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Ferrari: la SF21 stupisce per l'ibrido e il grip meccanico

I tifosi del Cavallino a Barcellona si sono trovati una Rossa che non si aspettavano: Leclerc terzo dopo le libere del venerdì a un soffio dalle Mercedes. Analizziamo la telemetria del giro migliore di Charles confrontato con quello di Hamilton perché emergono dei dati interessanti che andiamo ad analizzare.

Telemetria Prove Libere 2, GP di Spagna

Foto di: Matteo Bobbi

Avviso ai naviganti: i tempi del venerdì vanno presi con le pinze perché non è il caso di illudersi troppo presto, ma la Ferrari vista nelle prove libere di Barcellona fa ben sperare. Alzi la mano chi avrebbe scommesso di trovare Charles Leclerc terzo con la SF21, subito a ridosso dei due missili Mercedes?

La pista di Montmelò è considerata molto probante perché mette alla frusta tutte le qualità di una monoposto e ne evidenzia in modo macroscopico anche i difetti: insomma il Circuit de Catalunya dovrebbe dare una rappresentazione della realtà in fatto di aerodinamica, grip meccanico e potenza del motore. La Ferrari vista in Spagna non ha niente da spartire con quella che ha un po’ deluso in Portogallo, meno di una settimana fa.

Chi si poteva aspettare di vedere Charles a 26 millesimi dalla Mercedes di Valtteri Bottas e a 165 dal leader, Lewis Hamilton? Nessuno, probabilmente nemmeno a Maranello. Ma è un fatto che nel team campione del mondo si sia tornati a parlare nei commenti anche di Ferrari e non solo di Red Bull. E già questa è una notizia positiva.

Che sia stato un venerdì un po’ anomalo lo testimoniano Alpine e AlphaTauri che sono lì attaccate alla Rossa, mentre Red Bull e McLaren probabilmente hanno giocato al ruolo delle comparse. Comunque sia, possiamo trarre alcune utili considerazioni sulla giornata, analizzando la telemetria che mette in comparazione il miglior giro di Lewis Hamilton (1’18”170) con quello di Charles Leclerc (1’18”335) grazie allo staff di Matteo Bobbi.

Ci sono tre dati interessanti che meritano di essere approfonditi.

Primo: il motore. Mattia Binotto nelle dichiarazioni che hanno preceduto il GP non ha fatto mistero che la power unit “…ci rende fragili nei confronti diretti”. Il team principal sa quello che dice, per cui vedere nel grafico lo 065/6 rivaleggiare con il motore Mercedes sul lungo rettilineo, fa venire qualche dubbio: Haywel Thomas ha deciso di tenere l’unità di Brixworth in modalità parsimoniosa di cavalli, pensando all’affidabilità?

Aspettiamoci, quindi, che domani si possa aprire la forbice fra la linea bianca (Mercedes) e quella rossa (Ferrari) quanto entreranno in azione le mappature più spinte.

Ma non può passare inosservato che nell’accelerazione del rettilineo la power unit del Cavallino risponda meglio di quella Mercedes, potendo contare su un sistema ibrido che sprigiona subito l’energia elettrica, mettendo Leclerc in una condizione di vantaggio.

Almeno fino a quando il monegasco non è costretto al clipping, perché viene meno la “birra” e perché la mappa di Brixworth permette di parcellizzare meglio l’energia della MGU-K.

Domani il rapporto potrà cambiare, ma se guardiamo solo all’anno scorso è evidente quale sia stato il salto di qualità degli uomini di Enrico Gualtieri.

Secondo: l’aerodinamica. La Ferrari ha portato a Barcellona un’ala da massimo carico aerodinamico che ha permesso alla SF21 di esprimersi bene nel comportamento delle gomme che non hanno avuto cali anche se sull’asfalto c’erano 41 gradi, una temperatura in linea con quella di Portimao, dove le Rosse hanno patito molto specie con le gomme medie.

Nel confronto con la W12 c’è un punto della pista dove la Rossa soffre sulla Mercedes ed è il passaggio fra la curva 7 e la 9, dove si misura il carico aerodinamico assoluto.

Nel transitorio delle due curve veloci (oltre 250 km/h) la Ferrari paga costantemente 4 km/h di velocità, segno che ancora manca di downforce per reggere la sfida diretta con la freccia nera, ma è indubbio che gli ingegneri di Enrico Cardile sono riusciti a cancellare i principali difetti emersi l’anno scorso sulla SF1000, a cominciare dall’eccessiva resistenza all’avanzamento.

Terzo: il grip meccanico. La notizia del giorno è certamente che Leclerc è stato il più veloce nel T3, l’ultimo tratto della pista di Barcellona, quello guidato dove si esaltano le doti di trazione e dove emergono le qualità del telaio.

I 68 millesimi che il monegasco ha rifilato a Hamilton nel “Motodromo” spagnolo sono indicativi di una Ferrari che deve aver trovato una buona messa a punto della sospensione posteriore a comando idraulico, segno che c’è ancora del potenziale che si può estrapolare dalla SF21 lavorando solo sulle regolazioni.

Il “fucsia” nel T3 alimenta le speranze che la Ferrari possa puntare a qualcosa di ambizioso nel GP di Monaco, senza trascurare la possibilità di ben figurare anche in Spagna.

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