I top team non tendono la mano a quelli in difficoltà
Solo la Mercedes sembra disposta a rivedere la divisione dei ricavi proposta da Ecclestone
I team più piccoli chiedono un aiuto per evitare di fare la fine della Caterham e della Marussia, ma purtroppo per loro i team principal delle squadre più importanti del Circus non sembrano disposti a tendergli una mano. Se da una parte Bernie Ecclestone ha ammesso di aver distribuito male le risorse a disposizione, invocando quindi la possibilità di modificare i criteri di assegnazione, l'idea non piace a chi è abituata ad intascare la fetta più grande di questo budget.
"Le scuderie sono qui per gareggiare, non per sostenersi a vicenda". Un messaggio più chiaro non lo avrebbe potuto mandare Christian Horner. Il team principal della Red Bull apprezza il tentativo di Mister E, ma non crede che sia questa la soluzione: "È carino da parte di Bernie suggerire qualcosa del genere. Ogni squadra ha negoziato il proprio accordo con il detentore dei diritti commerciali. Noi abbiamo firmato le intese e non sono convinto che, raddoppiando le somme destinate a Caterham e Marussia, si potrebbero risolvere i problemi di queste squadre" ha spiegato ad Autosport.
Più o meno sulla stessa lunghezza d'onda c'è anche Marco Mattiacci. Secondo il team principal della Ferrari la chiave sta nel riuscire ad aumentare le entrate non nel modificarne la divisione: "Per prima cosa dobbiamo riuscire ad aumentare le entrate, questa è la priorità. Poi dobbiamo essere sicuri che chi entra in Formula 1 sia consapevole della sfida da affrontare. Questo sport è innovazione e l'innovazione costa: ci vogliono investimenti pesanti a lungo termine e noi continuiamo a investire".
L'unico che ha dato un piccolo segnale di apertura è stato Toto Wolff. A quanto pare la Mercedes è disposta a fare un passo per evitare che il sistema Formula 1 possa collassare: "Oggi ci ritroviamo senza due squadre più piccole e con altre che fanno fatica. La crisi è una questione che le scuderie devono discutere con Bernie: il suo è un appello e, se le squadre più grandi possono fare qualcosa, dovremmo sederci al tavolo e parlare".
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