F1 | GP Miami: ecco perché è stata più una sconfitta Ferrari
La Scuderia al venerdì ha scommesso su un'ala posteriore più carica, lasciando nel garage quella che era stata preparata per la pista della Florida. La scelta ha portato in qualifica ad una prima fila rossa, senza immaginare che il calo di 18 gradi di temperatura della domenica ha completamente sovvertito i valori, permettendo alla Red Bull di essere più aggressiva, non temendo i guai di affidabilità che l'avevano afflitta nelle prove libere.
Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images
È la Red Bull che ha vinto il GP di Miami o è la Ferrari che l’ha perso? La domanda può sembrare capziosa, perché il risultato della gara in Florida non si può cambiare. In realtà trovare una risposta può permettere di capire, in modo meno emotivo, effettivamente cosa sia successo in America.
Nelle analisi a caldo avevamo evidenziata la superiorità della Red Bull: lo stesso Mattia Binotto nel dopo gara l’aveva ammessa e quantificata in un paio di decimi al giro. Una differenza tutto sommato piccola, ma sufficiente a definire un risultato a favore di Max Verstappen.
Il successo statunitense di Max, abbinato alla vittoria di Imola, ha lasciato intendere che la RB18 abbia preso il largo a livello tecnico, visto che Charles Leclerc non ha commesso la minima sbavatura in gara nel tentativo di seguire le orme dell’olandese per sfruttare un eventuale errore di Verstappen che, invece, non c’è stato.
Il vincitore della gara Max Verstappen, Red Bull Racing
Photo by: Red Bull Content Pool
Ma siamo sicuri che sia proprio così? Il team principal della Ferrari ha messo l’accento sull’esigenza di puntare sugli aggiornamenti tecnici che si vedranno a Barcellona per chiudere il gap con Milton Keynes, tanto più che lo staff di Adrian Newey ha evoluto la RB18 gara dopo gara, mentre la rossa è rimasta sostanzialmente quella che ha debuttato.
Il discorso non fa una grinza, ma cercando di documentare un’analisi del weekend appena trascorso, emergono dei dati che meritano di essere riletti con più attenzione. Il primo numero che deve far riflettere è il 18. Stiamo parlando del delta di temperatura sull’asfalto che si è registrato fra le qualifiche e la gara, mentre nei valori dell’aria non c’è stata una grande oscillazione, visto che non si è mai scesi sotto i 30 gradi.
Al sabato c’erano 54 gradi durante le FP3 e domenica sono scesi fino a 36 gradi nel corso della corsa. Un salto molto grande che ha cambiato le carte sul tavolo insieme alla pioggia serale che ha cancellato la gommatura della pista dei due giorni precedenti.
Max Verstappen, Red Bull Racing RB18 supera Charles Leclerc, Ferrari F1-75
Photo by: Red Bull Content Pool
Siamo passati dal vedere due Ferrari in prima fila alla Red Bull vincente con Max Verstappen. Si è detto che l’olandese nell’ultimo run della Q3 non ha fatto un giro perfetto, ma volendo essere pignoli si può dire che anche Charles Leclerc non è stato perfetto, pur siglando la sua 12esima pole position della carriera.
Volendo semplificare i dati, si può dire che si è passati da una Ferrari capace di gestire il margine di un decimo nel giro secco sulla Red Bull, a cederle due decimi in gara. È parso chiaro che la F1-75 fosse aerodinamicamente troppo carica.
L'ala posteriore carica della Ferrari F1-75 dotata di nolder nelle libere
Photo by: Giorgio Piola
Nelle prove libere del venerdì il caldo umido di Miami, unito all’asfalto che tendeva a sbriciolarsi (è stato ri-bitumato più volte) ha consigliato la squadra di Maranello a non fare debuttare l’ala posteriore scarica che era stata annunciata e che, invece, è rimasta nei garage: i tecnici del Cavallino, insomma, con il pieno sostegno dei due piloti, hanno deciso di rinunciare a un po’ di velocità massima, per cercare il massimo grip su un asfalto scivoloso, in modo da esaltare le doti di accelerazione e trazione della rossa.
La scelta si è rivelata azzeccatissima dopo le qualifiche, ma è diventata controproducente per la gara. Il drastico calo della temperatura, infatti, ha reso la pista meno scivolosa, per cui la Red Bull non ha minimamente sofferto sulle gomme medie, mentre la Ferrari si è trovata con una macchina troppo attaccata a terra, ancor più incapace di esprimere la sua velocità massima migliore.
Charles Leclerc e Carlos Sainz si congratulano dopo la prima fila tutta Ferrari a Miami
Photo by: Alexander Trienitz
Anzi, si è visto comparire il graining sull’anteriore destra di Leclerc, che ha costretto il monegasco a ridurre il passo, dovendo poi chinare il capo all’attacco di Verstappen. Insomma, tutto ha giocato a sfavore della F1-75. Quella che è stata una scommessa lanciata al venerdì, si è rivelata una scelta perdente, ma non era facile prevedere i cambiamenti climatici che poi ci sono stati.
Ma se tutto ha congiurato contro la rossa, non si può dire altrettanto per la Red Bull: Verstappen al venerdì era riuscito a fare pochi giri a causa di problemi al cambio prima e al sistema idraulico poi, che erano sfociati in un principio d’incendio nel corner posteriore destro a causa di un surriscaldamento che lo ha tenuto a lungo fermo ai box, provocando la reazione piccata del campione del mondo, desideroso di imparare una pista ostica quanto insidiosa.
Il drastico calo delle temperature domenicali ha certamente aiutato l’affidabilità della RB18 che non ha sofferto il degrado delle gomme e, soprattutto, l’ha messa al riparo dai surriscaldamenti che la rendono ancora una vettura fragile in certi componenti.
Concludendo, è più corretto considerare la gara di Miami un GP perso dalla Ferrari. Con due rosse sul podio il costo, per fortuna, è stato limitato. E da Barcellona con l’introduzione delle novità sulla F1-75 si comincia un’altra sfida, quella degli sviluppi…
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