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F1 | La guerra delle benzine si combatte con motori mono-cilindrici

I Costruttori hanno scoperto che ci sono grandi margini prestazionali nello sviluppo di benzine per i motori 2026: Aramco, petroliere di Aston Martin-Honda, sta investendo cifre enormi nella sperimentazione di formule di e-fuel. Petronas con Mercedes e bp con Audi stanno facendo lo stesso, mentre Shell è ancora nel dubbio se scegliere bio o e-fuel?

E-fuel

E-fuel

Foto di: Motor1

Nessuno ne parla, ma la partita dei carburanti ecologici per la F1 avrà un ruolo fondamentale nel mondiale 2026 che proporrà le monoposto agili in luogo di quelle a effetto suolo che vediamo correre oggi. La FIA ha studiato un regolamento dove l’aspetto aerodinamico avrà un ruolo meno decisivo rispetto alle ultime generazioni di vetture, mentre il campionato sarà essenzialmente una serie destinata ad esaltare le qualità dei motori.

I Costruttori stanno investendo risorse e uomini in progetti che avranno il compito di portare in pista unità capaci di produrre il 50% della potenza con il sistema ibrido e il restante con il motore endotermico. Una sfida tecnologica volta all’incremento dell’efficienza da associare all’introduzione di carburanti privi di contenuti fossili.

Fernando Alonso, Aston Martin AMR24

Fernando Alonso, Aston Martin AMR24

Foto di: Zak Mauger / Motorsport Images

Due le opzioni concesse dal regolamento: l’e-fuel è un combustibile di sintesi prodotto attraverso processi che utilizzano energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili; il biocarburante è ricavato dalla biomassa. La F1 ha tenuto aperte le due… finestre, lasciando i Costruttori di scegliere il tipo di benzina da sviluppare.

E in questo campo, quello dei petrolieri, si è scatenata una vera “battaglia” per promuovere lo studio, lo sviluppo e la sperimentazione di carburanti che in un futuro prossimo potrebbero diventare una vera alternativa “pulita” all’elettrico.

La F1 può dare un contributo importante alla ricerca e non è affatto casuale che ai singoli Costruttori si affianchino i petrolieri molto interessati a una diversificazione del mercato. L’Aston Martin sembra quella più avanti: l’Aramco, azienda di stato dell’Arabia Saudita, oltre a essere socia del team di Silverstone è anche munifico sponsor che sta investendo cifre enormi nello sviluppo dell’e-fuel, avendo realizzato specifici centri di ricerca dove si utilizzano solo i mono-cilindri dei motori Honda 2026 che sono in continua e costante evoluzione.

Oliver Hoffmann, rappresentante generale Audi AG Formula 1, Andreas Seidl, CEO Audi F1 team, e Nicola Buck, SVP marketing BP.

Oliver Hoffmann, rappresentante generale Audi AG Formula 1, Andreas Seidl, CEO Audi F1 team, e Nicola Buck, SVP marketing BP.

Foto di: Audi

L’Audi ha ufficializzato ieri l’accordo con la bp (British Petroleum), ma il lavoro era iniziato da tempo dietro alle quinte. Adam Baker, CEO Audi Formula Racing GmbH, ha spiegato con chiarezza il valore della collaborazione: "Questa partnership è di grande importanza per noi. A partire dal 2026 ci sarà una forte competizione nel campo dei carburanti sostenibili in Formula 1. In considerazione dell'elevato potenziale di prestazioni, era importante per noi iniziare i test sui carburanti alla fine del 2022 con bp come partner".

“Il processo di combustione è molto complesso e può essere ottimizzato solo sviluppando il motore in combinazione con le proprietà del carburante. È impressionante il numero di varianti di carburante che abbiamo sviluppato finora, mentre ci prepariamo per la nostra stagione nel 2026. Sono convinto che con bp siamo perfettamente posizionati".

L'Audi ha chiuso un accordo con bp per la fornitura dell'e-fuel

L'Audi ha chiuso un accordo con bp per la fornitura dell'e-fuel

Foto di: Audi

Al momento bp è impegnata in F1 anche con Alpine che sta valutando se passare dal 2026 alla power unit di Mercedes per rendere più facilmente vendibile la squadra, al di là delle smentite puntuali di Flavio Briatore, per cui il petroliere britannico finirà per lavorare in esclusiva con i “quattro anelli”.

La “Stella”, ovviamente, prosegue una partnership di lunga data con Petronas e anche il colosso malesiano ha incrementato l’attività di ricerca consapevole che la benzina, più libera di quanto si sia pensato all’inizio, può contribuire all’incremento delle prestazioni dei 6 cilindri turbo con una maggiore efficienza in camera di combustione, puntando a rapporti di compressione che erano impensabili fino a poco tempo fa.

E la Ferrari? È adagiata nella conghiglia della Shell. La multinazionale olandese, munifico sponsor del Cavallino, è ancora nel dubbio su quale tipo di benzina privilegiare: bio-carburante o e-fuel. Una scelta che gli altri avrebbero già fatto: Red Bull Powertrains, per esempio, sta operando con Mobil1 nella direzione del carburante sintetico che ha più capacità calorifiche e maggiori opportunità di sviluppo per soluzioni estreme come quelle allo studio in F1.

Il regolamento vieta che si possano usare le future power unit al banco per sfruttare le sinergie con i petrolieri per sviluppare i motori e, soprattutto, fare chilometri per trovare l’affidabilità. Ma l’escamotage per aggirare i vincoli del budget cap è quello semplicissimo di utilizzare i motori mono-cilindrici (sempre aggiornati con gli ultimi ritrovati) per provare un tipo di benzina al giorno con caratteristiche diverse, adeguandole man mano all’evolversi dei motori endotermici.

Il “mono” non può essere un motore di F1, per cui è lo strumento che liberamente si può usare per fare tutti gli esperimenti che si vogliono, pompando budget importanti esclusi dai controlli.

Ferrari SF-24: la Shell è partner strategico della Scuderia per lo sviluppo dei carburanti

Ferrari SF-24: la Shell è partner strategico della Scuderia per lo sviluppo dei carburanti

Foto di: Giorgio Piola

Se la Shell non ha ancora scelto, viene da chiedersi se il partner della Ferrari stia spendendo il doppio degli altri, o se, invece, sia in ritardo sul “riarmo” chimico che potrebbe avere un peso importante al via del campionato 2026. La battaglia sulle benzine ecologiche deve ancora venire alla ribalta della cronaca, ma è una sfida che è partita molto presto. E ne sentiremo parlare sempre più spesso, per quanto i piani multi-milionari siano tenuti top secret. Si parla di investimenti che potrebbero arrivare a 100 milioni di dollari in tre anni…

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