F1 | Già in atto la linea FIA sulle parolacce: Max dai commissari!
Max Verstappen è stato convocato dai commissari sportivi per il linguaggio utilizzato nella conferenza di ieri sera a Singapore dove ha utilizzato una parolaccia per definire la situazione della sua RB20 a Baku.
Max Verstappen, Red Bull Racing
Foto di: Simon Galloway / Motorsport Images
La nuova linea sposata dal presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem, è entrata in azione. Al termine della prima sessione di prove libere del Gran Premio di Singapore, Max Verstappen è stato convocato dal collegio dei commissari sportivi per il linguaggio utilizzato nella conferenza stampa tenutasi nella serata di ieri a Marina Bay.
Rispondendo ad una domanda sulle difficoltà riscontrate in gara a Baku, Verstappen ha risposto “Avevamo modificato l’assetto dopo le prove libere, e non ha funzionato. Quando ho iniziato le qualifiche, ho capito che la macchina era ‘fottuta’”.
L’irrigidimento voluto da Ben Sulayem per evitare un linguaggio non consono nei team-radio si è allargato coinvolgendo anche le conferenze stampa delle Federazioni Internazionale. Il codice sportivo internazionale introdotto lo scorso 1° gennaio ha modificato l’articolo 12.2.1 (k), che in precedenza metteva al bando un comportamento inappropriato da parte dei piloti nei confronti dei membri della FIA.
Max Verstappen, Red Bull Racing RB18, parla con Mohammed ben Sulayem, presidente della FIA
Foto di: Red Bull Content Pool
L’articolo in questione è stato modificato per sanzionare anche un linguaggio inappropriato, specificando “Qualsiasi parola, azione o dichiarazione scritta che causi danni morali alla FIA, ai suoi organi, ai suoi membri o ai suoi dirigenti e, più in generale, all'interesse del motorsport e ai valori difesi dalla FIA”.
“Dobbiamo fare una distinzione tra il nostro sport, il motorsport, e la musica rap - ha sottolineato Ben Sulayem - non siamo dei rapper. Non va bene sentire la parola ‘F’ ogni minuto. Non ci siamo”. Parole subito commentate da Hamilton, che vanta molte amicizie nello scenario musicale.
“Non mi piace come si è espresso – ha commentato Lewis - i rapper sono molto stereotipati e se ci pensi, la maggior parte dei rapper sono neri, e quando dice: ‘Non siamo come loro’ può essere letto come una valutazione ‘razziale’”. La questione sembra destinata ad avere una lunga coda polemica.
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