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Ferrari: perché essere la terza forza non è una chimera

La Scuderia anche a Imola resta giù dal podio, ma coglie un quarto posto con Leclerc e un quinto con Sainz. Il piazzamento nel GP del Made in Italy vale molto più di quello in Bahrain perché la SF21 ha mostrato delle concrete potenzialità per tornare subito dietro a Red Bull e Mercedes. Ecco quali sono gli aspetti che fanno pensare a una Rossa in crescita nella sfida con la Mclaren che ha colto il terzo posto con Norris.

Un meccanico della Ferrari, mentre spinge l' auto di Charles Leclerc, Ferrari SF21 dentro il garage

Un meccanico della Ferrari, mentre spinge l' auto di Charles Leclerc, Ferrari SF21 dentro il garage

Mark Sutton / Motorsport Images

A Maranello non sono troppo soddisfatti: per come si erano messe le cose a Imola non era affatto peregrino pensare a Charles Leclerc secondo sul podio dietro all’imprendibile Max Verstappen, vincitore con la Red Bull.

La Ferrari, invece, torna a casa dal GP del Made in Italy e dell’Emilia Romagna con un quarto posto del monegasco e il quinto di Carlos Sainz. La Rossa resta giù dal podio, ma la consapevolezza è che il piazzamento all’Enzo e Dino Ferrari conta enormemente di più di quello di Sakhir, perché la SF21 ha evidenziato un potenziale che in Bahrain non si era visto.

Unica squadra con due piloti efficaci

Tanto per cominciare la Scuderia è l’unica squadra che può contare su una coppia di piloti affiatati: Red Bull, Mercedes e McLaren hanno costruito il loro bottino con un solo conduttore, mentre i “secondi” hanno dovuto fare i conti con uno “stato confusionale” (Valtteri Bottas, Sergio Perez e anche Daniel Ricciardo).

Carlos Sainz, scattato 11esimo, dopo una qualifica mediocre, si è portato al quinto posto dietro al compagno di squadra: l’avvio della gara dello spagnolo è stato tumultuoso, perché sul bagnato ha collezionato una serie di errori cercando di guidare oltre il limite della vettura, ma quando ha trovato il passo, Carlos ha costruito una prestazione solida che fa ben sperare per il futuro.

Il madrileno non ha ancora trovato i meccanismi per sfruttare la SF21 al 100%, ma è indubbio quanto sia prezioso il suo contributo meticoloso nel far crescere la monoposto.

Il  nuovo fondo era per Portimao

In Ferrari erano confidenti che a Imola la SF21 avrebbe potuto fare bene: non è casuale il debutto di un nuovo fondo con il taglio a L che sarebbe stato destinato a Portimao. Il gioco d’anticipo è stato possibile grazie alla vicinanza di Maranello al circuito in riva al Santerno, ma abbiamo avuto la piacevole conferma che la macchina (per quanto sia derivata dalla SF1000) non ha niente da spartire con l’anno scorso. Le novità venivano provate e (spesso) erano parcheggiate perché non davano risultati.

Finora ogni soluzione che è stata portata in pista è stata promossa per la gara, segno che lo sviluppo imboccato dai tecnici di Enrico Cardile va nella direzione giusta. Il gruppo di lavoro che ha fatto flop nel 2020, sembra che stia mettendo a posto un tassello alla volta di un puzzle che offre un’immagine più coerente con la storia del Cavallino.

Certo non c’è da strapparsi le vesti per un quarto e quinto posto, ma è indubbio che la Ferrari ha fatto balenare nei tifosi l’idea che qualche sorpresa nel corso della stagione si possa aspettare.

L'ala carica una scelta, non un azzardo

Proviamo ad analizzare Imola con un minimo di razionalità: la squadra in qualifica ha battezzato un’ala posteriore più carica di quella a cucchiaio che era stata deliberata per la prima gara europea. È stata una scelta che ha pagato perché Leclerc la Rossa l’ha messa in seconda fila.

È vero che Lando Norris con la McLaren è stato penalizzato per un taglio, altrimenti sarebbe stato davanti a Charles, ma se la SF21 voleva rivaleggiare sul giro secco con la MCL35 M avrebbe potuto puntare sull’aerodinamica con meno resistenza.

E, invece, la scelta di puntare sul carico non era sbagliata. Non solo per le previsioni di pioggia che è stata puntuale protagonista, ma anche per una precisa strategia che puntava a salvaguardare gli pneumatici.

Il clima freddo ha certamente favorito la Rossa poco a suo agio con il caldo del Bahrain, ma la sensazione è che a Maranello abbiano cominciato a capire come far funzionare il warm up degli pneumatici 2021 con la carcassa più rigida.

Sul bagnato la Rossa non sfigura più

La Ferrari disastrosa l’anno scorso con le gomme da bagnato, sull’acqua se l’è cavata in modo più che egregio. Certo il maggiore carico ha aiutato, ma non crediate che sul dritto la differenza fra Leclerc e Norris sia stata abissale come sembrava dalle immagini tv.

La McLaren alla speed trap ha colto con Lando una velocità massima di 293,0 km/h, mentre Leclerc ha toccato i 291,3, in linea con quella di Verstappen e Hamilton capaci entrambi di 291,8 km/h.

Un GP che va diviso in due fasi

È evidente che la partita non si è giocata lì, anche se è evidente a tutti che dopo la bandiera rossa, quando la pista si è asciugata, il vantaggio dell’ala carica è venuto meno. La Ferrari, quindi, ha vissuto un GP di Imola che va spaccato in due momenti distinti.

Agli appassionati più attenti non sarà sfuggito che Leclerc aveva costruito un vantaggio di 25 secondi sulla McLaren di Norris e tanto sarebbe bastato per chiudere la partita con la squadra di Woking con una corsa più lineare.

Leclerc è rimasto senza radio alla ripartenza

Le cose, invece, sono cambiate molto all’ultimo via in occasione del giro 33: il pilota monegasco è rimasto senza radio e, quindi, non riceveva alcuna comunicazione dal muretto.

Non sapeva che la gara sarebbe scattata con una ripartenza, ma si aspettava di tornare sulla griglia per uno start da fermo.

È per questa ragione che non ha “marcato” Verstappen al verde e si è fatto sorprendere da Norris che lo seguiva. La McLaren, confidando nelle temperature basse, ha montato un treno di soft a Lando che poteva entrare prima nel working range rispetto alle medie calzate sulla Rossa di Leclerc.

Ed è questo il motivo che ha facilitato l’attacco dell’inglese che è andato a segno, così come la sua strenua difesa al ritorno di Charles. Le due vetture, però, hanno mostrato un passo che non era molto diverso: il giro più veloce di Norris (1’18”259) alla fine è stato migliore solo di un decimo rispetto a quello del monegasco (1’18”379), anche se la McLaren dispone forse del miglior motore (Mercedes) che c’è in circolazione.

C'è una ventata d'entusiasmo

La Ferrari, dunque, guarda al futuro con fiducia nella consapevolezza che il ruolo di terza forza non sia affatto una chimera e anche il divario dalle due grandi è calato in qualifica come in gara. Il minuto pagato al debutto iridato sembra dimenticato, l’aria che si respira a Maranello non è più quella tossica del 2020, perché è arrivata una ventata d’entusiasmo.

La Scuderia ha dato un’impronta alla stagione 2021 pur non avendo raccolto tutto quello che avrebbe meritato: la McLaren è solo a 7 punti nel Costruttori, mentre gli altri pretendenti al gruppo di mezzo sono distanti: la squadra più vicina è l’Aston Martin che è a 27 lunghezze, seguita da AlphaTauri e Alpine.

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