F1 | Ingegneri nella comfort zone per paura di sbagliare
Quando la Pirelli ha proposto di ridurre i treni di gomme per weekend da 13 a 11 set era stata ventilata la possibilità di lasciare i team liberi di usare liberamente le mescole: era un'opportunità per chi deve risalire la china di rompere la scala di valori, offrendo occasioni per rimescolare le carte. Ma, incredibilmente, sono stati proprio i tecnici dei team a preferire una gestione regolata che facilitasse il compito. Questa è l'antitesi della Formula 1...
Nello scenario tecnico della Formula 1 ci si aspetta che una variabile venga vista come una risorsa, un’opportunità per fare la differenza. Gli ingegneri spesso si lamentano di un regolamento tecnico troppo restrittivo, che non lascia spazio di manovra a quella fantasia che nel motorsport si manifesta sotto forma di scelte che vanno oltre gli schemi. Eppure, negli stessi box dove troviamo chi impreca contro normative che imbavagliano, c’è chi combatte per ridurre al minimo le variabili che impongono delle scelte.
Il nuovo format di qualifica (sperimentale) che debutta in questo weekend all’Hungaroring, ha imposto alle squadre l’utilizzo di undici set di gomme al posto dei tradizionali tredici, con l’obbligo di utilizzare le mescole hard in Q1, le medie in Q2 e le soft in Q3.
L’obiettivo è quello di ridurre il numero di treni di gomme che la Pirelli sposta ogni weekend di gara, un primo passo nella direzione che punta a risparmiare (sul fronte emissioni) in produzione, trasporto ed utilizzo.
Il primo effetto del nuovo format è stata una giornata di prove libere in cui squadre e piloti hanno centellinato i set di gomme, ed in quest’ottica è stata provvidenziale la pioggia caduta ieri in FP1, imprevisto che ha permesso alle squadre di ridurre l’attività in pista. Ha comunque stupito vedere nella sessione pomeridiana alcuni piloti (tra cui Hamilton e Verstappen) utilizzare un solo treno di pneumatici, e proprio i due citati a fine giornata hanno espresso delle perplessità sul format proprio a causa della mancanza di set per poter pianificare un programma di lavoro più corposo.
Squadre, piloti, Pirelli, FIA e Liberty Media avranno modo di confrontarsi sui primi riscontri di quello che è ancora un esperimento, ma c’è un aspetto che merita di essere sottolineato. Quando il format è stato discusso nella sede del “SOC” (il comitato sportivo) sul tavolo sono state poste molte possibilità, tra cui alcune che prevedevano anche la possibilità di lasciare libertà di impiego dei set.
Fissato il numero di treni a disposizione, la proposta mirava a lasciare carta bianca alle squadre sul loro impiego, fermo restando il vincolo di utilizzo di due mescole in gara. Uno scenario che avrebbe dovuto essere accolto da un applauso da parte dei rappresentanti della maggior parte delle squadre ed, invece, è arrivata una secca bocciatura.
Gomme Pirelli
Photo by: Erik Junius
Il motivo dietro il ‘no’ è di facile identificazione. Lasciare libertà nella gestione degli pneumatici impone agli ingegneri dei singoli team la responsabilità di pianificare il programma di lavoro con una variabile aggiuntiva che può diventare cruciale nella gestione del weekend.
Un’opportunità per chi non ha paura di prendere decisioni, un rischio di potenziali errori per coloro ormai entrati nel sistema del ‘compitino’, complesso (ovviamente) ma pur sempre contenuto in uno standard divenuto abituale.
La Formula 1, in modo più o meno occulto, sta studiando di tutto per cercare di introdurre variabili che possano in qualche modo controbilanciare domini assoluti, come quello che stiamo vedendo in questa stagione, ma quando si presenta un’occasione concreta scatta lo spirito di conservazione.
Come accade anche nelle grandi aziende, il primo comandamento di ogni dipendente è il mantenimento dello status, e per coloro che si trovano in una buona posizione (in Formula 1 sono tanti a vivere questa realtà) prendere meno decisioni equivale a ridurre la possibilità di commettere degli errori.
Il processo di standardizzazione che ha interessato parti tecniche e procedure ha incontrato solo piccole opposizioni, e neanche in tutte le occasioni. A lamentarsi è soprattutto la vecchia guardia, non per una pura questione di capacità, quanto per l’attitudine a prendersi i rischi del caso e alla capacità di mettersi in gioco. C’è chi si nutre di adrenalina e chi si gode la “confort zone”, e per questi ultimi tutto ciò che è standard diventa argomento da sostenere e approvare per godersi in una dorata tranquillità.
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