F1 | GP d'Italia: non è bastato lo show, servono anche i servizi
Monza ha festeggiato il centenario della sua storia e nel weekend in cui ha registrato il record di spettatori ha messo in luce anche le molte crepe nell'organizzazione dell'evento. Per comprare panini e bevande non si poteva pagare con i soldi, ma era necessario dotarsi di token. Peccato che molti siano rimasti senza mangiare o bere, ma sia anche tornati a casa con i gettoni che non sono stati convertiti in euro.
I tifosi della Ferrari
Andy Hone / Motorsport Images
L’immagine del podio di Monza ha fatto il giro del mondo sportivo. Un colpo d’occhio eccezionale, che ha chiuso un’edizione del Gran Premio d’Italia da record in termini di riscontro di pubblico.
Dopo due anni in cui causa Covid gli accessi al circuito sono stati contingentati, Monza ha ritrovato la sua cornice storica, che ha riconciliato con la tradizione di uno dei Gran Premio più amati dell’intero calendario. Nella sola giornata di domenica centotrentadue mila spettatori sono affluiti in autodromo, confermando il tutto-esaurito annunciato da tempo.
Una tribuna di tifosi ferraristi al GP d'Italia
Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images
Tutto molto bello, ma all’indomani del Gran Premio, sono emersi anche altri aspetti. Il grande boom di interesse che sta vivendo la Formula 1 ha comportato il sold-out in quasi tutti i Gran Premi in calendario, con un’affluenza di pubblico cresciuta dal trenta al cinquanta per cento.
Per far fronte ad una richiesta crescente i promoter hanno aumentato, dove possibile, il numero di tribune, puntualmente andate esaurite come da previsione. Non tutti però, e Monza è tra questi impianti, hanno allineato i servizi in modo appropriato rispetto al numero crescente di persone presenti in circuito, e questo ha creato disagi.
Stefano Domenicali, CEO Formula 1
Photo by: Erik Junius
Stefano Domenicali insiste puntualmente su un punto: oggi chi si reca in un circuito ad assistere ad un Gran Premio deve essere assistito con servizi all’altezza, dall’intrattenimento agli spazi dedicati alle famiglie, ed ovviamente (neanche a dirlo) da capillari servizi di prima necessità: ristori, servizi igienici ed una viabilità organizzata in modo da non rappresentare un ostacolo. È ovviamente impensabile pensare di gestire un evento a cui assistono oltre centomila persone senza un minimo di attesa, ma ci deve essere un limite.
All’indomani di Monza sono emerse diverse storie di spettatori che non sono riusciti ad acquistare una bottiglia d’acqua o un panino, andati esauriti in più punti del tracciato, con la beffa ulteriore di ritrovarsi in mano dei tokens (dei gettoni che andavano preventivamente acquistati per comprare viveri e bevande) che non sono stati riconvertiti in euro.
Molti spettatori si sono scontrati anche con il nuovo format del venerdì, che non prevedeva l’accesso in diverse tribune (in passato era possibile) a chi era in possesso di un biglietto valido per i 3 giorni.
“Dopo un’ora di fila fatta all’accesso del camping di Biassono – spiegava uno spettatore avanti con gli anni – ci hanno rimandato indietro perché la tribuna in cui dovevamo andare non era vicina a quell’ingresso. Non avevamo idea di quale fosse l’entrata ‘giusta’, ma sarebbe bastato un po' di buon senso”.
Ci sono state anche lamentele per i sequestri di materiale all’ingresso: “Mi hanno sequestrato la powerbank per ricaricare il telefono – ha commentato un ragazzo arrivato da Roma – a metà pomeriggio ero di fatto isolato. Ma quello che più mi ha colpito sono state le mancanze di alcuni, non tutti, addetti al servizio di controllo. Non erano in grado di fornire le informazioni più basilari”.
Ma quello che più ha colpito è stata la mancanza di acqua e viveri in alcune zone della pista, e il sistema di accesso alla pista che domenica ha creato code chilometriche in ingresso. Sui social sono subito apparsi video di lunghe file con migliaia di persone che hanno impiegato anche due ore per accedere al circuito.
In alcuni casi è stato di poco inferiore il tempo necessario per riuscire ad acquistare delle bevande (passaggio obbligatorio, visto che all’ingresso venivano sequestrati tappi delle bottiglie e borracce) e questo è oggi inammissibile in un evento di questa portata e caratura.
Alcuni spettatori di fronte ad un chiosco, mentre Mick Schumacher viene riportato ai box dopolo stop nelle prove libere
Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images
Nulla che non si possa risolvere in vista del prossimo anno, ma è doveroso che non cadano nel vuoto le segnalazioni di chi, pur pagando cifre importanti per assistere al Gran Premio d’Italia, ha dovuto sopportare disagi oggi non più accettabili.
Alla pagina ‘mancanze’ del Gran Premio d’Italia c’è da aggiungere anche la pressocché totale assenza di manifestazioni speciali dedicate alla celebrazione del centenario. Parliamo di attività in pista, da offrire al pubblico presente in circuito e televisivo, qualcosa che potesse celebrare un traguardo di grande prestigio come i cento anni di un Autodromo che ha scritto pagine leggendarie nella storia del motorsport.
C’era un mondo di idee a cui poter attingere, ed invece il programma il programma del weekend è stato praticamente lo stesso di un Gran Premio del Bahrain o dell’Arabia Saudita.
Peccato, ma in ottica futura ciò che più preoccupa è la mancanza di cultura sportiva da parte di chi è oggi al timone dell’Autodromo. È buffo pensare che Monza batta i pugni rivendicando il suo status di corsa ‘storica’ quando c’è da trattare il rinnovo con Formula 1, e poi è Monza stessa (parlando di direzione) a non celebrare la sua storia.
Se non si ha la sensibilità di mettere al primo posto un traguardo come i cento anni sfruttando la vetrina mondiale offerta dalla Formula 1, diventa difficile credere che possano essercene altri cento...
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