Ferrari: scopriamo perché la SF1000 è un camaleonte
Analizziamo l'anacronistico weekend della Scuderia nel primo GP 2020: la Rossa ha mostrato gravi lacune in qualifica con le gomme soft ed è parsa migliore in gara. Ecco cosa è emerso a Spileberg in attesa dei pezzi nuovi in arrivo.
Charles Leclerc, Ferrari SF1000
Charles Coates / Motorsport Images
La Ferrari è un camaleonte. Cambia aspetto ogni volta che scende in pista. Non è mai la stessa, tanto che non la conoscono nemmeno i tecnici del Cavallino. La SF1000 è un oggetto misterioso da maneggiare con cautela. Probabilmente è una monoposto con un potenziale ancora nascosto e tanti difetti da correggere in corsa.
La Scuderia ha arpionato un secondo posto con Charles Leclerc in una gara, il GP d’Austria, nella quale la Rossa avrebbe potuto essere doppiata: con il pieno di benzina il monegasco aveva sommato 13 secondi di distacco in appena 8 giri, dilatando la delusione delle qualifiche quando la SF1000 era risultata 920 millesimi più lenta della SF90 che era partita in pole al Red Bull Ring l’anno prima proprio con il monegasco.
In realtà la Ferrari ha beneficiato di ben tre safety car che puntualmente hanno azzerato i distacchi che si erano materializzati, ma è anche andata migliorando con il trascorrere dei giri, tant’è che alla fine Leclerc ha siglato il quarto giro più veloce in 1’07”901 a 426 millesimi da Lando Norris, e rincorrendo le due frecce nere a un paio di decimi.
La prima considerazione da fare è che la SF1000 soffre le gomme Soft e questo è un problema serio in qualifica. Con la mescola morbida la monoposto non ha scorrevolezza, figuriamoci con il serbatoio pieno di carburante. Le cose sono andate via via migliorando con le Hard e, in particolare, con i due treni di Medie montati durante le safety car.
Ma i cambiamenti non possono essere dovuti solo alle scarpe sostituite. Ci deve essere dell’altro e a ben guardare i tecnici di Maranello hanno messo mano all’ala anteriore scaricando i flap nei pit stop come hanno segnalato i commentatori di Sky durante la diretta. Sorge il dubbio, quindi, che la SF1000 sia un “muro” aerodinamico e spenda in resistenza all’avanzamento una parte della potenza del motore che non è certo l’unità più brillante in circolazione, ma sicuramente il più affidabile.
Con un assetto più critico e una monoposto più leggera, Leclerc è riuscito a vedere in gara velocità massime meno desolanti di quelle registrate in qualifica. Charles è passato da essere ultimo al sabato nel T1 con 314,0 km/h a 13esimo con 322,7 km/h. Certo l’essere in scia ha aiutato, ma il divario dalla Mercedes è sceso da 9,4 km/h in qualifica a 3,3 km/h in gara e anche Lewis ha beneficiato del risucchio aerodinamico sul dritto.
Tutto ciò cosa sta a significare? Che la Ferrari non ha ancora capito la SF1000 e sono bastate delle correzioni in corsa per trovare un potenziale che è ancora nascosto. Il giovane monegasco è stato bravo, bravissimo, ad adeguare il suo stile di guida al variare delle condizioni, mentre Sebastian Vettel è parso subire ciò che la Rossa era in grado di dargli.
Concludendo possiamo dire che la Scuderia ha evitato una figuraccia. La Rossa ha confermato i difetti visti ai test di Barcellona e solo in questo weekend vedremo le prime modifiche che dovrebbero cambiare il comportamento della macchina. Per il GP di Stiria sono attese ala anteriore e posteriore nuova e un fondo modificato, mentre il resto del pacchetto arriverà come previsto in Ungheria.
Cosa ci dovremo aspettare a Spielberg 2? Una Ferrari che riprenda il suo cammino da terza forza, nella consapevolezza di poter contenere il distacco da Mercedes e Red Bull. Con il motore congelato (a Maranello c’è chi sostiene che ci sono 15 cavalli in più rispetto all’unità spedita a Melbourne in marzo), la crescita dovrà giungere da meccanica e aerodinamica confidando in una buona affidabilità visto che le power unit Mercedes, Honda e Renault hanno avuto i loro guai...
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