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Analisi
Formula 1 GP di Singapore

F1 | Ferrari: le tre fasi che hanno scandito la vittoria di Sainz

A Singapore è arrivata la prima vittoria stagionale della Ferrari che spezza un dominio Red Bull durato per ben 14 gare. Al di là delle difficoltà del team di Milton Keynes, la squadra del Cavallino ha costruito un weekend in cui è riuscita a mettere insieme tutti i pezzi del puzzle, costruendo poi un'efficace strategia in gara di cui i piloti sono stati abili interpreti. Analizziamo le tre fasi chiave della gara che hanno permesso a Sainz di portare la SF-23 al primo posto sotto la bandiera a scacchi.

Carlos Sainz, Ferrari SF-23, Charles Leclerc, Ferrari SF-23

Per oltre metà campionato ci si è chiesti se qualcuno potesse spezzare l'egemonia della Red Bull prima di Abu Dhabi. A Singapore, in weekend estremamente particolare, è giunta la risposta e a interrompere il dominio della squadra di Milton Keynes è stata la Ferrari, capace di sfruttare una grande opportunità per tornare al successo dopo un'attesa durata più di un anno.

Il difficile weekend della scuderia anglo-austriaca ha indubbiamente facilitato il compito ai rivali, ma il team del Cavallino si è dimostrata abile nel mettere insieme ogni pezzo del puzzle: un buon set-up su una pista favorevole, il giro secco in qualifica, la strategia in gara e tanto sangue freddo. Senza uno di questi elementi, il risultato avrebbe potuto essere completamente differente, con l'amara consapevolezza di aver mancato una chance importante.

Dopo aver conquistato la prima posizione al sabato, sessione in cui la Ferrari ha spesso ben figurato nel corso di questo mondiale, la Rossa ha costruito un'ottima strategia, di cui i piloti ne sono stati abili interpreti: un successo costruito in tre fasi chiave della gara.

Il vincitore Carlos Sainz, Ferrari

Il vincitore Carlos Sainz, Ferrari

Photo by: Zak Mauger / Motorsport Images

La gestione del passo nel primo stint

Partendo dalla pole position, l’obiettivo era chiaro: provare di tutto per portare a casa la vittoria, bloccando così l’egemonia Red Bull durata ben quattordici gare. La scelta di far scattare Leclerc con la mescola più soffice ha rappresentato immediatamente un segnale verso quella direzione. Per la Ferrari era infatti fondamentale provare a sopravanzare George Russell già in partenza portando le due vetture al comando, in modo da poter rallentare il ritmo e spingere la gara verso la singola sosta. Infatti, tra le possibili opzioni in mano alla Mercedes c'era anche quella di impostare la corsa su un doppio pit stop, potendo contare su un secondo set di medie nuovo risparmiato durante il weekend.

Sfruttando il vantaggio dalla soft e la partenza a rilento del rivale britannico, Leclerc è subito riuscito a salire al secondo posto, mettendosi nella scia di Sainz. Da quel momento in poi, i piloti della Rossa hanno messo in pratica la strategia pensata dal Cavallino prima della corsa, mantenendo un ritmo estremamente lento che li aiutasse a salvaguardare le gomme e posticipare il momento del pit stop il più avanti possibile. Inoltre, questa tattica avrebbe permesso anche di mantenere il gruppo compatto, riducendo le chance che Mercedes potesse forzare la situazione e tentare un undercut portando la gara sulle due soste, dato che Russell si sarebbe poi ritrovato nel traffico.

Da questo punto di vista, si è rivelata fondamentale anche la decisione di iniziare ad allargare gradualmente il distacco tra Sainz e Leclerc, prima a tre secondi, poi a cinque, proprio nel momento in cui si stava avvicinando la finestra per una corsa con due pit stop. Ciò ha permesso di coprire differenti scenari, principalmente rivolti a proteggere il primo posto dello spagnolo in caso di un problema al pit stop o di Safety Car anticipata, avendo comunque il margine per rientrare davanti a Max Verstappen, che realisticamente sarebbe rimasto in pista con la hard. Inoltre, sempre pensando a uno scenario che prevedeva l'ingresso anticipato della vettura di sicurezza, quel gap tra i due piloti avrebbe potenzialmente dato l'opportunità di effettuare un double stack. 

Carlos Sainz seguito da Charles Leclerc: nella prima parte di gara è stato fondamentale gestire il passo per evitare le due soste.

Carlos Sainz seguito da Charles Leclerc: nella prima parte di gara è stato fondamentale gestire il passo per evitare le due soste.

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

Aver fatto riavvicinare Norris dopo la Safety Car

Chiaramente, per quanto gli ingegneri del Cavallino fossero preparati a un’eventualità del genere avendo studiato molteplici piani pre-gara, l’entrata della Safety Car dopo venti giri ha costretto tutti i piloti sulla media a rientrare, anticipando di qualche tornata il momento ideale della sosta. Al contrario, coloro che avevano preso il via sulla mescola hard, come le Red Bull (e in parte l’Alfa Romeo, che ha tuttavia diversificato la strategia), sono invece rimasti in pista, rallentando il ritmo alla ripartenza a causa delle gomme più dure e usurate, quindi più difficili da mandare in temperatura.

George Russell è riuscito rapidamente a sopravanzare Max Verstappen e a rimettersi alla caccia di Carlos Sainz, ben consapevole che l’unico modo di poter vincere questa gara, come suggerito anche dai box, era quello di provare a mettere sotto pressione lo spagnolo, spingendolo o all’errore o a consumare più rapidamente gli pneumatici per difendersi. I vari duello, così come il fatto che il gruppo abbia impiegato qualche tornata in più per superare entrambe le RB19, hanno fatto sì che tra il duo di testa e Lando Norris si formasse un gap di quasi tre secondi.

