F1 | Horner rafforzato, ma in Red Bull la guerra non è finita
Il caso si è chiuso alla vigilia GP del Bahrain. Christian resta al suo posto nella conduzione del team campione del mondo con i pieni poteri, ma nel paddock non si crede alla fine della guerra intestina alla Red Bull. Quali effetti avrà questa disputa sulla stagione 2024 e, soprattutto, di chi era la manina che aveva fatto esplodere il caso?
La vicenda Horner si è ufficialmente conclusa. La saga è diventata di dominio pubblico all’inizio di febbraio, quando la Red Bull ha confermato l’avvio di un’indagine interna per far luce su delle accuse rivolte al team principal da una dipendente.
Il 9 febbraio Horner è stato interrogato a Londra dai rappresentati legali nominati dai vertici di Red Bull, e diciannove giorni dopo è arrivata l’attesa decisione: “Red Bull può confermare che la denuncia è stata respinta, ed è fiduciosa che l'indagine sia stata giusta, approfondita e imparziale”.
Horner resta così al timone della squadra, ruolo che gli fu affidato tre mesi prima del via della stagione 2005 e che mai (prima delle scorse settimane) era stato messo in discussione. In mancanza di una denuncia formale presso le autorità pubbliche, la vicenda è nata e si è conclusa all’interno delle mura della Red Bull. Ovviamente, come da prassi, non nono stati rivelati i contenuti dell’indagine, ma solo il verdetto finale.
Christian Horner e Adrian Newey insieme: sono una coppia di ferro all'interno del team Red Bull
Photo by: Erik Junius
I diciannove giorni che sono stati necessari per arrivare alla decisione resa nota ieri, testimoniano la complessità di una vicenda della quale si sa poco ma sulla quale si è detto moltissimo, soprattutto a bassa voce. Poche e formali i commenti ufficiali, ma a microfoni spenti nessuno nel paddock si è esentato dal dire la sua, dipingendo scenari nei quali Horner era dato per uscente ed altri in cui è stato dipinto come vittima di un errore, ma anche di un fuoco interno mirato a farlo uscire dalla squadra.
Pochi i punti certi. Horner ha accusato il colpo, durante i test della scorsa settimana è stato regolarmente presente sul circuito di Sakhir ma non era certo il solito Horner. Ma, soprattutto, ci sono state due fazioni interne, una che ha difeso a spada tratta il proprio leader contrapposta ad un’altra dai contorni indefiniti.
Chi esce sconfitto da questa vicenda? Non è certo che si arriverà ad una risposta a breve, il tempo richiesto dall’indagine fa pensare che siano stati valutati tutti gli aspetti, compreso il comportamento da assumere da tutte le parti in causa.
La mano misteriosa che ha operato contro Horner resta però ancora poco chiara. Nelle due settimane precedenti molti addetti ai lavori nel descrivere la vicenda hanno messo sul tavolo la proprietà thailandese del gruppo (che detiene il 51%) come forza contrapposta a quella austriaca, ovvero gli eredi dello scomparso Dietrich Mateschitz.
In alcuni scenari (più o meno fantasiosi) è stata coinvolta la figura di Helmut Marko, in altri la famiglia Verstappen, descrivendo contrasti al livello più alto del gruppo così come vendette personali contro lo stesso Horner. La verità è ben custodita, ma è probabile che ogni piccolo cambiamento all’interno della squadra (se ci sarà) diventerà oggetto d’attenzioni da parte dei media.
Come esce Horner da questa storia? Anche qui i fronti sono spaccati. Per la maggioranza degli addetti ai lavori la risposta è “rafforzato”, ma c’è anche chi sostiene che la conferma di Horner potrebbe essere un’uscita morbida, ovvero un’ultima stagione (che si preannuncia trionfale) a cui faranno seguito le dimissioni volontarie del CEO e team principal della squadra.
I fatti dicono però che Horner tiene ancor in mano il timone di tutte le attività della Red Bull Racing, così come della divisione powertrain. A coloro che hanno provato a piazzare la spallata nel momento di difficoltà è probabile che con tempistiche medio-lunghe verrà presentato il conto.
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