F1: Il costo umano richiesto da un calendario di 23 gare
In questa stagione la Formula 1 sta cercando di rispettare il calendario previsto con 23 appuntamenti, ma l'espansione dei gran premi ha un costo umano che alla lunga non potrà più essere sostenibile.
Foto di: Erwin Jaeggi
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"Come le mosche per i ragazzi sfrenati, noi siamo per gli dei; ci uccidono per il loro sport". La citazione di Re Lear, presa in prestito dal campione di calcio Eric Cantona e pronunciata nel corso di un criptico discorso di premiazione UEFA, esplora l'ingiustizia e la natura iniqua del mondo in cui viviamo. Nell'opera, il conte di Gloucester fa questa osservazione dopo aver avuto gli occhi cavati.
Quali sono i paralleli di questo discorso con il microcosmo della società rappresentato dalla Formula 1 pieno di soldi, privilegi e potere? Tale è il suo potere contrattuale in tutto il mondo che la F1 è probabilmente uno degli dei di cui parla Gloucester. Riesce ad far sborsare grandi somme di denaro ai più grandi promotori sportivi del mondo, ai governi e alle imprese per il solo privilegio di ospitare 20 capolavori tecnologici su un circuito. Naturalmente la contropartita è rappresentata dalla possibilità di recuperare l'investimento con la vendita dei biglietti - un flusso di entrate che è stato fortemente colpito dall'attuale crisi sanitaria globale.
Questa crisi sanitaria, ancora in corso e ancora virulenta come l'anno scorso, sembra che alla fine sarà sconfitta grazie al potere dei vaccini, ma l'accesso a questi farmaci non è uniforme in tutto il mondo; il Regno Unito ha solo recentemente acconsentito alla pressione del resto del mondo per condividere le sue scorte (giustamente) con i paesi che non sono stati in grado di raggiungere lo stesso livello di preparazione.
Anche se la popolazione mondiale alla fine raggiungerà un certo grado di immunità, il COVID non scomparirà mai veramente ma si unirà invece agli altri gruppi di coronavirus che causano il comune raffreddore.
Al momento, però, la mancanza di immunità e la scarsità di vaccini in alcuni territori sta causando ulteriori picchi di casi, e per il nostro piccolo, insignificante, angolo di mondo, questo significa che alcuni appuntamenti della Formula 1 sono stati cancellati o potrebbero essere posticipati.
Prima del selvaggio Gran Premio dell'Azerbaijan, la F1 ha dovuto comunicare la cancellazione della gara di Singapore. Questa decisione non è dipesa completamente dall'aumento dei casi, quanto dal fatto che il governo di Singapore è riuscito a trasformare un enorme picco di infezioni riscontrato nel 2020 in una linea relativamente piatta grazie a una dura politica di ingressi nel paese e ad una forte infrastruttura di test e tracciamento. La città-stato una nuova ondata epidemiologica con l’arrivo della Formula 1 e per questo motivo si è deciso di rinunciare alla gara.
Si prevede che altri eventi saranno cancellati. Abbiamo perso il Canada e anche la Turchia, che avrebbe dovuto sostituire l’evento in Nord America. L'Australia ha attualmente restrizioni incredibilmente dure - non solo per entrare nel paese, ma anche per attraversare i confini dello stato, e se queste continueranno ad essere imposte è facile ritenere che per il secondo anno di fila la F1 non correrà all'Albert Park.
Saltare il Brasile non sorprenderebbe a questo punto. Il presidente Jair Bolsonaro è stato molto criticato per il suo approccio “trumpiano” alla gestione della pandemia. È contrario alle mascherine, ha etichettato il COVID come "una piccola influenza" e ha suggerito che i vaccini avrebbero trasformato le persone in "coccodrilli". Con queste premesse non è una sorpresa che la situazione pandemica in Brasile non stia migliorando e che da questa indifferenza vengano colpite le nazioni vicine.
Una seconda gara al Red Bull Ring è diventata la soluzione per coprire l’assenza della Turchia nel calendario di F1 di quest'anno. La sede austriaca è un classico moderno, tuttavia le due gare faranno parte di una tripletta di eventi consecutivi condotta dal GP di Francia.