Seguendo le indicazioni del team prima della ripartenza, che gli aveva suggerito di mantenere il gruppo alle sue spalle quanto più compatto possibile, Sainz ha iniziato a fare ciò che gli era stato suggerito, permettendo al britannico della McLaren di riavvicinarsi al duo di testa. Infatti, osservando i tempi, si nota come il Ferrarista passi da un 39.8 nel corso del ventisettesimo passaggio al 41.2 della tornata successiva, senza errori, per poi tornare sul 40 basso. Questo riavvicinamento si è rivelato utile per due ragioni: da una parte, ha fatto sì che Russell non fosse più da solo limitando così i suoi margini di manovra, dato che a quel punto avrebbe dovuto comunque tenere sotto controllo Norris ormai giunto alle sue spalle. Inoltre, questo approccio ha permesso di gestire con più calma le coperture in una fase chiave della loro vita, consentendo di arrivare all’ultima fase della corsa con gomme più fresche.

Carlos Sainz, Ferrari SF-23, George Russell, Mercedes F1 W14

Carlos Sainz, Ferrari SF-23, George Russell, Mercedes F1 W14

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

Una decisione che si è rivelata fondamentale nell’economia della gara, perché in quella fase il britannico della squadra di Woking non stava cercando di ricucire lo strappo che si era creato, dato che non vi era alcuna vera necessità di spingere eccessivamente sull’acceleratore.

Da una parte perché il distacco dal duo di testa non era di quelli insormontabili, dato il passo relativamente lento imposto alla corsa, dall’altra perché Norris poteva comunque disporre di un piccolo - ma prezioso - vantaggio su Lewis Hamilton, il quale aveva impiegato un giro in più per sopravanzare Verstappen. Con ancora quasi quaranta giri alla bandiera a scacchi, per l’alfiere della McLaren si trattava di una fase d’attesa. Senza quel riavvicinamento forzato imposto da Sainz, Russell avrebbe potuto continuare liberamente a mettere pressione al Ferrarista, magari riportando la corsa sulle due soste, la principale preoccupazione degli strateghi del Cavallino.

Il DRS dato a Norris sul finale

L’entrata della Virtual Safety Car per il problema tecnico accusato da Esteban Ocon ha cambiato nuovamente gli scenari, spingendo Mercedes verso quella che era la loro miglior alternativa per tentare di vincere il Gran Premio, ovvero fermarsi per montare il secondo treno di gomme medie con cui andare all’attacco sul finale. Una scelta sensata, perché si era ormai compreso che per effettuare il sorpasso decisivo era necessario o un crollo verticale degli pneumatici, come successo nel caso della Haas, oppure disporre di un delta significativo.

 

Sfruttando il tempo ridotto della sosta sotto VSC, nel momento del rientro in pista Russell si è ritrovato a circa ventidue secondi da Sainz, con il chiaro obiettivo di sfruttare i diciassette giri rimanenti per ribaltare le sorti della gara. In più occasioni, il britannico ha chiesto un “target laptime”, un tempo di riferimento sul giro calcolato dagli ingegneri Mercedes che gli permettesse di ricongiungersi al duo di testa ma senza distruggere le gomme, in modo che fossero in buono stato nel momento in cui avrebbe dovuto tentare il sorpasso decisivo.

All’inizio dello stint, il britannico si è mantenuto su quel 36.6 e mezzo indicato dal team iniziando la sua rimonta, mentre alle sue spalle Lewis Hamilton, che era a sua volta staccato di cinque secondi dal compagno di casacca, ha potuto spingere liberamente, riavvicinandosi nel momento in cui la coppia Mercedes è arrivata all’attacco di Charles Leclerc.

In occasione dell'uscita della Virtual Safety Car, Ferrari aveva in effetti valutato la possibilità di far rientrare il monegasco per sostituire gli pneumatici, suggerendo di seguire la strategia opposta a quella di Hamilton. Tuttavia, con il doppio pit stop della Stella si è poi deciso di rimanere in pista, con la speranza che Leclerc potesse in qualche modo rallentare la loro rimonta.

Il confronto tra il 59° e il 60° giro: si può notare come Sainz abbia atteso Norris per dargli il DRS

Il confronto tra il 59° e il 60° giro: si può notare come Sainz abbia atteso Norris per dargli il DRS

Photo by: Gianluca D'Alessandro

Russell si è ricongiunto al gruppo a meno di cinque giri dalla bandiera a scacchi e, in quel momento, Sainz ha leggermente rallentato per fornire l’ala mobile a Norris, il quale avrebbe avuto un’arma in più per difendersi sugli allunghi. Una tattica saggiamente riproposta anche dopo il tentativo di attacco andato a vuoto da parte del britannico della Stella sul connazionale nel corso del cinquantanovesimo passaggio, quando, a causa del duello, il pilota della McLaren aveva accumulato oltre un secondo di distacco dalla vetta. All’inizio del sessantesimo giro, il Ferrarista ha rallentato sensibilmente nella prima chicane rispetto ai giri precedenti, dando il modo a Norris di passare al detection point con un gap utile per poter poi riattivare l’ala mobile.

Indubbiamente non si tratta di uno stratagemma mai visto in passato, ci sono diversi piloti che nel corso degli anni hanno sfruttato questo approccio per trarne vantaggio e difendersi, ma ciò da apprezzare in questo caso è soprattutto la lucidità mostrata dallo spagnolo in una fase molto delicata della corsa, senza commettere errori. 

 

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