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Analisi

F1: il riassunto della stagione 2020 in dieci punti

Il 2020 è stata una stagione particolare e caratterizzata dalla pandemia. La Formula 1, però, ha saputo rispondere all'emergenza regalando un campionato appassionante.

Lewis Hamilton, Mercedes F1 W11

Il 2020 è stato un anno molto intenso per la Formula 1. Il Circus non è un mondo a parte, e l’onda fortissima del Covid ha travolto tradizioni consolidate facendo vacillare certezze che sembravano ormai cementate in decenni di attività. Ma il Mondiale c’è stato, atipico sotto alcuni aspetti, ma quelle che sulla carta sembravano anomalie si sono rivelate anche delle belle sorprese.

Il 2020 ha detto molto, sia in pista che fuori. Ha richiesto decisioni che avranno effetti in futuro, sia sui fronti regolamentari che sul mercato piloti, ha cambiato abitudini consolidate che non torneranno nel loro formato originale anche quando l’onda Covid (si spera il prima possibile) si esaurirà.

Dalla pista sono arrivate grandi conferme e molte gare da ricordare, così come carriere rilanciate, storie concluse, paure e momenti di esaltazione. A poche ore da un 2021 ormai alle porte, ecco il riassunto in dieci punti di una stagione che per tanti e differenti motivi, sarà difficile da dimenticare.

Tutti fermi, e senza prospettive

Era già accaduto altre volte in passato che eventi esterni avessero minacciato il regolare svolgimento di un Gran Premio di Formula 1, ma al motto di ‘the show must go on’ tutto si era sempre svolto come da programma. Con questa sicurezza lo scorso marzo il Circus è partito alla volta di Melbourne sottovalutando le crescenti preoccupazioni legate al Covid.

L' Albert Park vuoto dopo la decisione dell'annullamento del GP d'Australia

L' Albert Park vuoto dopo la decisione dell'annullamento del GP d'Australia

Photo by: Jack Ke

Il timing non è stato d’aiuto, poiché già quando il personale delle squadre è atterrano in Australia ha appreso dall’Europa notizie di una situazione che stava precipitando. Dopo una notte di discussioni (tra giovedì e venerdì) anche la Formula 1 si è arresa all’evidenza: tutto cancellato, tutti a casa. Per quanto? Zero certezze. Nei settant’anni di storia del Mondiale non era mai accaduto.

La Formula 1 fa quadrato

Nei momenti di difficoltà è necessario remare tutti nella stessa direzione, e il momento di difficoltà che la Formula 1 si è trovata ad affrontare la scorsa primavera è stato senza precedenti. La volontà di voler provare a mettere comunque in piedi un Mondiale davanti a mille difficoltà è stata da alcuni anche irrisa, ma questa volta le squadre, la FIA e Liberty Media hanno fatto gruppo, e lo hanno fatto nel modo giusto. Il Mondiale è partito, e la Formula 1 è stato il primo sport internazionale a tornare in attività con una serie di misure che hanno fatto scuola anche in altri contesti.

Quei circuiti dimenticati

Far di necessità…virtù. Per completare il calendario 2020 con un numero dignitoso di gare la Formula 1 ha dovuto partire da un foglio bianco. Dagli organizzatori dei Gran Premi extra-europei sono giunte solo disdette, ma FIA e Liberty non si sono perse d’animo puntando sulle piste continentali.

Max Verstappen, Red Bull Racing RB16, Lewis Hamilton, Mercedes F1 W11, Daniel Ricciardo, Renault F1 Team R.S.20, Charles Leclerc, Ferrari SF1000, Pierre Gasly, AlphaTauri AT01, e il resto del gruppo al giro di apertura

Max Verstappen, Red Bull Racing RB16, Lewis Hamilton, Mercedes F1 W11, Daniel Ricciardo, Renault F1 Team R.S.20, Charles Leclerc, Ferrari SF1000, Pierre Gasly, AlphaTauri AT01, e il resto del gruppo al giro di apertura

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

Hanno così preso forma candidature come Imola, Portimao, Nurburgring e Istanbul, piste che non sarebbero mai state valutate in condizioni ordinarie, ma che in una situazione d’emergenza sono diventate vitali ai fini del calendario. A rendere una sorpresa già dolce in sé, sono arrivasti anche commenti entusiasti da parte di una generazione di piloti che per lo più non aveva mai corso su queste piste.

