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Analisi
Formula 1 GP d'Ungheria

F1 | Red Bull: in Ungheria è stata battuta nelle curve veloci

Anche in Ungheria, McLaren si è dimostrata prima forza grazie a una MCL38 efficace sulle gomme ma anche ben bilanciata. Al contrario, la Red Bull in gara non è riuscita a sfruttare i suoi punti di forza come la velocità nelle curve veloci, complici alcuni problemi che Verstappen sperava fossero parzialmente risolti con il nuovo pacchetto.

Max Verstappen, Red Bull Racing RB20, Lando Norris, McLaren MCL38

Max Verstappen, Red Bull Racing RB20, Lando Norris, McLaren MCL38

Foto di: Andy Hone / Motorsport Images

Alla vigilia del Gran Premio d’Ungheria, Max Verstappen era stato chiaro e diretto: la tappa di Budapest poteva rappresentare il crocevia di un’intera stagione. Seppur dal punto di vista meramente aritmetico l’appuntamento magiaro non sia decisivo per il mondiale, dato ancora l’ampio vantaggio dell’olandese sui rivali più diretti, dall’altra parte lo stesso tre volte iridato che la Red Bull erano alla ciaccia di risposte.

Dal pacchetto più importante di questa stagione, tutti si aspettavano di più. Non è un caso che già dopo le qualifiche, Verstappen stesso avesse tuonato sottolineando che le novità portate dalla scuderia non fossero sufficienti per respingere una McLaren che non è più in ascesa, ma che è diventata il riferimento.

Per quanto sia vero che Budapest fosse una pista più favorevole alla caratteristiche di un’ottima MCL38 che alla RB20, dall’altra parte è innegabile che l’olandese avesse ben altre speranze rispetto al verdetto del tracciato, soprattutto pensando che il pacchetto era stato anticipato rispetto al debutto post-pausa estiva proprio per provare a rispondere al team di Woking.

Max Verstappen, Red Bull Racing RB20, Lando Norris, McLaren MCL38, Oscar Piastri, McLaren MCL38, entrano in tre alla prima curva.

Max Verstappen, Red Bull Racing RB20, Lando Norris, McLaren MCL38, Oscar Piastri, McLaren MCL38, entrano in tre alla prima curva.

Foto di: Steve Etherington / Motorsport Images

Tuttavia, se in qualifica alcuni elementi hanno permesso di contenere il distacco, in gara la forbice si è leggermente aperta, sia per motivi tecnici che strategici. In primo luogo, il fatto di non essere riuscito a sopravanzare quantomeno una delle due McLaren alla partenza, come invece sperato in casa Red Bull, ha avuto un peso specifico importante, perché ha dato la chance al team britannico di imporre il proprio ritmo liberamente, andando a coprire anche sul piano tattico.

D’altra parte, è interessante anche notare l’andamento del primo stint, quello di fatto meno influenzato da fattori esterni. Dopo aver restituito la seconda posizione a Lando Norris sotto consiglio del team per aver ottenuto un vantaggio andando fuori pista nel corso della prima tornata, le due MCL38 hanno preso subito il largo: davanti Piastri ha allungato sul compagno di squadra, mentre il britannico ha poi esteso il gap proprio sull’olandese. Sebbene guadagnare il secondo posto alla partenza avrebbe potuto andare a scompigliare in qualche modo in carta in tavola, a fine gara lo stesso Verstappen non girato intorno al problema, ovvero il fatto che mancasse il passo per fare qualcosa in più: "Me lo aspettavo, oggi faceva caldo e quando non hai un buon bilanciamento non puoi prenderti cura delle gomme, questo è il problema”.

Alla fine del primo stint, il portacolori della Red Bull aveva infatti già accumulato un distacco di circa 4 secondi da Norris e di 7 e mezzo dal leader Piastri, lasciando intendere la possibilità di andare a vincere il Gran Premio fosse ormai remota a meno di episodi particolari. Andando a osservare i dati emersi dalla prima parte di gara, emerge un aspetto interessante, ovvero che la RB20 non è riuscita a fare la differenza nemmeno in quei punti che nelle due giornate precedenti erano stati i suoi punti di forza, ovvero le curve a media-alta velocità.

