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Analisi

Ferrari: Imola chiama, ma la SF21 è pronta a rispondere?

La Scuderia ha lasciato il Bahrain con un sesto e ottavo posto: un risultato non brillante, anche se i dati emersi a Sakhir dicono che la Rossa ha fatto un salto di qualità rispetto allo scorso anno. Si è trattato di un episodio, oppure la SF21 è in grado di crescere anche a Imola, tracciato che esalta il carico più che l'efficienbza aerodinamica? Andiamo a scoprire qual è lo scenario al quale ci dobbiamo preparare...

Charles Leclerc, Ferrari SF21

Foto di: Charles Coates / Motorsport Images

C’è molta attesa per Imola, secondo appuntamento di Formula 1 dopo il GP del Bahrain. L’Enzo e Dino Ferrari avrà il compito di chiarire quali sono le effettive forze in campo nella lotta per il “midfield”, visto che la Scuderia ambisce a rialzarsi al ruolo di terza forza del campionato dietro a Mercedes e Red Bull che si sono rivelate imprendibili per le monoposto Rosse.

E del resto, il minuto di distacco che Charles Leclerc si è beccato a Sakhir da Lewis Hamilton chiarisce quanto ci sia ancora da lavorare a Maranello prima di tornare a ragionare in grande, anche se i segnali che arrivano dalla Gestione Sportiva sono sicuramente positivi, se confrontati con i dati molto negativi dello scorso anno.

Proprio il monegasco ci ha tenuto a sottolineare in un team radio subito dopo la qualifica che il clima nella Gestione Sportiva sembra cambiato. La seconda fila in griglia di Sakhir ha rappresentato una plastica dimostrazione della voglia di reagire dei ferraristi, spronati dal presidente John Elkann a non aspettare solo la riscossa del 2022, pretendendo un rialzo della testa già in questo campionato per esprimere la voglia di tornare a vincere.

“Ragazzi questa era solo la prima qualifica – ha detto Charles via radio - , ma comparata a dove eravamo l’anno scorso si tratta di un gran passo in avanti. Sicuramente non speravamo di lottare per la pole, ma penso che dovremmo essere soddisfatti dello step che abbiamo fatto, almeno qui”.

Quanto ci ha messo del suo Leclerc? Decisamente molto, anche se non è facile misurarlo. La SF21 con i serbatoi vuoti e configurata per il giro secco sembra cavarsela egregiamente, ma bisogna aggiungere una dota che va riconosciuta al “principino”: Charles ha compreso come deve essere fatto il corretto warm up delle gomme Pirelli nel giro di lancio e riesce a trarre il massimo potenziale dal pneumatico in funzione delle caratteristiche della Rossa nel momento topico della qualifica.

Bisogna dare tempo invece all’altro Carlo, vale a dire Sainz, che deve ancora acquisire tutti gli automatismi della Rossa e gli va concesso un po’ di ambientamento per completare l’inserimento nel nuovo team. Il contributo dello spagnolo sarà importantissimo nella crescita del Cavallino perché ha una dedizione al lavoro che non è comune e questo modo analitico di operare è stato “contagioso” nel Reparto Corse.

Si è detto del salto di qualità della power unit 065/6, anche se la crescita di potenza misurata in Bahrain è stata di una ventina di cavalli, un po’ meno di quanto si era visto nelle simulazioni al banco, certamente non in linea con previsioni troppo roboanti ed esagerate.

Secondo alcuni osservatori emergerebbe che, più che crescere molto a Maranello, abbiano perso qualcosa gli avversari, magari per “allinearsi” alle ultime direttive tecniche della FIA scritte alla fine dello scorso anno, per cui la percezione di un riavvicinamento sia più percepibile rispetto ai valori di potenza effettivamente recuperati. Come se la “cura” alla quale era stata sottoposto la Scuderia nel 2020 sia arrivata, anche se in forma molto più limitata anche ad altri Costruttori.

Dunque è evidente che la crescita della SF21 non è da ascrivere solo al motore, ma anche alle scelte di progetto che hanno portato a una drastica inversione di rotta rispetto alle scelte che erano state praticate sulla SF1000.

La Ferrari è andata nella direzione della riduzione del drag per ritrovare una buona efficienza aerodinamica, utile a ristabilire delle velocità massime più adeguate a una macchina che guarda alla parte alta della classifica di centro gruppo. Il fatto di aver ridotto la resistenza all’avanzamento non implica che la Rossa debba essere deficitaria in materia di carico aerodinamico.

A Sakhir abbiamo apprezzato una SF21 dignitosa alla speed trap nonostante profili alari con una maggiore corda. I piloti non sono stati costretti a scendere in pista con alettoni scarichi come nel 2020, per cui le gomme Pirelli hanno patito un po’ meno dei surriscaldamenti repentini che si registravano sulla SF1000.

E, dando uno sguardo ai tempi conseguiti nel tratto guidato del Bahrain (il T2) è emerso che la Ferrari non sfigura affatto con McLaren MCL35M e AlphaTauri AT02, vale a dire le due avversarie oggi più accreditate nella lotta per essere la terza forza del Circus.

Imola, che sarà il prossimo appuntamento del mondiale il 18 aprile, ci darà alcune risposte interessanti, perché si passerà da una pista stop and go come quella araba, dove contava l’efficienza aerodinamica e la trazione, a un tracciato che privilegia la downforce: la Ferrari non dovrebbe sfigurare anche nella Motor Valley, consolidando quell’ottimismo che certo non può derivare solo da un sesto e ottavo posto conquistato nel debutto del mondiale.

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