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F1 | GP annullati: Imola è la terza volta, ecco i due precedenti

Lo stop del GP dell'Emilia non è l'unico nella lunga storia della F1: nel 1985 non si è disputato il GP del Belgio a Spa-Francorchamps per l'asfalto che si sbriciolava dopo le prove libere. Nel 2020, invece, è stato bloccato il GP d'Australia a Melbourne per l'insorgere del COVID-19: due meccanici McLaren erano risultati prositivi al giovedì sera e l'evento venne cancellato.

La torre del circuito di Imola

Foto di: Carl Bingham / Motorsport Images

Per la terza volta nella sua lunga storia la Formula 1 è stata costretta ad annullare un Gran Premio con le monoposto già presenti nei box. Il primo precedente risale alla stagione 1985, sulla pista di Spa-Francorchamps. Il weekend di gara, programmato il 2 giugno, ebbe regolare inizio, ma dopo le prove del venerdì emersero problemi legati al nuovo manto d’asfalto i cui lavori di stesura erano stati terminati solo dieci giorni prima del Gran Premio.

Ayrton Senna, Lotus Renault, durante le prove lòibere del GP del Belgio 1985 non disputato

Ayrton Senna, Lotus Renault, durante le prove lòibere del GP del Belgio 1985 non disputato

Photo by: Sutton Images

La Federazione Internazionale aveva espressamente richiesto agli organizzatori della pista belga di completare i lavori almeno sei mesi prima della data fissata nel calendario di Formula 1, ma i tempi non furono rispettati.

Il risultato fu che un bitume sperimentale, mirato soprattutto ad un miglior drenaggio, iniziò a cedere dopo la seconda sessione di prove, con il primo campanello d’allarme che si manifestò con una foratura riportata dalla monoposto di Nigel Mansell causata proprio da un pezzo di bitume staccatosi dalla sede stradale.

Niki Lauda fu il primo pilota ad uscire allo scoperto, dichiarando come fosse impossibile correre, e la sua presa di posizione fu appoggiata da molti altri piloti. Gli organizzatori intervennero con delle toppe di cemento nei punti più danneggiati, ed i piloti decisero di tornare in pista sabato mattina per valutare la situazione.

Dopo venti minuti il verdetto fu però molto chiaro, il tracciato era molto più lento (di venti secondi) rispetto ai tempi realizzati venerdì mattina, e soprattutto la sede stradale continuava a sbriciolarsi. A quel punto i piloti misero ai voti la proposta di non correre, e con 24 favorevoli contro due soli contrari, la decisione divenne ufficiale. La domenica si disputò regolarmente la gara di F.3000, vinta da un ex pilota di Formula 1, Mike Thackwell, mentre il Gran Premio di Formula 1 fu rimandato al 15 settembre.

I team di F1 fanno i bagagli dopo la decisione di annullamento del GP australiano

I team di F1 fanno i bagagli dopo la decisione di annullamento del GP australiano

Photo by: Jack Ke

A Melbourne la F.1 entra nell’era Covid

2020, Australia. La tradizionale tappa d’apertura del mondiale è preceduta dai primi segnali d’allarme che arrivano dalla Cina e in seconda battura dall’Italia. Il Covid 19 è ‘visibile’ già nei test pre-campionato sotto forma di misure preventive, appaiono le prime mascherine, ma sembra ancora un fenomeno prescrivibile. La Formula 1 parte per l’Australia con largo anticipo, come da tradizione, e molti piloti ed addetti ai lavori sbarcano a Melbourne già la settimana precedente la gara.

Nella città australiana il Covid è un argomento televisivo, con i notiziari che riportano notizie dall’Europa, ed il giovedì pre-gara si svolge regolarmente. Qualche squadra decide di introdurre come misura di sicurezza la distanza di un metro nelle interviste, appaiono i primi dispositivi con disinfettante all’ingresso delle hospitality e si intensifica l’utilizzo delle mascherine. Solo Lewis Hamilton nella prima conferenza stampa dell’anno si dice contrario alla decisione di correre, utilizzando l’espressione “Cash is king” che innescherà non poche polemiche.

Tutto però procede come da programma, ma nella tarda serata di giovedì due meccanici della McLaren risultano positivi, e Zak Brown comunica alla FIA che ritirerà la squadra. Nella notte di Melbourne viene così indetta una riunione d’emergenza tra FIA, Liberty ed i rappresentanti delle squadre che porterà alla cancellazione dell’evento.

La notizia non riesce a raggiungere in tempo molti degli spettatori che venerdì mattina arrivano agli ingressi di Albert Park, ed attenderanno per due ore davanti ai cancelli prima di apprendere ufficialmente della cancellazione del weekend di gara.

Chase Carey, all’epoca responsabile di Liberty Media, prende la parola nel paddock davanti ai pochi media presenti. “Col senno di poi si vede tutto in modo diverso – ha proseguito Carey - ma quando i contesti cambiano così rapidamente come in questo caso, non resta che decidere in tempo reale.

Ieri sera abbiamo analizzato tutte le informazioni che arrivavano in continuazione, è stata una decisione congiunta tra la FIA, noi (Liberty), i nostri partner australiani e i team, che hanno messo sul tavolo le differenti opinioni. Non è stato semplice ma siamo giunti ad un accordo”. Tre dei dieci team erano favorevoli al proseguimento del weekend di Melbourne (Red Bull, Alpha Tauri e Racing Point) ma alla fine è prevalsa una linea comune.

A determinare la decisione finale sono i rappresentanti dello stato di Victoria, la giurisdizione che comprende la città di Melbourne, che constatano la mancanza delle condizioni di sicurezza in grado di prevenire possibili altri contagi sia nel paddock che nei punti di maggiore concentrazione del pubblico. La Formula 1 rientra velocemente in Europa tra grandi timori e molti punti interrogativi, nessuno può immaginare che tornerà in pista solo il 5 luglio sul circuito di Spielberg.

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