Mercato da urlo

Addii, debutti, trasferimenti e ritorni. C’è stato tutto nel mercato piloti 2020, iniziato con dei grandi colpi di scena prima ancora del via della stagione. Il divorzio tra Sebastian Vettel e la Ferrari ha tenuto banco a lungo, così come il conseguente arrivo a Maranello di Carlos Sainz. L’effetto domino ha innescato l’arrivo di Daniel Ricciardo in McLaren e il clamoroso ritorno di Fernando Alonso in Renault, proprio al posto dell’australiano.

Fernando Alonso, Renault F1 Team R.S.20

Fernando Alonso, Renault F1 Team R.S.20

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

Superato il ‘trauma’ Ferrari, Vettel ha sposato (a sorpresa) il progetto Aston Martin, e la entry-list 2021 si è arricchita anche con l’arrivo di tre esordienti: Nikita Mazepin, Yuki Tsunoda e Mick Schumacher. In extremis è arrivata anche la conferma del sogno di Sergio Perez, che è passato dalla prospettiva di un amaro stop a quella della grande chance della carriera. Ne è emerso un quadro complessivo che vedrà al via del prossimo Mondiale un 40% di abbinamenti piloti/team del tutto imprevisto.

Davanti a Hamilton non c’è più nessuno

Il traguardo del pilota con il maggior numero di pole position conquistate lo aveva già raggiunto tre anni fa, in Canada. Il 2020 ha portato Hamilton ancora più in alto, superando il record di Gran Premi vinti (appartenuto per 14 a Michael Schumacher) e ad affiancare il campione tedesco come numero di titoli Mondiali, sette.

Lewis Hamilton, Mercedes-AMG F1, festeggia dopo aver conquistato la vittoria e il suo 7° titolo mondiale

Lewis Hamilton, Mercedes-AMG F1, festeggia dopo aver conquistato la vittoria e il suo 7° titolo mondiale

Photo by: Andy Hone / Motorsport Images

In quattordici stagioni Lewis ha lasciato un solco profondo nella storia della Formula 1, e nel 2020 molti record sono stati abbattuti. Ma il suo percorso non è ancora giunto al termine, e lo stato di forma confermato nel 2020 è tutt’altro che qualcosa che assomiglia ad una parabola discendente. Ancora una volta Lewis ha fatto l’Hamilton.

Due exploit che saranno ricordati

Ci sono due Gran Premi della stagione 2020 che non saranno assolutamente dimenticati: Monza e Sakhir. Due gare che si sono concluse con la stessa fotografia, ovvero il vincitore seduto sul gradino più alto del podio a premiazione ormai conclusa, assaporando il calo d’adrenalina che ha lasciato il posto all’incredulità.

Pierre Gasly, AlphaTauri, primo classificato, sul podio con il trofeo e lo Champagne

Pierre Gasly, AlphaTauri, primo classificato, sul podio con il trofeo e lo Champagne

Photo by: Andy Hone / Motorsport Images

Ci sono gare che diventano uno spartiacque nella carriera di un pilota, e così è stato per Pierre Gasly a Monza e Sergio Perez a Sakhir, il sogno di una vita che si è avverato ma anche un punto di partenza verso un futuro diverso, come poi hanno confermato le settimane successive. Giornate che sembrano favole, momenti di cui una Formula 1 marchiata a fuoco per ben sei anni da soli tre team, ha un grandissimo bisogno.

La grande paura di Grosjean

Nessuno nel paddock di Formula 1 era pronto ad assistere a quanto accaduto nel primo giro del Gran Premio del Bahrain. Certe scene sembravano ormai appartenere al passato, quando il fuoco era il pericolo più temuto dai piloti. Sono bastati pochi istanti per traportare la Formula 1 indietro di molti anni, per tornare a temere un nemico che sembrava sconfitto per sempre come il fuoco.

