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Ferrari: Sainz non è un secondo servito per contratto

Quale sarà il ruolo di Carlos al cospetto di Leclerc? Non esiste più la seconda guida come doveva essere Peterson per Andretti nel 1978. Ora ci sono meno vincoli contrattuali di un tempo e la differenza la fanno i fatti di gara.

Carlos Sainz Jr., McLaren

Foto di: Zak Mauger / Motorsport Images

Nella storia delle corse il ruolo della ‘seconda guida’ è sempre stato oggetto di grandi discussioni, dibattiti animati da episodi diventati dei classici del motorsport.

Ci sono approcci romantici, appassionati che vorrebbero vedere duelli tra campionissimi possibilmente in condizioni di parità tecnica, l’apice dello sport dell’auto per chi mette la figura del pilota al centro della scena.

Andando a ritroso nella storia della Formula 1 emerge in modo inconfutabile che gli scontri più feroci sono stati quelli che hanno visto protagonisti due compagni di squadra, per lo più in condizioni di contendersi il titolo Mondiale.

In questi giorni il ruolo della seconda guida è tornato ad essere oggetto di discussioni, argomento riportato alla luce dalla scelta Ferrari di affiancare Carlos Sainz a Charles Leclerc.

Il disegno della Scuderia era in realtà diventato chiaro già lo scorso 23 dicembre, quando è stato annunciato il prolungamento del contratto di Leclerc fino al termine della stagione 2024, un tempo inusuale in Formula 1, che testimonia la volontà di mettere un punto fermo sui progetti futuri.

L’arrivo di Sainz si colloca in questo quadro, e non sorprendono le parole dette ieri da Mattia Binotto a SkySport: “Carlos è un ragazzo simpatico, intelligente, ha un grande spirito di squadra ed è un gran lavoratore, un aspetto quest’ultimo che sarà utile per la crescita di Charles. Nelle sue cinque stagioni in Formula 1 ha dimostrato di essere molto competitivo, soprattutto in gara, garantendo molti punti al team”.

Ora alcuni appassionati si chiederanno: ma è giusto che un top-team giochi con una sola punta?

La risposta è nella storia della Formula 1, ed è un verdetto chiaro: dipende dalle circostanze. Quando una squadra è impegnata nella rincorsa verso le prime posizioni, avere due piloti di punta rappresenta un vantaggio.

Nel box normalmente si collabora, soprattutto se lo status tra i due driver è equivalente, perché l’obiettivo è quello di far crescere il team ed arrivare a lottare per i massimi obiettivi. I problemi sorgono quando effettivamente si raggiunge la prima fila e lo ha spiegato di recente Nico Rosberg, raccontando l’arrivo nel team di Lewis Hamilton nel 2013.

Nico Rosberg, Mercedes AMG F1 celebra il titolo mondiale 2016 dopo aver battuto Hamilton

Nico Rosberg, Mercedes AMG F1 celebra il titolo mondiale 2016 dopo aver battuto Hamilton

Photo by: Motorsport Images

“Nella prima stagione tra me e Lewis è andato tutto bene, non avevamo la possibilità di puntare a grandi traguardi ed il nostro rapporto si è confermato molto amichevole, non c’erano tensioni".

"Poi la stagione successiva ci siamo ritrovati a poter lottare per il titolo Mondiale, in palio c’era il nostro sogno ed entrambi eravamo determinati a raggiungerlo. E così l’amicizia è stata compromessa, l’importante era provare a vincere con la consapevolezza che per farlo era necessario battere il pilota con cui si condivideva il box”.

C’è anche un’altra situazione che può far nascere tensioni tra i piloti di una squadra, ed è quanto abbiamo visto lo scorso anno in Ferrari (o nel box McLaren nel 2007), ovvero quando la stagione inizia con ruoli ben definiti e gara dopo gara le gerarchie saltano.

Solitamente avviene quando si è in presenza di un giovane affiancato ad un campione del Mondo (il caso Leclerc-Vettel o quello Hamilton-Alonso) ed il pilota dallo status maggiore si vede insidiato da una figura che reputa di secondo piano.

In questo contesto anche se non si lotta per la vittoria il clima può diventare rovente, e non è un caso che in entrambi i casi citati a fine stagione sia stato il pilota di maggior esperienza a salutare tutti.

