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Ferrari: l'ala carica costa in qualifica, ma pagherà in gara?

L'analisi delle telemetrie evidenzia quanto la Ferrari sia stata penalizzata nel giro secco nel confronto con la McLaren di Lando Norris. I tecnici del Cavallino per salvaguardare le gomme, ed evitare lka debacle del GP di Francia, forse hanno esagerato deliberando ali troppo cariche. Ma non è detto che quello che si è rivelato un difetto nel giro secco, non possa diventare un pregio domani in gara. Purtroppo la coperta della SF21 è troppo corta...

Telemetria Q3, GP di Stiria

Foto di: Matteo Bobbi

La Ferrari ha imparato la lezione del Paul Ricard. I punti mondiali non si conquistano al sabato dopo le qualifiche, ma alla bandiera a scacchi. L’aver visto le due Rosse fuori dai dieci in Francia ha spinto la squadra del Cavallino a cambiare l’approccio per il GP della Stiria.

Già nelle prove libere del venerdì era parso chiaro che i tecnici della Scuderia avevano lavorato di più per raccogliere informazioni utili nei long run di gara, piuttosto che cercare la messa a punto ideale per il giro secco.

Puntando su questa filosofia, l’obiettivo era di salvaguardare le gomme rinunciando a qualcosa nella prestazione assoluta, per trovare una maggiore consistenza nell’arco di un run, evitando di surriscaldare gli pneumatici dopo pochi giri, a causa di una monoposto che scivolava troppo.

Il settimo posto in griglia di Charles Leclerc, letto in quest’ottica, non è troppo negativo, tenuto conto che il Red Bull Ring si sposa di più alle caratteristiche della McLaren e dell’AlphaTauri piuttosto che alla SF21, ma nei piani studiati a tavolino il monegasco avrebbe dovuto essere quinto, dietro ai due top team imprendibili (Red Bull e Mercedes).

Le qualifiche, invece, hanno messo in evidenza una Ferrari vulnerabile non solo per la McLaren di Lando Norris ma anche per l’AlphaTauri di Pierre Gasly. Il distacco misurato in pista è stato pesante: 352 millesimi dalla MCL35M e 236 millesimi dall’AlphaTauri.

I tecnici del Cavallino hanno forse esagerato a caricare la Rossa che poi non è riuscita a esprimere le necessarie velocità massime: i due Carlo si sono plafonati a 309,8 km/h alla speed trap, rivelandosi i più lenti del paddock, mentre la coppia di piloti di Woking è risultata la più veloce con 317,8 km/h per Daniel Ricciardo e 317,7 km/h per Lando Norris. La differenza è stata di 8,9 km/h, veramente tanta roba nel giro secco, ed è scesa a 5,5 km/h nella comparazione con la AT02.

Può essere illuminante ricordare che Antonio Giovinazzi, a parità di motore 065/6 con la Rossa, è arrivato a 317,3 km/h con l’Alfa Romeo C41, risultando il terzo più veloce della griglia proprio dopo le vetture “papaya”. È fin troppo evidente, dunque, che per evitare il degrado delle gomme a Maranello hanno esagerato nell’assetto aerodinamico troppo carico, eccedendo dall’altra parte rispetto alle scelte del Castellet.

Averle prese sonoramente in qualifica, non significa, però, uscire con le ossa rotte alla fine della corsa. Anzi, in caso di pioggia una scelta troppo conservativa sulle ali potrebbe rivelarsi azzeccata.

La configurazione carica ha evidenziato il gap di potenza che ancora c’è con la power unit Mercedes montata sulla McLaren e anche sul motore Honda usato a Faenza. La MCL35M ha mostrato lungo i tre rettilinei di Spilberg di avere un ottimo propulsore, ma anche una buona efficienza aerodinamica che, invece, è rimasta nascosta sulla freccia nera nella sfida con la Red Bull RB16B, dovendo la Mercedes spendere dei cavalli con ali più resistenti.

Sulla carta la “papaya” dovrebbe essere imprendibile durante il GP, nettamente più veloce sugli allunghi, mentre nelle percorrenze a più bassa velocità la SF21 sembra difendersi meglio.

Che gara vedremo? È difficile fare delle previsioni, perché la coperta della Ferrari è molto corta. La Rossa non ha un’adattabilità a tutte le piste e sui tracciati veloci soffre più che in quelli guidati, per cui se cerca la velocità rischia di mandare in pappa le gomme, mentre se privilegia il carico, diventano proibitivi i sorpassi.

La chiave di lettura, però, sarà il passo gara: se Leclerc dovesse azzeccare una delle sue partenze (evitando il contatto dello scorso anno con l’allora compagno Vettel…), non è detto che la Ferrari debba subire l’andatura degli avversari, perché nei mini long run delle prove libere la SF21 ha mostrato una buona adattabilità con tutte le mescole scelte dalla Pirelli.

Norris, Gasly e Leclerc formeranno un pacchetto di mischia per essere i primi degli “altri”, mentre Tsunoda (retrocesso di tre posizioni sulla griglia per aver bloccato Bottas in un giro lanciato), Sainz e Ricciardo faranno parte di un secondo gruppo a centro griglia. In ciascuno dei due blocchi si giocheranno partite importanti che potranno valere punti pesanti.

La McLaren ha un “tesoretto” di 16 lunghezze da gestire nel mondiale Costruttori sulla Ferrari, ma la squadra di Maranello non ha alcuna intenzione di rinunciare alla battaglia. L’importante è che gli ingegneri capiscano come mai la SF21 è in grado di difendersi a DRS chiuso, mentre sembra essere poco efficiente con l’ala mobile aperta, pagando un dazio sulla concorrenza maggiore del previsto.

Il flap aperto, evidentemente, non dà quel salto di velocità che ci si aspetterebbe dal DRS, segno che la Scuderia deve giocare la sua partita con una buona strategia, puntando sulla durata delle gomme che dovrebbero lavorare nella giusta finestra di funzionamento, piuttosto che sui sorpassi. Sarà una gara molto tattica, nella quale la Ferrari, per quanto sembri soccombente, non è detto che non possa regalare ai suoi tifosi qualche sorpresa…

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