Lando Norris, McLaren MCL38, Max Verstappen, Red Bull Racing RB20, Lewis Hamilton, Mercedes F1 W15

Lando Norris, McLaren MCL38, Max Verstappen, Red Bull Racing RB20, Lewis Hamilton, Mercedes F1 W15

Foto di: Zak Mauger / Motorsport Images

Al venerdì era emerso come, almeno sul giro singolo, Red Bull fosse ben più vicina di quanto lasciasse trasparire il cronometro, così come il fatto che facesse del secondo settore il proprio fortino, come si è poi effettivamente visto in qualifica con distacchi più contenuti, nell’ordine dei centesimi. Al contrario, in gara la forbice si è allargata, proprio perché non è stata in grado di fare la medesima differenza anche sulla lunga distanza, in maniera simile a quanto si era già visto a Silverstone.

Chiaramente, la risposta più logica per trovare la risposta a questo arcano è una considerazione tanto semplice quanto chiara: McLaren ha gestito meglio gli pneumatici nel caldo magiaro, limitando anche il consumo dell’asse posteriore, quello che generalmente preoccupa maggiormente il team di Woking. Tendenzialmente, nel corso della stagione in quei Gran Premi in cui figuravano le gomme più tenere, in particolare la C5, la MCL38 ha spesso fatto un pochino di fatica in più nel gestire gli pneumatici sul giro secco, per poi trovarsi maggiormente a suo agio con mescole più dure. Un trend visto già in altre tappe del campionato, ma al di là di questo discorso, ci sono anche altre motivazioni.

La speranza di Verstappen era che il pacchetto ungherese non solo aiutasse a migliorare la RB20 sul piano delle performance pure, ma anche in termini di bilanciamento. Dopo un inizio di stagione con una macchina più semplice da mettere a punto, man mano che i rivali si sono avvicinati, allo stesso tempo la monoposto anglo-austriaca è diventata sempre più complessa da gestire, non solo per gli ingegneri, ma anche per gli stessi piloti. Questo è una delle ragioni che, al di là dell’avvicinamento degli avversari, spiega anche le difficoltà incontrate da Sergio Perez. Se Verstappen riesce parzialmente a compensare guidando al limite, il messicano incontra più difficoltà.

Max Verstappen, Red Bull Racing RB20

Max Verstappen, Red Bull Racing RB20

Foto di: Andy Hone / Motorsport Images

Tuttavia, nonostante gli aggiornamenti, questi problemi di bilanciamento si sono ripresentati anche nel corso di questo fine settimana: se in qualifica certe circostanze hanno aiutato, in gara, dove si presenta un degrado maggiore, i problemi di bilanciamento rendono ancora più difficile gestire l’auto e ridurre il consumo della gomma. Già dal primo stint, con monoposto carica, Verstappen ha più volte rimarcato questa totale mancanza di bilanciamento, tra un continuo sottosterzo e un eccessivo sovrasterzo a seconda delle curve, togliendo la fiducia necessaria anche per spingere nelle curve veloci.

Un punto di forza venuto meno, che si è aggiunto alle note difficoltà nei tratti a media-bassa velocità, dove McLaren nell’ultimo anno ha dimostrato grandi passi in avanti lavorando molto bene per migliorare non solo la stabilità del carico, ma anche la precisione e la consistenza dell’anteriore. Pur mantenendo una buona velocità di percorrenza, McLaren è riuscita a gestire meglio le coperture, dando ai piloti una vettura stabile e molto efficace, che i piloti hanno poi sfruttato imponendo un ottimo passo.

Il resto della gara è stato influenzato da vari aspetti, soprattutto strategici. La scelta di subire l’undercut da parte di Lewis Hamilton è nata soprattutto da ciò che hanno poi rivelato sia Helmut Marko che Chris Horner, ovvero il fatto che Red Bull era certa che sarebbe stato più semplice sorpassare e che l’effetto dell’aria sporca avesse un impatto minore. Di fatto, è proprio questo che ha spinto McLaren nel primo stint ad anticipare la sosta, spingendo il muretto di Milton Keynes a creare quel delta a livello di gomma che, in un mondo ideale, Red Bull pensava potesse essere l’unico strumento per infastidire almeno una delle due MCL38 ma che, in realtà, sulla lunga distanza ha poi aggiunto un altro tassello al puzzle che ha innervosito Verstappen.

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