Romain Grosjean, Haas F1 scende dalla sua macchina che sta andando a fuoco

Romain Grosjean, Haas F1 scende dalla sua macchina che sta andando a fuoco

Photo by: Motorsport Images

L’immagine di Romain Grosjean che esce miracolosamente dalla sua monoposto avvolto dalle fiamme resterà indelebile ben oltre il 2020, soprattutto in una generazione di piloti che non ha mai avuto a che fare con niente del genere. Un monito, un avvertimento da non ignorare in chiave futura.

Un weekend da top-driver per Russell

“Pensa se quel pilota lì guidasse una Mercedes…”. Una frase sentita decine, se non centinaia di volte, nel corso degli ultimi anni, anche tra gli stessi addetti ai lavori. Beh, è successo davvero, come da prassi: telefonata notturna, convocazione frenetica e via in pista tra molte incognite e qualche certezza.

George Russell, Mercedes F1 W11

George Russell, Mercedes F1 W11

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

È accaduto a George Russell, e il pilota inglese ha sfruttato nel migliore dei modi la chance che gli è stata offerta, al punto che i dubbi della vigilia (legati alle possibilità del pilota inglese di ben figurare) hanno lasciato il posto alla certezza che la Mercedes non è stata all’altezza di Russell. Ovviamente c’è chi ha visto questo exploit come un ridimensionamento del potenziale di Hamilton (assente per Covid), ma la verità è che Russell non è solo un ottimo pilota, ma qualcosa in più, e la Mercedes lo sa molto bene.

Leclerc è il futuro della Ferrari

Il 2020 ha confermato che il punto fermo nel futuro Scuderia è Charles Leclerc. Dopo aver offerto al monegasco un contratto di ben cinque anni (un record nella storia della Ferrari) a comprovare la strategia di Maranello è arrivata anche la scelta del sostituto di Sebastian Vettel. 

Charles Leclerc, Ferrari SF1000

Charles Leclerc, Ferrari SF1000

Photo by: Zak Mauger / Motorsport Images

La fiducia riposta in Leclerc è stata dimostrata dalla scelta di Carlos Sainz come suo nuovo compagno di squadra, un pilota in fase indubbiamente ascendente, ma che non ha ancora ottenuto in pista i risultati che può vantare Daniel Ricciardo, anch’egli sul mercato nel momento in cui la Ferrari ha valutato le scelte. L’australiano, con sette vittorie e 31 podi in carriera, sulla carta era un candidato di maggior peso rispetto a Sainz, ma a Maranello hanno valutato di avere già in casa l’uomo di punta, ed è Leclerc.

Il ruolo sociale della Formula 1

Per la prima volta da quando ha preso il via nel 1950, la Formula 1 ha abbandonato la tradizionale indifferenza alle problematiche sociali. Conscia del suo potere mediatico, nel 2020 (su forte spinta di Lewis Hamilton) il campionato ha preso una posizione decisa affiancando il movimento ‘blacklivesmatter’ originato negli Stati Uniti.

Nicholas Latifi, Williams Racing, George Russell, Williams Racing, Lewis Hamilton, Mercedes-AMG Petronas F1, Kimi Raikkkonen, Alfa Romeo, Sebastian Vettel, Ferrari, e Valtteri Bottas, Mercedes-AMG Petronas F1, sulla griglia di partenza, si inginocchiano a sostegno della campagna Black Lives Matter

Nicholas Latifi, Williams Racing, George Russell, Williams Racing, Lewis Hamilton, Mercedes-AMG Petronas F1, Kimi Raikkkonen, Alfa Romeo, Sebastian Vettel, Ferrari, e Valtteri Bottas, Mercedes-AMG Petronas F1, sulla griglia di partenza, si inginocchiano a sostegno della campagna Black Lives Matter

Photo by: Glenn Dunbar / Motorsport Images

Un cambio di rotta importante, che sta spingendo i vertici del Mondiale a prendere una posizione più decisa anche nel messaggio ‘green’, che porterà molto probabilmente all’adozione in tempi abbastanza brevi dei biocarburanti.

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