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Formula 1 GP degli Stati Uniti

F1 | Hamilton: "Speravo di vincere, ma serviva qualche altro giro"

Lewis Hamilton ha concluso la corsa ad Austin con un secondo posto che, da una parte, lascia buone sensazioni per la performance mostrata, mentre dall'altra lascia un pizzico di amarezza perché la vittoria non era poi così distante. Il britannico ha tentato di avvicinarsi a Verstappen sul finale ma, dal suo punto di vista, sarebbe servito qualche altro giro per provare a sferrare l'attacco decisivo. Al netto di quel sogno solo accarezzato, il sette volte campione del mondo è soddisfatto dell'ottimo weekend.

Lewis Hamilton, Mercedes F1 W14

Secondo a solo due secondi dal vincitore. Come l’anno scorso, il Gran Premio degli Stati Uniti rappresenta la tappa dei sogni e dei rimpianti per Lewis Hamilton. Anche in questa stagione il britannico ha sfiorato il trionfo, accarezzato come un desiderio che, tuttavia, non si è concretizzato. Così vicino ma anche così distante da una vittoria che insegue ormai da quasi due anni.

Dopo aver perso la terza posizione ai danni di Carlos Sainz, bravo nel sopravanzare il rivale della Mercedes dopo un buono scatto allo spegnimento dei semafori, Hamilton ha iniziato la sua rimonta, sopravanzando in sequenza le due Ferrari. Il sorpasso su Charles Leclerc è arrivato nel corso del settimo giro grazie all’utilizzo del DRS sul lungo rettilineo, e da quel momento il focus si è spostato interamente sul provare a chiudere il gap da Lando Norris e sul tenere sotto controllo un Max Verstappen in rimonta.

Nel primo stint Mercedes ha deciso di ritardare la sosta rispetto ai rivali d qualche giro, aspetto che ha permesso all’olandese della Red Bull di completare l’undercut, ma anche al portacolori della McLaren di allungare e recuperare qualche secondo. Da parte del team della Stessa, infatti, l’idea era quella di creare dell’offeset in termini di vita della gomma per provare ad estrarre il massimo degli pneumatici nell’ultimo stint, quando Hamilton avrebbe montato il secondo set di medie, la quale si è rivelata anche la mescola più efficace nella domenica statunitense.

Carlos Sainz, Ferrari SF-23, Lewis Hamilton, Mercedes F1 W14, Max Verstappen, Red Bull Racing RB19

Photo by: Sam Bloxham / Motorsport Images

Carlos Sainz, Ferrari SF-23, Lewis Hamilton, Mercedes F1 W14, Max Verstappen, Red Bull Racing RB19

Al netto dei dubbi del britannico nello stint centrale, il fatto che Norris disponesse di due set di hard ha aiutato Mercedes sul finale a completare il sorpasso, anche se il sogno era quello di provare a chiudere il gap per lottare per la vittoria. Al termine della gara, il sette volte campione del mondo ha sottolineato l’ottimo lavoro dei rivali della Red Bull, ma non ha neanche nascosto un pizzico di rammarico perché, con qualche giro in più, la speranza era quella di provare quantomeno ad insidiare Verstappen.

“Prima di tutto dobbiamo congratularci con i ragazzi [Red Bull]. Questa squadra ha fatto un lavoro incredibile per tutto l'anno, ha dominato e Max è stato davvero impeccabile. Verso la fine li stavamo raggiungendo, ero fiducioso, ma avevamo bisogno di altri giri. Il team ha fatto un lavoro straordinario questo fine settimana. Ha lavorato molto per portare qui questo aggiornamento”.

“E onestamente è stato molto difficile dopo l'ultima gara, innanzitutto per tutto quello che sta succedendo nel mondo. E poi, ovviamente, il grande errore che ho commesso. Mi sono sentito come se avessi deluso la squadra. Quindi ho dovuto affrontare un processo davvero profondo per tornare qui. Ed è stata di nuovo una di quelle esperienze in cui non conta come si perde, ma come ci si rialza.  Quindi sono arrivato combattendo, mi sono sentito bene e sono davvero felice di questo risultato”, ha aggiunto il pilota della Stella riferendosi a quanto accaduto in Qatar poche settimane fa, quando un contatto con il compagno di squadra lo mise fuori gioco al termine del primo giro.

Lewis Hamilton, Mercedes-AMG

Photo by: Steve Etherington / Motorsport Images

Lewis Hamilton, Mercedes-AMG

Sul podio si sono sentiti anche i tanti applausi per il campione britannico, il quale ha un rapporto speciale con gli Stati Uniti: “Ho sempre amato gli Stati Uniti, fin da quando avevo otto anni e sono venuto qui, prima ad Albuquerque, poi a Los Angeles e a Las Vegas, dove non vedo l'ora di andare a correre. Ma sapete, mi sono sempre sentito il benvenuto qui. La gente è stata così accogliente e ho avuto modo di lavorare con molte grandi aziende. È un Paese piuttosto progressista. E sono molto grato per il sostegno che abbiamo”.

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