Il caso: combattuta una guerra per arrivare nel 2021 alla batteria unica?
La FIA ha provato a far saltare i nervi a Ferrari e Mercedes con le accuse incrociate sull'affaire batteria che ha tenuto banco nel GP di Monaco. Ma la sensazione è che la querelle Ferrari possa portare a un compromesso sui motori futuri.
Qual è la strategia di Charlie Whiting? Dove vuole arrivare la FIA? In un momento in cui si discute dei regolamenti 2021 e si cerca di superare uno scoglio, quello dei motori, che ha scatenato violente polemiche nel paddock, sembra quasi che ci sia una “strategia” nel tenere sotto… tensione i due top team che sono i principali oppositori della linea di cambiamento voluta da Liberty Media.
Anzi, guardando la successione dei fatti e delle dichiarazioni nel corso del GP di Monaco, verrebbe da pensare che ci sia stato un tentativo di rompere il patto d’acciaio che lega Maurizio Arrivabene e Toto Wolff in pista e che arriva più in alto anche a Sergio Marchionne e Dieter Zetsche.
Il “divide et impera” è un modo d’agire nel quale era maestro Bernie Ecclestone: Mister E sapeva usare il bastone e la carota per gestire il difficile mondo della F1 nel quale era il “sole” intorno al quale orbitavano tutte le squadre, ma la FIA pare aver imparato la lezione, cercando di aggiungere un capitolo alla storia.
Charlie Whiting, infatti, è riuscito a far scattare il detonatore tanto a Maranello che a Brackley sulla questione spinosissima della batteria “bicefala” della SF71H.
La Mercedes, stufa di prendere sberle, eravamo nel periodo del trittico di pole di Vettel (Bahrain, Cina, Azerbaijan), ha cominciato a far rullare i tamburi con i commissari tecnici della Federazione Internazionale, tanto che a partire da Baku la Rossa è stata passata allo “scanner”.
Contestato il fondo (sono stati chiusi dei buchi nella parte anteriore), vietato il flap supplementare dell’attacco all’Halo dello specchietto, tutta l’attenzione si è poi polarizzata sulla batteria della Rossa.
L’accusa era pesante: ci sarebbe stata una doppia uscita di corrente per cui la Ferrari in qualifica poteva disporre di 20 kW in più, aggirando il sensore FIA che dovrebbe leggere il picco massimo di energia fornita alla MGU-K nell’arco di un giro.
Se fosse stato tutto vero, era roba da frode sportiva, per cui sarebbe scattata l’esclusione dal Campionato, ma nei fatti non si è dimostrato niente. È scoppiata una bolla di sapone? Sarebbe facile liquidare la questione così semplicemente. Perché i mal di pancia ci sono stati, eccome!
La Ferrari di Mattia Binotto è una macchina che ha scelto di stare al limite delle regole su tanti aspetti tecnici che hanno reso la Rossa competitiva contro Mercedes e Red Bull, ma solo utilizzando questi metodi è riuscita a crescere, segno che la Rossa è arrivata dopo gli altri ad adottare una certa filosofia di progetto.
Chi sa interpretare meglio una norma, magari aggirandola senza rispettare lo spirito del regolamento, diventa il più bravo. Ed è normale, quindi, che ci sia la guerra su tutto, per nascondere un vantaggio acquisito o per smantellare una furbata degli avversari.
Non sappiamo cosa i tecnici federali abbiano visto a Baku e Barcellona nella batteria della Ferrari, l’unica composta da due elementi che lavorano insieme (a Montreal la FIA vuole capire meglio come).
Il fatto certo è che nel Principato la FIA si è detta soddisfatta dei chiarimenti forniti dalla Ferrari e ha dichiarato la batteria della Rossa legale.
A quel punto la questione doveva finire in archivio. Mica per niente. Alcuni siti inglesi hanno cominciato a sparare che la Ferrari avrebbe rischiato l’esclusione dal mondiale, come se fosse stata beccata con le mani nella marmellata.
E, allora, Charlie Whiting cosa ha fatto? Anziché convocare una conferenza stampa con tutti i giornalisti, ha chiamato a capannello la Reuters e alcuni dei “ribelli” britannici spiegando che la Rossa era legale, ma dimostrarlo è stato complicato, senza la piena collaborazione dei tecnici del Cavallino, all’inizio reticenti a dare tutte le informazioni.
La FIA, di fatto, ha ammesso la sua incapacità ad effettuare dei controlli sugli aspetti più complicati delle power unit, lasciando aperta la porta ai Costruttori che nel mondo grigio delle norme, sanno trovare delle scappatoie per far crescere le prestazioni.
Un altro fatto anomalo è che Charlie abbia fatto i nomi delle fonti che hanno suggerito alla FIA dove andare a fare i controlli sulla Rossa: James Allison, ex dt del Cavallino approdato alla Mercedes l’anno scorso, ha avvisato i federali che Lorenzo Sassi, ex motorista di Maranello giubilato da Sergio Marchionne all’inizio dell’estate scorsa, avesse delle informazioni fresche su come funzionassero certi sistemi della SF71H.
La pubblicazione dei nomi ha fatto imbestialire Toto Wolff che vorrebbe evitare una personalizzazione dei casi, accettando la diversa visione fra i marchi. La… tensione, quindi, è cresciuta su entrambi i fronti.
E, quando, Whiting ha capito di aver fatto un passo più lungo della gamba, ha spiegato: “…non dimenticate che le informazioni di Lorenzo hanno almeno 8 mesi, che in termini di F1 sono piuttosto vecchie...".
Ma come? Allora le dritte non sono arrivate dalla Mercedes? C’è stata una fuga di notizie? Al di là di cercare di far litigare Ferrari e Mercedes, cosa che alla fine non è riuscita, volete sapere dove porterà tutta questa querelle?
Che dal 2021 le batterie saranno standard, uguali per tutti, per cui non ci saranno problemi sui controlli e ci sarà anche la possibilità di ridurre i costi.
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