GP Messico: per le simulazioni si bucheranno i 370 km/h
Secondo i dati della simulazione Marelli nel GP del Messico si potranno raggiungere delle velocità pazzesche alla speed trap per l'aria molto rarefatta che impone l'uso di pacchetti aerodinamici da massimo carico come a Monte Carlo!
Messico e nuvole. Se il maltempo non ci metterà lo zampino, sulla pista dedicata ai fratelli Rodriguez si potrebbero raggiungere delle velocità massima monstre. La simulazione Magneti Marelli, infatti, considera che il muro dei 370 km/h potrebbe essere avvicinato se non addirittura bucato nel GP del Messico.
Sul circuito che è situato nel Parco Magdalena Mixhuca alla periferia est di Città del Messico si potranno toccare velocità da far impallidire quelle che normalmente si raggiungono nel “tempio della velocità” di Monza.
Il motivo è semplice: l’aria rarefatta dovuta alla quota elevata di oltre 2.200 metri riduce in modo significativo la deportanza, ragione per cui le monoposto saranno dotate di un pacchetto aerodinamico da massimo carico che solitamente si vede solo a Monte Carlo.
Le ali avranno la massima incidenza possibile, senza tuttavia recuperare la downforce che avrebbero al livello del mare e, per questo motivo, la ridotta resistenza di avanzamento consentirà alle monoposto di arrivare in qualifica a 360 km/h in fondo al rettilineo principale che è lungo 1.320 m.
Grazie all’ala mobile aperta (quest’anno è stato aggiunto un tratto DRS tra la Curva 11 e la Curva 12) sarà possibile incrementare la velocità di 4 km/h, mentre la scia della vettura precedente dovrebbe consentire un salto di velocità di altri 6/8 km/h per cui almeno sulla carta si potrebbero sfondare i 370 km/h!
A raggiungere certe prestazioni contribuirà anche il sistema ibrido della power unit che varrà 2”3 sul tempo sul giro e ben 21 km/h di velocità di punta. Il circuito del Messico consente un recupero di energia pari MGU-H per un totale di 3.746 kJ.
Anche se il motore resterà in piena potenza per il 62% del giro, il tracciato non sembra particolarmente severo per i sei cilindri, mentre è impegnativo per i sistemi di sovralimentazione visto che il turbo sarà spinto a lungo al regime di rotazione massimo di 125 mila giri, per incrementare la pressione e compensare la minore densità dell’aria.
Da queste indicazioni è facile capire come mai Mattia Binotto, team principal delle Ferrari, nutra la fondata speranza di conquistare con la SF90 pole e vittoria. Ma occhio al cambio: la trasmissione è uno dei componenti sottoposto a maggiore sforzo. Per completare la distanza di un Gran Premio ci vogliono 4.331 cambi marcia. E la terza è il rapporto più sollecitato.
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