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Ferrari: in Turchia "dettata" la giusta strategia

Iñaki Rueda, Head of Race Strategy della Scuderia, racconta come la Ferrari ha conquistato un podio importante nel GP della Turchia dopo una qualifica tormentata. Il muretto del Cavallino ha svolto un ottimo lavoro permettendo a Leclerc, dopo una pessima partenza, di lottare addirittura per il secondo posto, perso per un lungo alla curva 12.

Sebastian Vettel, Ferrari SF1000, Max Verstappen, Red Bull Racing RB16

Mark Sutton / Motorsport Images

La Ferrari che non ci si aspettava all’Istanbul Park in un Gran Premio di Turchia bagnato: Sebastian Vettel, terzo, finalmente di nuovo a podio, e Charles Leclerc, quarto, dopo aver annusato il posto d’onore, svanito per un lungo all’ultima curva.

La Scuderia ha raccolto punti importanti, dando il segno di quella che è una ripresa indiscutibile della SF1000. Analizziamo la gara turca grazie alla precisa analisi di Iñaki Rueda, Head of Race Strategy, premettendo che il muretto del Cavallino ha azzeccato ogni chiamata ai box, dettando i tempi a tutti.

“Innanzitutto, vale la pena spendere qualche parola sulle condizioni che abbiamo trovato all’Istanbul Park. Il tracciato era stato recentemente riasfaltato e già mercoledì nella prima camminata in pista avevamo notato che c’era ancora del bitume sulla superficie che la rendeva particolarmente scivolosa. Lo si è visto chiaramente nelle libere del venerdì, quando i tempi sul giro erano assolutamente fuori da ogni previsione, ma l’effetto lo si è avuto anche domenica quando, anche se non ha mai piovuto durante la gara, non ci sono mai state davvero le condizioni per passare alle gomme da asciutto”.

Come si stabilisce quale sia il momento giusto per passare da un tipo di gomma per pista bagnata a quella da asciutto?
“Normalmente le condizioni di ‘crossover’ si manifestano, in base al livello di bagnato dell’asfalto, quando le intermedie si surriscaldano e si consumano mentre le gomme da asciutto faticano ad andare in temperatura”.

“Di solito, quando i tempi sul giro sono di una decina di secondi superiori a quelli sull’asciutto il momento si avvicina ma non è mai una scelta facile da fare: se si passa troppo presto a quelle da asciutto si rischia di non portarle mai in temperatura, se lo si fa tardi le intermedie si sono consumate troppo e si è dunque lenti. D omenica questo punto di passaggio, nei fatti, non lo si è mai veramente raggiunto”.

La partenza è stata un momento fondamentale: perché?
“La pioggia caduta prima della gara ha ristretto la scelta delle gomme con cui partire all’alternativa fra le gomme da bagnato pesante e intermedie, e abbiamo optato per le prime perché c’era ancora tantissima acqua stagnante in molti punti del tracciato. La decisione della direzione di gara di non partire dietro la Safety Car è stata importante perché se avessimo fatto alcuni giri a passo ridotto gli pneumatici avrebbero perso ulteriormente temperatura, rendendo la guida ancor più difficile nelle prime fasi”.

“I nostri due piloti partivano dall’undicesima e dalla dodicesima posizione e a Istanbul la differenza di aderenza fra il lato pulito e quello sporco era nettissima, anche sul bagnato. Così Sebastian ha sfruttato in maniera magistrale questa opportunità, scattando benissimo e, dopo aver evitato un po’ di caos che si era creato davanti a lui, si è ritrovato dopo poche curve in quarta posizione. Al contrario Charles ha avuto tantissime difficoltà nelle primissime fasi della partenza e si è ritrovato al quattordicesimo posto alla fine del primo giro”.

E da lì in avanti come si è evoluta la strategia?
“Di solito, le Extreme Wet servono ad affrontare condizioni in cui ci sono ancora pozzanghere in pista ma una volta che la traiettoria si pulisce un po’ le intermedie sono sempre più veloci perché hanno una finestra d’esercizio molto più ampia”.

