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Formula 1, un business in perdita

Un recente studio analizza come il prodotto F1 abbia perso il 30% del proprio valore nelle ultime stagioni

Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W06

Foto di: XPB Images

Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1
2015 F1 champion Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W06
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W06
Podio: il vincitore Nico Rosberg, Mercedes AMG F1 Team, secondo Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 Team
Podio: il vincitore Nico Rosberg, Mercedes AMG F1 Team, secondo Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 Team
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 Team, Sebastian Vettel, Scuderia Ferrari and Kimi Raikkonen, Scuderi
Sebastian Vettel, Ferrari
Sebastian Vettel, Ferrari

La Formula 1 ha tutto ciò che uno sport possa desiderare. Un passato storico glorioso ed un seguito di fan globale. I team sono disposti a pagare una cifra stimata intorno ai 2,5 miliardi di dollari per finanziare le loro operazioni, intaccando pesantemente i propri bilanci.

Nel corso degli anni, gli investitori della Formula 1 hanno visto il prodotto perdere un notevole valore commerciale. Una approfondita analisi svolta dalla rivista Forbes ha mostrato quali sono le principali problematiche della massima serie automobilistica, evidenziando in primo luogo una distribuzione dei ricavi per nulla equa, per spiegare quali sono state le ragioni che hanno fatto perdere il 30% dell'iniziale valore stimato in 12 miliardi di dollari.

Il primo problema nasce in pista. Anche la stagione 2015 ha mostrato un finale scontato con un solo team in grado di competere per la conquista del titolo. Soltanto 3 piloti sono riusciti a vincere, 6 differenti driver hanno conquistato il podio e Lewis Hamilton ha conquistato il titolo con 3 gare d'anticipo. Questi dati mostrano un trend ormai consolidato; soltanto due team si sono divisi i successi negli ultimi sei anni, ed ormai non si assiste ad una stagione combattuta dal 2012.

Finanziariamente, la Ferrari continua ad occupare il gradino più alto del podio grazie ad un valore pari a 1,35 miliardi di dollari, lo stesso dello scorso anno ed il doppio di un team di pari livello. La Mercedes, ad esempio, nonostante abbia schierato nelle ultime due stagioni la vettura più competitiva, vanta un valore pari a 675 milioni di dollari, mentre Red Bull e McLaren seguono al terzo e quarto posto. 

Secondo le stime effettuate da Forbes, soltanto gli investitori della Ferrari hanno ottenuto un profitto, anche se si tratta soltato del 4% su un totale di 450 milioni di dollari di entrate. Certamente questo business è identico in tutti gli sport estremamente costosi. Le scuderie di Formula 1 raramente operano avendo come obiettivo il profitto, piuttosto riuscire a raggiungere un punto di pareggio è lo scenario più ottimistico.

I responsabili dei team preferiscono avere una maggiore esposizione mediatica in modo da ottenere maggiore visibilità per gli sponsor ed ottenere maggiori dividendi.

Questo spiega perchè i team maggiori investono maggiori risorse per vincere, ma è anche la causa che ha portato solo poche scuderie ad essere competitive. La Williams, valutata attualmente 400 milioni di dollari, è l'unico team fuori dalla top 4 composta da Ferrari, Mercedes, Red Bull e McLaren, ad essersi avvicinata come prestazioni alle scuderie più performanti grazie anche alla sponsorizzazione con Martini. Per il resto delle squadre impegnate, le notizie non sono altrettanto buone.

L'esempio della Catheram è ancora ben impresso. La scuderia inglese è riuscita a disputare l'ultima gara della stagione 2014 grazie ad una operazione di crowdfunding, mentre la Marussia è riuscita a salvarsi dalla bancarotta grazie ad un investimento dell'ultimo minuto. 

I problemi economici in Formula 1 non sono certo una novità, ma il fatto che ben tre team di media classifica quali Sauber, Lotus e Force India abbiano rischiato di non disputare il Gran Premio del Texas per motivi finanziari deve far riflettere.

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