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F1 in lutto: è morto a Melbourne Charlie Whiting per un'embolia polmonare

Il direttore di prova dei Gran Premi si è spento all'alba all'età di 66 anni nell'hotel dell'Albert Park in cui soggiornava : il paddock della F1 è sotto shock per la prematura scomparsa di una delle figure di spicco del Circus. Il cordoglio del presidente della FIA, Jean Todt.

Charlie Whiting, direttore di gara, FIA, con Sebastian Vettel, Ferrari

Foto di: Andy Hone / Motorsport Images

La notizia, giunta stamane nel paddock di Albert Park, ha letteralmente raggelato tutta la Formula 1. Charlie Whiting è mancato all’alba, all’età di 66 anni, nell’Hotel in cui soggiornava a Melbourne.

Uno shock per il Circus, visto che fino alla giornata di ieri Whiting era impegnato a tempo pieno nella sua solita attività in vista della partenza del Mondiale. Un’embolia polmonare lo ha colpito senza alcun preavviso, gettando il paddock nello sconforto.

La figura di Whiting era il riferimento per moltissime attività della Formula 1. Oltre al ruolo di Direttore di gara, Whiting era ispettore per la sicurezza dei circuiti, presiedeva lo Sporting ed il Technical Group, ma soprattutto era la persona da cui andare in presenza di ogni dubbio, legato a problematiche tecniche, sportive ed anche politiche.

Il percorso di Whiting nel motorsport è iniziato come assistente del fratello Nick, un preparatore di auto da rally con un’officina adiacente il circuito di Brands Hatch. Il passaggio in pista è avvenuto nel 1976, nella squadra di John Surtees impegnata serie britannica di F5000, poi la stagione successiva il passaggio alla Hesketh Racing.

Quando la squadra ha cessato l’attività Whiting è entrato a far parte del team Brabham di Bernie Ecclestone, diventando il capo meccanico di Nelson Piquet. È stato un periodo glorioso per il team inglese, con la conquista dei titoli mondiali nel 1981 e 1983.

Nel 1988, un anno prima della cessione della Brabham da parte di Ecclestone, Whiting è passato in forze alla FIA, diventando delegato tecnico Formula 1 e nel 1997 è arrivata la nomina a direttore di gara della Federazione Internazionale e delegato alla sicurezza.

Da allora è diventato l’arbitro dei Gran Premi, colui che aziona il semaforo per dare il via alla procedura di partenza, per poi recarsi nella control-room, la ‘stanza dei bottoni’, dove vengono valutate e giudicate tutte le eventuali controversie in pista.

Nel corso degli anni Whiting ha dovuto gestire molte polemiche, inevitabili per chi ha rivestito il suo ruolo:
“Ovviamente non mi aspetto che qualcuno venga a complimentarsi con me per un evento ben gestito – commentò Whiting lo scorso anno – diciamo che se nessuno viene a lamentarsi vuol dire che tutto è stato fatto molto bene. È gratificante quando si riesce a gestire bene delle situazioni critiche, perché a volte possono verificarsi circostanze molto complesse. Abbiamo visto gare in cui è stato necessario far entrare in pista la safety car per quattro volte, e si deve cercare di non danneggiare nessuno dei piloti in pista. Ma se a fine gara nessuno si lamenta, allora vuol dire che hai fatto un buon lavoro, questo è il mio metro di valutazione”.

Terminati i weekend di gara, Whiting proseguiva la sua attività presiedendo i gruppi di lavoro, sia sportivi che tecnici, in cui venivano proposti ed approvati tutti i cambiamenti ai regolamenti, un altro terreno tutt’altro che semplice quando si tratta di trovare i compromessi tra le squadre.

A Whiting spettava anche il compito di ispezionare ed approvare i circuiti che ospitano tutte le gare ufficiali FIA, un ruolo che lo ha portato ad aumentare ancora di più il numero di trasferte che si è sobbarcato per anni.

“È con immensa tristezza che ho appreso la notizia della scomparsa di Charlie – ha commentato il presidente della FIA Jean Todt - Charlie Whiting è stato un grande direttore di gara, una figura centrale ed inimitabile per la Formula 1, che ha incarnato l'etica e lo spirito di questo fantastico sport. La Formula 1 ha perso un amico fedele ed un ambasciatore carismatico. Tutti i miei pensieri, quelli della FIA e dell'intera comunità degli sport motoristici vanno ai suoi familiari”.

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