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Formula 1 GP d'Italia

F1 | Ferrari sbanca Monza: perché la singola sosta è diventata vincente

Monza si tinge ancora una volta di rosso, grazie al trionfo di Charles Leclerc che ha sfruttato al meglio l'intuizione strategia e l'ottima lettura di gara del muretto, bravo nel variare in tempo reale la tattica di gara ritornando sulla singola sosta. Sul piano strategico, sono diversi i motivi per cui si è rivelata la scelta vincente.

Charles Leclerc, Ferrari SF-24

Monza è Rossa. Nel Gran Premio di casa, la Ferrari ha colto il terzo successo stagionale dopo quelli in Australia e a Monaco, ma quello di Monza, probabilmente, ha un sapore speciale, differente, specie per come è arrivato. Il Cavallino è stata l’unica delle squadre di vertice a scommettere sulla singola sosta, in quella che, di fatto, si è rivelata la scelta vincente.

Andando a scorrere la classifica, infatti, in realtà si può notare come anche altre squadre di centro gruppo siano riuscite a far funzionare e rendere efficace questa tattica, ma con un ritmo molto più lento nella fase iniziale e centrale del secondo stint, per poi quasi allinearsi sul finale.

La forza della Ferrari, in questo caso, non è stata tanto e solo quella di puntare sulla singola sosta, perché già alla vigilia era comunque data come la strategia privilegiata, bensì nell’adottarla e, al contempo, riuscire a farla funzionare leggendo bene gli scenari in tempo reale, nonostante un passo elevato. Sono diversi gli elementi che hanno permesso e consentito alla Rossa di centrare un risultato che i tifosi ricorderanno a lungo, a cominciare dal sorpasso su Lando Norris nel primo giro.

Charles Leclerc, Ferrari

Charles Leclerc, Ferrari

Foto di: Ferrari

Il primo stint ha cambiato le carte in tavola

Senza ombra di dubbio, quel sorpasso trovato nel corso del giro di apertura ha cambiato profondamente gli scenari della gara, soprattutto perché ha spinto McLaren a reagire e programmare probabilmente in maniera differente alcune scelte di gara. Al sabato, quasi scherzosamente, Frederic Vasseur aveva detto che probabilmente nel primo stint tutti avrebbero spinto e così è stato anche per Leclerc, che in effetti ha pagato dazio verso la fine del primo stint: d’altra parte, però, paradossalmente questa è stata anche una delle chiavi del successo del monegasco.

Sopravanzato abilmente Norris infilandosi in uscita dalla seconda variante, il Ferrarista ha cercando di mantenere il ritmo di Piastri in testa alla corsa, andando a forzare costantemente nelle curve più rapide, quelle che mettono maggiormente sotto stress le gomme e che per tutto il resto avevano rappresentato un problema, come le due Lesmo e la Parabolica. Non è un caso che, anche dai box, già nel corso delle prime tornate, ripetessero costantemente di preservare gli pneumatici, mentre l’obiettivo di Leclerc era quello di continuare a spingere per mantenersi in zona DRS, cosa che avrebbe pagato successivamente quando avrebbe accusato un calo della gomma.

Infatti, nel momento in cui ha iniziato a calare la gomma dopo una 11/12 passaggi, il gap dalla vetta si è aperto in maniera sempre più marcata: nello spazio di cinque tornate, Leclerc è passato dal lottare nella zona DRS fino ad accumulare quattro secondi di svantaggio, dando anche modo a Norris di riavvicinarsi. Allo stesso tempo, però, è fondamentale andare anche a comprendere quali fossero i piani del team di Woking che, in realtà, come tanti altri, era partito per puntare sulla singola sosta, ovvero il Plan A.

Confronto telemetrico Piastri Leclerc - Gara Monza

Confronto telemetrico Piastri Leclerc - Gara Monza

È proprio in questo frangente che probabilmente la cosa assume uno scenario differente. Per quanto i due portacolori papaya iniziassero ad accusare del leggero sottosterzo, che a sua volta spingeva ai primi segnali di graining, McLaren non ha realmente provato a capitalizzare le difficoltà di Leclerc, preferendo tentare un undercut. Qui è da comprendere quanto fosse concreto il dubbio della McLaren che potesse essere proprio il monegasco a fermarsi per primo, ma emerge in modo chiaro quanto sia stato lo stesso team britannico a dare a innescare la sequenza di pit stop.

Da una parte, ciò non ha permesso a Piastri di continuare ad incrementare il vantaggio, mentre dall’altra ha spinto anche lo stesso Leclerc verso la sosta, facendo un favore alla Rossa. Seppur anche il Cavallino avesse puntato sul singolo pit stop, come si evince con Sainz, Vasseur ha spiegato che gli strateghi pensavano di poter avere un vantaggio sulla McLaren, per cui ne hanno voluto seguire la strategia richiamando Leclerc, mentre lo spagnolo è potuto rimanere in pista per qualche altro giro, anche se ne ha pagato il prezzo dato che stava attraversando la fase di graining.