“Chi ha pista libera davanti trova il suo ritmo più facilmente e può permettersi di aspettare e vedere cosa fanno gli altri, chi invece si trova dietro a vetture più lente, in condizioni di scarsa visibilità, può pensare di prendersi un rischio nel caso che si possa, dopo la sosta, trovare con pista libera davanti a sé”.

“È per questo che Charles è stato il primo a fermarsi per passare alle intermedie alla fine del giro 6 mentre con Sebastian abbiamo aspettato due giri in più, una volta che avevamo visto che il ritmo del suo compagno di squadra era molto buono e che si poteva creare una finestra di pista libera per fargli fare il pit-stop senza metterlo nel traffico”.

“Con questa doppia mossa Charles è riuscito a fare l’undercut su tre piloti e ad avere un ritmo tale da mettersi dopo una quindicina di giri subito alle spalle di un gruppo composto da Ricciardo, Sainz e Verstappen”.

E poi come avete pensato di gestire la situazione di Charles?
“In quel momento pensavamo ancora che prima o poi ci sarebbero state le condizioni per passare alle soft ma si era nel frattempo aperta una finestra per far fermare di nuovo Charles per un nuovo set di intermedie: è vero che avremmo perso una ventina di secondi ma con il passo che avrebbe avuto li avrebbe recuperati in circa sei giri e se in questo lasso di tempo non si fossero verificate le condizioni per il crossover ci saremmo trovati praticamente nella stessa situazione di prima ma con uno stop in meno da fare”.

“Abbiamo valutato la situazione anche parlando con i piloti e abbiamo deciso che valesse la pena provarci. Di nuovo, siamo stati i primi a fare una mossa (giro 30) poi imitata da molti, una scelta che ha pagato. Sainz e Ricciardo hanno cercato di coprire il nostro pilota ma Charles è stato così veloce che gli sono bastati due giri per portare a termine l’undercut”.

Nel frattempo Sebastian se la doveva vedere con la pressione esercitata da Hamilton…
“Sì, il pilota della Mercedes era sempre una minaccia, anche se c’era stata una fase in cui Sebastian sembrava poter prendere il largo ma poi le sue intermedie cominciavano ad essere un po’ troppo usurate”.

“Inoltre, la sosta di Charles aveva scatenato una reazione a catena che aveva aperto una finestra di pista libera anche per Seb e così lo abbiamo fatto fermare per una seconda sosta al giro 33 per mettergli un nuovo set di intermedie”.

“A quel punto pensavamo ancora che sarebbe stato possibile passare alle gomme da asciutto ma Hamilton, con pista libera, sembrava andare sempre più veloce e quindi la possibilità di finire la gara con le intermedie cominciava a diventare concreta. Anche Charles era velocissimo, tanto da superare in scioltezza prima Albon e Stroll, poi lo stesso Sebastian e Verstappen e da mettersi a caccia di Perez che (giro 40) aveva una ventina di secondi di vantaggio”.

“Le previsioni meteo davano in crescita la probabilità di pioggia, il che avrebbe potuto rendere molto interessanti gli ultimi giri, soprattutto per chi aveva scelto di rimanere su un set di intermedie montato nei primi giri…”

Arriviamo così alle battute finali…
“Charles ha continuato a spingere con grinta e, nonostante qualche sbavatura, al giro 50 i secondi di ritardo da Perez erano sette. Anche Sebastian era rimasto non lontano dal suo compagno di squadra. Poi, all’ultimo giro, Perez ha commesso un errore alla curva 9 e Charles è riuscito a superarlo in accelerazione ma non ha fatto in tempo a rientrare sulla traiettoria più asciutta prima della violenta staccata della curva 12 andando lungo e permettendo così a Perez di riprendersi la seconda posizione”.

“Anche Seb ne ha approfittato per passare al terzo posto, anzi per un soffio non è riuscito ad issarsi sul secondo gradino del podio: solo 327 millesimi lo hanno separato dalla Racing Point sotto la bandiera a scacchi.”

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