La lettera dei sette team anti-Ferrari chiama anche Liberty?
Oltre ai comunicati congiunti, la protesta dei sette team contro FIA e Ferrari si è concretizzata con una lettera spedita a Jean Todt e Chase Carey, presidente di F1. Una risposta punto per punto è attesa entro mercoledì, come se il press release della Fedeazione non avesse avuto alcun valore. La guerra, dunque, continua.

La spaccatura non si ricompone. La FIA ha spiegato la ratio dell’accordo segreto siglato con la Ferrari con un comunicato, ma le motivazioni federali non sono affatto bastate ai sette team capitanati da Toto Wolff che avevano cercato di coinvolgere nell’intricata vicenda anche il promotore della F1.
Stando ad alcune fonti tedesche, oltre alla contemporanea uscita dei comunicati che sono stati il detonatore mediatico della denuncia, sarebbe stata spedita anche una lunga lettera congiunta da parte dei sette team in rotta con la FIA che aspettano delle risposte sia da Jean Todt che da Chase Carey, presidente di F1.
I sette team avrebbero concesso alle parti una settimana di tempo per rispondere e, fra le richieste avanzate, oltre alla cancellazione di tutti i punti iridati della Ferrari nel mondiale Costruttori, è stato chiesto anche il ricalcolo dei premi, con la Red Bull principale beneficiaria.
Il documento della FIA di ieri, invece, ha rivendicato la piena liceità dell’accordo segreto dando per scontato, quindi, che non è in discussione la classifica 2019 del mondiale Costruttori, né i proventi FOM.
I team anti-Ferrari, quindi, sarebbero obbligati a portare la questione in un tribunale ordinario, al di fuori della giustizia sportiva.
Il braccio di ferro, dunque, non si esaurisce e la volontà è di isolare la Ferrari. Il titolo della Casa di Maranello alla borsa di Milano è in negativo del -3,75% e il valore di un’azione è sceso a un minimo di 134,30, andando ben al di sotto del valore minimo dell’anno, tenuto conto che il 19 febbraio, giorno di apertura dei test invernali a Barcellona il valore aveva toccato il suo massimo del 2020 con 169,05.
È evidente che le azioni di disturbo dei “sette” tendono a minare la credibilità del marchio più riconosciuto al mondo.
I tedeschi scommettono che le posizioni di Louis Camilleri, CEO Ferrari, e Mattia Binotto, team principal della Scuderia, sarebbero a rischio, mentre a noi risulta che in questa fase ci sia una forte saldatura per cercare di fare fronte comune, per quanto la vicenda stia mettendo in pessima luce il marchio del Cavallino.
Del resto la FIA ha ammesso di non essere riuscita a dimostrare le irregolarità della Ferrari che a Maranello hanno sempre smentito. Cosa succederà a Melbourne? La questione avrà aspetti legali extra-sportivi, oppure la guerra si trasformerà in lettere di chiarimento regolamentari o reclami?
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