Mario Andretti vincitore con Ronnie Peterson secondo al GP di Francia 1978

Mario Andretti vincitore con Ronnie Peterson secondo al GP di Francia 1978

Photo by: Ford Motor Company

Se parliamo di seconde guide non tutte le storie sono però identiche. A fine Anni Settanta fece scalpore il ruolo di Ronnie Peterson in Lotus, che accettò la figura del gregario di Mario Andretti (previsto nero su bianco nel contratto che firmò lo svedese).

Peterson doveva letteralmente seguire Andretti, proteggendogli le spalle a prescindere da ogni situazione e gli era consentito di provare a vincere solo se Piedone era fuori gara o molto distante. Un caso estremo che fortunatamente oggi non ritroviamo più in Formula 1.

Adesso  non c’è bisogno di clausole contrattuali, le regole di ingaggio messe nero su bianco sono le stesse per entrambi i piloti. A fare la differenza è la performance del pilota, ed una squadra decide in anticipo che tipo di coppia formare per evitare problemi.

Una seconda guida di ‘fatto’ è molto più gestibile di una prevista da ‘contratto’, perché nella maggioranza dei casi non sarà necessario intervenire.

Valtteri Bottas, Mercedes AMG F1, vincitore del GP d'Australia 2019, solleva il trofeo davanti a Lewis Hamilton secondo

Valtteri Bottas, Mercedes AMG F1, vincitore del GP d'Australia 2019, solleva il trofeo davanti a Lewis Hamilton secondo

Photo by: Jerry Andre / Motorsport Images

Lo scorso anno, dopo le prime sei gare, Bottas e Hamilton avevano lo stesso ruolino di marcia, con tre vittorie e tre secondi posti, e i tre successi conquistati dal finlandese erano stati ottenuti davanti al compagno di squadra, nessun ordine dai box, nessuna polemica. Poi Lewis ha spiccato il volo, mettendoci del suo.

Oggi ad una seconda guida non è precluso di vincere gare, anche davanti al compagno di squadra, ammesso che non ci si trovi nella seconda parte della stagione con il compagno lanciato per il titolo ed in lotta con uno o più avversario di altri team.

Nel 2018 la Mercedes chiese a Bottas di cedere la vittoria a Hamilton, ma il finlandese era lontano dalla vetta della classifica, mentre Lewis era ancora in corsa con Vettel per il titolo Mondiale.

In Ungheria, nel 2017, la situazione era diversa, e Toto Wolff si assunse la responsabilità di dare ordine a Hamilton di restituire la terza posizione a Bottas dopo che quest’ultimo gliela aveva ceduta nella speranza che Lewis potesse infastidire le due Ferrari al comando, impresa fallita.

Oggi ci sono secondi piloti, ma non valletti come a volte abbiamo visto in passato. Poi, come sempre, sarà la pista a dire la sua.

Quando Hamilton arrivò in Mercedes era opinione diffusa che non ci sarebbero state storie sulle gerarchie interne alla squadra, ma quando nel 2016 ad inizio stagione Lewis ha accusato un periodo con scarsa concentrazione, Rosberg ne ha approfittato e nessuno nel team lo ha fermato.

Certo, per permettersi scontri fratricidi come quello che accadde quell’anno nel Gran Premio di Spagna bisogna essere certi di avere una monoposto molto superiore alla concorrenza, viceversa rischia di costare un Mondiale, ma è stata la conferma che oggi non si è secondi per contratto.

Charles Leclerc, Ferrari SF1000

Charles Leclerc, Ferrari SF1000

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

La Ferrari ha fatto una scelta chiara, dando priorità a Leclerc dopo aver constatato nel 2019 le doti del monegasco, ma questo non lo mette in condizione di vivere di rendita. Charles potrà indubbiamente contare su un clima più tranquillo rispetto a quello dello scorso anno, potrà magari avere priorità su alcune scelte, ma oggi non ci sono più team con risorse limitate al punto da curare meglio una monoposto rispetto all’altra.

La differenza, quando c’è, può essere sulla strategia di gara, su una scia da tirare anziché avere, situazioni che diventano strategiche quando ci si trova in volate per il titolo giocate su una manciata di punti.

Ma Leclerc dovrà garantirsi l’allungo iniziale, quello che serve per giustificare un eventuale aiuto da parte del compagno di squadra, nella speranza di ritrovarsi a lottare per traguardi assoluti, davanti ai quali tutto è giustificato.

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