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Hamilton: la sua Stella ha cominciato a brillare a Istanbul

Ora siamo abituati alle prestazioni superbe di Lewis in F1, ma l'inglese aveva rapito già l'attenzione del paddock di Istanbul nel 2006 quando correva in GP2. Persa Gara 1 da Piquet, Hamilton aveva chiesto al team ART di scaricargli tutta l'ala per la corsa della domenica. Finito in testacoda a gomme fredde, ha iniziato una rimonta prodigiosa che lo ha portato al secondo posto da ultimo. E le verifiche della monoposto hanno confermato il suo talento.

Lewis Hamilton talks to Frederic Vasseur

Lewis Hamilton talks to Frederic Vasseur

GP2 Series Media Service

Circuito di Istanbul, anno 2006. È il 27 agosto, domenica mattina, e le monoposto di GP2 Series alle 10:15 iniziano lentamente a portarsi sulla griglia di partenza per la seconda corsa del fine settimana.

La gara principale del weekend, disputata il giorno prima, è andata a Nelsinho Piquet, arrivato in Turchia sull’onda positiva del weekend di Budapest, concluso con un clamoroso filotto: pole position, vittoria in entrambe le gare condite con i due giri più veloci.

Un exploit, confermato tre settimane dopo a Istanbul Park. Piquet è lanciatissimo, ed ora minaccia Lewis Hamilton nella classifica generale, che lo precede di soli sei punti.

Hamilton non vince dall’11 giugno, sulle curve amiche di Silverstone e sta iniziando ad accusare la pressione davanti alla possibilità di perdere un titolo che sentiva già in tasca.

Nelsinho (che corre con il team di famiglia, la Piquet Sport) ha trovato un feeling perfetto con la monoposto e da poco ha anche firmato un contratto di management con Flavio Briatore, preparandosi la strada verso lo sbarco in Formula 1.

Lewis stinge i denti, è puntualmente secondo sul traguardo, ma la monoposto non risponde come vorrebbe: “Piquet mi scappa, non capisco”. C’è tensione anche nel team ART, dove credono ciecamente in Lewis, ma si trovano senza risposte davanti ad una situazione imprevista.

Lewis decide di… decidere

Dopo l’ennesima vittoria ottenuta il sabato da Piquet (con Hamilton secondo ma a ben 17 secondi!) Lewis torna ai box scuotendo il capo: “così non va, c’è poco da fare”. Ci dorme sopra, poi la mattina successiva arriva ai box e con piglio deciso avanza una richiesta agli ingegneri: “Toglietemi tutta l’ala posteriore che potete”.

I tecnici della ART si guardano e scuotono il capo, Istanbul Park non è Monza e il carico aerodinamico serve. Telefonano anche a Steve Marcel, compianto responsabile tecnico della squadra di Frederic Vasseur che è bloccato a Parigi da un male incurabile che lo stroncherà alla fine del mese di ottobre, e Marcel da il suo okay: se… se la sente, non abbiamo poi molto da perdere. Hamilton parte settimo, Piquet ottavo, come prevede il regolamento con griglia invertita in base alla classifica di Gara-1.

Sembra la fine di tutto…

Alla staccata della prima curva dopo il via Lewis arriva lungo, e finisce nella via di fuga, ma riprende la pista senza perdere posizioni, ma poco dopo le telecamere lo inquadrano in testacoda. La mancanza di carico non ha aiutato le gomme ad andare in temperatura ed è accaduto ciò che nel team ART temevano. Hamilton raddrizza la monoposto e riparte dalla ventiduesima posizione.

Nel box del team ART c’è qualche gesto di disappunto, comprensibile quando si realizza che il campionato sta sfuggendo di mano. Hamilton dopo un giro inizia a stampare tempi più veloci dei primi, recuperando posizioni, ma ciò che più impressiona è soprattutto la velocità che riesce a raggiungere prima della staccata di curva 12.

Ora che le gomme sono in temperatura Lewis riesce a gestire la monoposto nella temuta curva 8 controllando il retrotreno e può contare su una maggiore velocità sui rettilinei, come aveva previsto. Adatta il suo stile di guida ad un setup mai provato in precedenza, ma sembra aver trovato il suo habitat naturale: è in uno stato di grazia.

La Formula 1 si ferma davanti alla TV

Sorpasso dopo sorpasso accade qualcosa che non si era mai visto in precedenza. Nelle hospitality e nei box gli addetti ai lavori della Formula 1 sospendono le attività in corso e fissano gli schermi della televisione, una sorta di stato ipnotizzante che scatena applausi ad ogni sorpasso.

A dieci giri dalla bandiera a scacchi Hamilton è quinto, poi attacca Piquet e si scatena contro Timo Glock, che gli rende la vita difficile. Lewis ha la meglio sul tedesco a due giri dal termine e punta Adam Carroll, secondo. Sembra un’impresa disperata, ma nell’ultimo giro alla staccata della curva 12 fulmina il connazionale e sfila secondo, nel tripudio generale. Quell’ultima tornata gli garantisce anche il giro più veloce, ottenuto con un margine di 0"854 sul migliore crono degli avversari.

Applaudono tutti, il team ART esplode di gioia, Ron Dennis si porta le mani sul capo, ed anche alcuni addetti ai lavori della Formula 1 che conoscono la GP2 Series solo per il rumore di sottofondo mentre sono impegnati in altre attività, si recano sotto il podio. Hamilton festeggia come non farà per la maggior parte dei suoi titoli di Formula 1, sa di aver fatto qualcosa che sarà ricordato nel tempo e sa che ha riportato a dieci i punti di vantaggio su Piquet alla vigilia dell’ultimo appuntamento di Monza, un margine che il suo avversario non riuscirà a colmare.

Anche gli scettici devono arrendersi

Ma non tutti nel paddock della GP2 sono pronti a riconoscere la grandezza di un talento che da lì a pochi mesi sarà certificato anche in Formula 1.

C’è chi storce il naso, anche lo stesso Briatore, che dopo i tre successi di fila di Piquet, aveva probabilmente visto il campionato nelle mani del pupillo brasiliano. C’è chi fa pressioni affinché la monoposto di Lewis sia soggetta a verifiche molto dettagliate, e i responsabili della GP2 non si tirano indietro.

Qualche giorno dopo i risultati delle verifiche effettuate sulla monoposto di Hamilton vengono comunicati in modo riservato ai responsabili del campionato. Il report si conclude con delle considerazione e termina con un’affermazione che a distanza di 14 anni suona come premonitrice. “La performance della monoposto numero 2 è da attribuire principalmente ad un fattore: Driver Skill”.

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