Hamilton: il rifiuto del pit stop e una scommessa hard
Il penta-campione ha vinto a Silverstone non solo per un colpo di fortuna dovuto all'ingresso della safety car coinciso con il suo cambio gomme, ma anche per scelte strategiche coraggiose.
Foto di: Glenn Dunbar / Motorsport Images
L’asfalto nuovo di Silverstone è stata una variabile che ha mandato in confusione i calcoli dei team alla vigilia del Gran Premio di Gran Bretagna.
Secondo i dati che le squadre hanno raccolto nei frammentati long-run di venerdì, non sarebbe stato possibile concludere la corsa con una solo sosta, ma i cinquantadue giri di gara hanno clamorosamente smentito questa previsione.
La pista si è gommata progressivamente, e la temuta usura non è stata così significativa come ipotizzato dagli ingegneri. Questa variabile, insieme alla safety car entrata in pista in seguito al problema tecnico che ha bloccato Giovinazzi, ha influenzato molto il Gran Premio di ieri.
Anche dopo la prima sosta gli ingegneri della Mercedes temevano molto quel degrado che venerdì si era visto soprattutto sulla monoposto di Leclerc, e che ha colpito pure Bottas al termine del suo primo stint.
Hamilton, pur avendo seguito a lungo, e da vicino, il compagno di squadra, ha gestito meglio il suo primo set di pneumatici, ma questo aspetto non ha nulla a che fare con la scelta delle gomme confermata al primo pit.
Come è stato chiarito ieri dopo la gara, in casa Mercedes avevano dato libertà ai piloti di poter differenziare le strategie, e così è stato. Ma curiosamente a fregare Bottas è stato l’essere leader della gara al termine del primo stint.
Bottas ‘fregato’ perché… primo!
Avendo il diritto di fermarsi per primo (da anni in Mercedes il leader ha questo diritto), ed essendo ancora convinti che la gara sarebbe stata su due soste, Bottas non poteva che montare un secondo set di medie.
Se avesse montato le hard (e Hamilton di conseguenza le medie) nell’ipotetica seconda sosta sarebbe stato Lewis a fermarsi per primo, con il rischio per Bottas di subire l’undercut. Questo ha determinato la scelta delle medie per il secondo stint di Bottas, ed è stata paradossalmente la scelta che gli è costata la possibilità di lottare per il terzo successo stagionale.
Hamilton è stato ovviamente informato della scelta del compagno di squadra, e a quel punto ha pensato subito ad allungare lo stint per giocare la carta della singola sosta, poi è arrivato anche il bonus della safety car a far capire che era proprio la sua domenica.
Chiariamo: non è stata la vettura di servizio a dare la vittoria a Hamilton, ma gli ha semplificato la vita. Senza la safety car secondo i calcoli della Mercedes, Bottas sarebbe tornato in pista a dieci giri dalla fine con gomme fresche a circa 7/8 secondi da Lewis, che sulla carta sarebbe stato anche attaccabile. Ma il giro finale di Hamilton, ha spazzato via anche questa possibilità.
Le paure Mercedes e il no di Lewis
Dopo la frenata kamikaze di Vettel, che ha messo kappaò anche le ambizioni da podio di Verstappen, le due Mercedes hanno definitivamente visto svanire tutte le minacce, al punto che la squadra (verificata la finestra sufficiente su Leclerc) ha pensato di richiamare per la seconda sosta non solo Bottas, ma anche Hamilton a titolo precauzionale.
Lo spazio, in termini di margine, c’era. Ma Hamilton, impegnato in testa alla corsa, non ha messo a fuoco bene la situazione (secondo Mercedes) o non ha voluto correre alcun rischio ulteriore. Bottas è stato richiamato come da programma, ed anche perché il finlandese iniziava ad accusare una vibrazione, e successivamente anche Hamilton ha visto apparire sulla sua gomma anteriore sinistra il graining. Ma ormai la finestra su Bottas (tornato in pista con pneumatici freschi) non era più sufficiente per garantire a Lewis una sosta tranquilla ed il rientro in pista da leader. Hamilton ha così puntato dritto alla bandiera a scacchi. Disobbendo agli ordini...
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