Già nel 2018 la F1 aveva sperimentato tre gare di fila in Francia, Austria e Gran Bretagna ed era stata un'esperienza del tutto estenuante. Le squadre devono fare i bagagli e partire la domenica sera, guidare fino alla sede successiva e sistemare di nuovo tutta l’attrezzatura. Fare questo per tre settimane di fila richiede l'impegno di un supereroe. Ci si meraviglia dei motorhome delle squadre e delle dimensioni sempre crescenti, ma raramente ci si ferma ad applaudire coloro che li assemblano numerose volte all'anno.
Era stato concordato che la F1 avrebbe evitato le triplette negli anni a seguire e la stagione 2019 non ne ha avuta nemmeno uno, ma la necessità di mettere insieme un calendario di oltre 15 gare in mezzo alla pandemia dell'anno scorso ha purtroppo reso necessaria una marcia indietro per dare il via alla stagione.
Considerando il ritardo con cui è partito il campionato lo scorso anno, probabilmente questa scelta non è stata un male l'anno, ma mentre il mondo inizia a tornare ad una normalità quest’anno le reazioni sono diverse.
Mentre il calendario della F1 è stato esteso a 23 gare in questa stagione, complice la controversa aggiunta della sede prevista in Arabia Saudita a Jeddah, fortunatamente molti si sono fermati a pensare al lato umano della F1.
20 anni fa il calendario aveva 16-17 gare; ora, ci sono sei o sette round extra in luoghi lontani da affrontare. Questo significa sei o sette settimane in meno trascorse con la famiglia e i propri cari; sei o sette settimane in più a faticare invece di indulgere nelle sfaccettature più belle che la vita ha da offrire.
Oltre alla tripletta che si disputerà in Francia e Austria, ce ne sarà un’altra in Belgio, OIanda e Italia subito dopo la pausa estiva, oltre a quella in USA, Messico e Brasile verso la fine della stagione. Se altri round finiscono per essere annullati, a seconda dell’evoluzione della pandemia nel corso dell’anno, la FIA cercherà di assicurarsi dei sostituti. La F1 sta già cercando una nuova sede per coprire la perdita di Singapore dal calendario e la Turchia sembra essere tornata in gioco così come la Cina, mentre un'altra opzione sembra essere quella di disputare una seconda gara al Circuito delle Americhe che farebbe così disputare al circus 5 gare consecutive.
Naturalmente, come anticipato in precedenza, altre cancellazioni sembrano probabili. A parte il Brasile e l'Australia, anche il Giappone e il Messico potrebbero essere a rischio e ciò trasformerebbe quel quintetto di gare in qualcosa di più digeribile.
Si potrebbe sostenere che, a questo punto, le triplette siano una necessità per ottenere abbastanza gare in calendario così da onorare i vari contratti, ma questo non può essere visto come un format sostenibile in vista del 2022. Liberty Media ha manifestato la volontà di espandere potenzialmente il calendario della F1 a 25 gare, aumentando così i giorni in cui le persone che lavorano in F1 sono lontane da casa. Con i limiti di budget attualmente in vigore sarebbero fortemente limitate le opzioni per le squadre di ruotare il personale.
Così facendo si arriva a un punto in cui la Formula 1 deve considerare le persone più dei profitti. Fino a dove ci si può spingere pur di correre in luoghi improbabili perché pagati profumatamente? Naturalmente la contro-argomentazione offerta da un'anima più bellicosa sarebbe "se non ti piace, fai qualcos'altro", ma non è impensabile che il calendario della F1, espandendosi ulteriormente, possa tramutarsi in qualcosa di sgradevole per tutti. Se si gonfia troppo un palloncino, alla fine scoppia.
In questo modo si ritorna alla citazione di Gloucester in Re Lear. Gli eroi non celebrati della F1, quelli che lavorano più duramente per mettere su uno spettacolo, sono trattati come semplici mosche per i volgari ragazzi volgari; le loro ali strappate e le gambe sezionate per il loro sport. E questa non può essere una situazione sostenibile per nessuno.
La direzione della F1, come gli dei che governano il paddock, ha la possibilità di cambiare e sta iniziando a rendersi conto che meno a volte è più. Se altri round saranno cancellati che non vengano rimpiazzati da nuove gare così da premiare coloro che lavorano più duramente con una possibilità di riposo.
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