Come Ferrari ha letto la giusta strategia

A pesare molto sulla visione di gara nel secondo stint è stata soprattutto l’evoluzione della pista, che ha giocato un ruolo chiave giro dopo giro. Nella prima fase di gara si è visto un graining piuttosto marcato e questo probabilmente ha mandato tanti team in confusione su quale fosse effettivamente la tattica più adatta. Osservando la Red Bull, partita su gomme hard, la sensazione è stata quella che il graining fosse più alto del previsto su quel compound ma, con il progressivo miglioramento della pista, quelle stesse indicazioni in realtà sono diventate controproducenti.

Oscar Piastri, McLaren MCL38, pit stop

Oscar Piastri, McLaren MCL38, pit stop

Foto di: Sam Bloxham / Motorsport Images

Secondo i dati Pirelli, tra il primo e il secondo stint vi è stata una grande evoluzione della pista, dovuto alla gomma lasciata giro dopo giro da venti macchine ancora sul tracciato. Tuttavia è chiaro che, sulla base di quanto visto in precedenza, i team hanno iniziato a rivedere quali potessero essere le strategie e sia McLaren che Ferrari hanno iniziato a propendere verso le due soste per entrambe le vetture.

A far cambiare nuovamente la situazione sono due fattori: i feedback dei piloti e la situazione di Norris. Esattamente come Leclerc nel primo stint, nella seconda parte di gara il britannico è stato il primo ad andare nella fase di graining. Tuttavia, a pesare è stato soprattutto l’errore alla Roggia, con un lungo che ha permesso a Leclerc di riavvicinarsi e mettere pressione, tanto che Ferrari aveva ipotizzato di rientrare con il monegasco nel caso Norris fosse rimasto in pista. Anche in questo caso, per McLaren la mossa è stata difensiva, che ha poi portato anche Piastri a fermarsi.   

Secondo Andrea Stella, la sosta si è resa necessaria anche ad alcune caratteristiche della vettura: "Credo che la nostra auto tenda tradizionalmente ad essere molto buona con gli pneumatici posteriori, ma quando si tratta di graining anteriore, tendiamo ad essere aggressivi. Questo ci ha reso un po' nervosi. Soprattutto dopo che Lando ha avuto un bloccaggio sull'anteriore sinistra un paio di giri prima".

Chiaramente, il fatto che anche l’australiano avesse dato qualche segnale di cedimento rappresentava un tema seguito in McLaren, perché in effetti i tempi si stavano leggermente alzando nella fase più acuta di graining, ma rimanevano comunque competitivi e in linea con quelli di Leclerc. Di fatto, la squadra di Woking si è trovata a un bivio: coprire la strategia delle Ferrari, oppure seguire la tattica di Norris prima che perdesse la posizione e fosse troppo tardi.

Charles Leclerc, Ferrari SF-24, Oscar Piastri, McLaren MCL38

Charles Leclerc, Ferrari SF-24, Oscar Piastri, McLaren MCL38

Foto di: Zak Mauger / Motorsport Images

McLaren si è trovata di fronte a un bivio

Infatti, proprio in quella fase, Ferrari aveva preso sempre più in considerazione la possibilità di puntare sulla singola sosta per due motivi: da una parte, il feedback di Sainz, il primo a proporla, tendeva proprio in quella direzione. Non a caso, osservando i tempi dello spagnolo, in realtà a metà stint erano ottimi e in linea con quelli del compagno di squadra, grazie anche a un’introduzione molto gentile dopo il primo pit. Dall’altra parte, però, aspetto ancor più fondamentale, il passo di Norris nei primi 5 giri del suo ultimo stint non è stato così eccezionale rispetto ai due piloti di testa, complici anche i vari sorpassi che ha dovuto effettuare. Per Ferrari questo è stato un invito a nozze, perché quei secondi non guadagnati da parte del britannico avrebbero potuto giocare un ruolo fondamentale.

Il problema a quel punto con Piastri è diventato doppio: da una parte si voleva continuare ad attendere per comprendere se la singola sosta fosse effettivamente possibile, dato che il ritmo era buono e non stava perdendo tempo da Leclerc. Dall’altra forse si è atteso un po’ troppo, perché lo stint finale è stato solo di 15 giri contro i 22 di quello centrale. Di base, molto probabilmente, il desiderio era davvero quello di provare a coprire con quantomeno una delle due vetture la strategia della Rossa, ma a quel punto si è posto un problema.

Da una parte l’indicazione di Piastri che arrivare fino alla fine sarebbe stato molto difficile: in realtà, l’australiano aveva comunque detto che la gomma non stava peggiorando, ma solo che il ritmo non sarebbe migliorato, cosa che comunque non era indispensabile. Dall’altra, attendendo ancora vi sarebbe stato il serio rischio che l’australiano potesse rientrare nella pit window di Norris, mettendo McLaren in una situazione scomoda. In effetti, sia Stella che Piastri hanno poi ammesso che probabilmente sarebbe stato meglio provare a superare la fase di graining, andando fino in fondo.

Tuttavia, una volta gestito il graining, come mostra il ritmo non solo di Leclerc, ma in generale anche dei piloti che hanno optato per la singola sosta nella top ten, il passo era comunque competitivo, proprio perché questa non era una gara ad alto degrado. La differenza più importante è che Ferrari, a confronto di altre squadre, è riuscita a leggere in tempo reale la gara, reagire e gestire la gomma nonostante un ritmo ben più importante.

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