troverà altri episodi nel corso di un campionato che travalica le regole sportive, riportandoci a importanti epidosi del passato.

Lewis Hamilton, Mercedes, primo classificato, spruzza lo Champagne con il compagno di squadra

Glenn Dunbar / Motorsport Images

Sarebbe un errore analizzare quanto accaduto ieri nel corso del primo giro del Gran Premio di Gran Bretagna come un incidente fine a sé stesso. Il contatto tra Lewis Hamilton e Max Verstappen alla Copse è un evento rivelatore di una realtà, esistente da tempo e rimasta per lo più nascosta. Qualche antipasto c’era già stato, al via del Gran Premio di Imola così come a Barcellona, ed in entrambi i casi la determinazione di Verstappen ha avuto la meglio su Hamilton. Manovre al limite, ma Lewis ha incassato il colpo senza tornare sull’argomento.

Tra i piloti c’è un linguaggio che si esprime nel comportamento in pista, segnali precisi che portano ad emergere o soccombere, senza vie di mezzo. Sin da quando è arrivato in Formula 1, a soli diciassette anni, Verstappen si è confermato molto abile nel trasmettere segnali chiari a tutti i suoi avversari: lui tiene giù.

Che sia attacco o difesa l’olandese non molla, e se c’è spazio per una sola monoposto chi è al suo fianco sa che ha due alternative: lasciare spazio o mettere in conto un contatto. Far passare questo messaggio è stato un gran colpo messo a segno da Verstappen, che gli ha permesso di chiudere a suo favore un notevole numero di scontri ravvicinati.

In più di un’occasione anche lo stesso Hamilton ha subito l’aggressività di Max, ma i ruoli erano differenti, visto che Lewis lottava per il titolo Mondiale mentre Max, fuori dai giochi iridati, puntava soprattutto al bottino di tappa. Una situazione ben diversa da quella che stiamo vedendo in questa stagione, dove i due si contendono lo stesso obiettivo, con un testa a testa iniziato nella prima gara in Bahrain. Hamilton non ha però cambiato atteggiamento, e lo si è visto al via del Gran Premio di Imola come a Barcellona, pensando probabilmente che sulla distanza il suo approccio si sarebbe rivelato vincente.

La previsione di Lewis è stata però smentita dalla fuga in classifica di Verstappen, arrivato a Silverstone con ben trentadue punti di vantaggio grazie anche ad una Red Bull in una forma tecnica invidiabile quanto imprevista dal box Mercedes.

La tappa di casa per Lewis è diventata un crocevia importante, consapevole che una vittoria dell’avversario avrebbe di fatto messo la parola fine alla possibilità di puntare al titolo Mondiale numero otto. La stessa Mercedes si è presa dei rischi, portando in pista una monoposto con aggiornamenti tecnici ma soprattutto con una configurazione aerodinamica molto scarica per ritrovare quella velocità massima che è stata per anni una prerogativa delle monoposto della stella, ma che in questa stagione è diventata un problema a causa dei notevoli progressi della power unit Honda.

Nella Sprint Qualifying disputata sabato Hamilton, dopo una pessima partenza, ha capito che per beneficiare della performance sui rettilinei sarebbe stato indispensabile prendere il comando della corsa al via o, come termine massimo, all’uscita Copse, perché sulle successive Becketts il maggiora carico aerodinamico avrebbe consentito a Verstappen di prendere il largo.

Ne era cosciente il box Mercedes come quello Red Bull, ed ovviamente anche Lewis e Max, ed è per questo motivo che al via Hamilton è partito con grande determinazione, provando a superare Verstappen prima alla curva 1 poi alla 6.

Verstappen ha difeso con un mix di talento e determinazione, ma sempre con una certezza: Lewis, nel dubbio, non avrebbe osato mettere a rischio la sua corsa. Invece Hamilton ha rotto gli indugi alla Copse, decidendo di entrare (Max era al suo fianco e davanti di circa mezzo metro) senza alzare il piede. “Gli ero proprio accanto, ma lui non ha voluto cedere”, ha commentato Hamilton.

Di questo episodio se ne parlerà a lungo, e c’è chi si è già portato avanti col lavoro. “Lewis sapeva che se Max avesse superato quella curva da leader, probabilmente non lo avrebbe più rivisto per il resto del pomeriggio”, ha commentato Christian Horner, mentre Toto Wolff ha sposato la linea dell’incidente di gara: “E' una situazione che abbiamo già visto in passato nelle sfide tra grandi piloti. Quando nessuno è pronto a cedere, questo tipo di situazioni possono accadere, e per quanto ne so, bisogna essere sempre in due per ballare il Tango”.

Silverstone è stata uno spartiacque, il rapporto tra Hamilton e Verstappen non sarà più lo stesso, e nel paddock sono in molti a sostenere che ci saranno altre puntate. Max difficilmente cambierà il suo approccio, nonostante si trovi in una posizione di vantaggio tecnico che gli potrebbe consentire una condotta più prudente, e lo stesso farà Lewis, soprattutto se continuerà a vedere concrete possibilità di poter puntare all’ottava corona.

Ma nel caso di Hamilton la faccenda va oltre il 2021, la missione è far breccia nella determinazione di Verstappen con un messaggio molto chiaro: puoi farlo con gli altri, ma non con me. Un gioco comunque rischioso, anche per Lewis, uscito per l’ottava volta da Silverstone con la coppa del vincitore ma anche con la consapevolezza che dalla prossima tappa di Budapest la tensione in pista e fuor salirà ulteriormente, e la possibilità che Verstappen voglia prendersi una rivincita è tutt’altro che da escludere.

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