Iscriviti

Sign up for free

  • Get quick access to your favorite articles

  • Manage alerts on breaking news and favorite drivers

  • Make your voice heard with article commenting.

Motorsport prime

Discover premium content
Iscriviti

Edizione

Italia

Ferrari: il dream team non va rotto, ma governato

Dopo il fattaccio di Interlagos si chiede alla Ferrari di definire delle gerarchie nella squadra in vista della stagione 2020. La sensazione è che si voglia promuovere Leclerc per sacrificare Vettel. Il tedesco non deve essere giubilato se starà alle regole della squadra, ma tocca a Binotto dettare le regole del gioco

Laurent Mekies, direttore sportivo, Ferrari, e Mattia Binotto, Team Principal Ferrari, al muretto box

Laurent Mekies, direttore sportivo, Ferrari, e Mattia Binotto, Team Principal Ferrari, al muretto box

Mark Sutton / Motorsport Images

Mattia Binotto si porta sulle spalle tutta la Ferrari. Il team principal del Cavallino ha responsabilità che travalicano il ruolo di essere il capo del Reparto Corse. Perché il tecnico reggiano in realtà è la voce ufficiale di Maranello. L’unico che parla e l’unico che si prende delle responsabilità.

Domandatevi cosa sarebbe successo se il contatto fra Sebastian Vettel e Charles Leclerc nel GP del Brasile fosse avvenuto quando alla presidenza c’erano Sergio Marchionne o Luca di Montezemolo. Avremmo visto fuoco e fiamme, magari con i due piloti convocati d’urgenza a Maranello per un bel “cazziatone” nel quale si mettevano le cose in chiaro, mentre adesso tocca a Mattia sbrogliare tutta la complicata matassa.

I due piloti hanno “tradito” il sogno del dream team, pensando agli interessi personali, più che alla squadra. Sanno benissimo che queste prove muscolari servono a determinare delle gerarchie che siano ben chiare dentro e fuori il team.

Binotto è un abile negoziatore, ha eccellenti doti di conciliatore per cui gli va riconosciuto il grande merito di sapere costruire e gestire un gruppo che ha l’ambizione di rompere l’egemonia assoluta della Mercedes.

Questo non significa che sia un tipo morbido, anzi. A sentirlo parlare è sempre pacato, riflessivo, come se niente abbia la capacità di fargli saltare i nervi, ma quando le telecamere si spengono sa essere molto duro. Con lui, o contro di lui.

E Vettel, che ha goduto del pieno appoggio di Mattia, lo ha mollato sul più bello. Binotto ha sancito che il tedesco sarebbe stato il numero 1 all’inizio dell’anno: ha goduto di un credito di fiducia che non è stato scalfito dai fatti canadesi (basta ricordare la difesa di Mekies senza argomenti, ma portata avanti comunque) e dalla crescita imperiosa del ragazzino che ha fretta di farsi largo, ma come tutti i giovani commette degli errori.

 

La velocità pura non si discute, così come la determinazione. Le sette pole position di Charles hanno mostrato il vero potenziale della SF90 che con il solo Sebastian sarebbe rimasto nascosto dietro alle Mercedes. Il pilota di Heppenheim ha “fatto pace” con la Rossa da Singapore, quando ha fatto il suo debutto l’ultimo pacchetto aerodinamico con più carico che ha dato a Seb quella fiducia che mancava.

E, dietro, c’è stato un duro lavoro di Binotto che ha lasciato crescere Leclerc, ma ha tutelato il patrimonio Vettel (vale 40 milioni di euro all’anno) per non perderlo. E i due si rispettano fuori dall’abitacolo, ma si detestano quando infilano il casco. Gli episodi dell’anno che lo testimoniano non si contano con Mattia sempre a fare da paciere.

In Brasile i due piloti erano liberi di fare la loro gara, ma il risultato è che il terzo posto nel mondiale se l’è preso Max Verstappen. Serviva la presenza della squadra che non c’è stata: “Quando nel corso di questa stagione abbiamo gestito i piloti dal muretto siamo stati criticati - ha detto Binotto nel dopo gara - ed oggi che li abbiamo lasciati liberi di correre probabilmente saremo criticati”.

C’è chi ha chiesto interventi sui piloti… “Non si tratta di multare o incolpare uno: oggi erano liberi di giocarsi la posizione, li abbiamo lasciati correre poiché abbiamo già consolidato il secondo posto nella classifica costruttori, e di fatto stavano solo lottando per la loro posizione nel campionato piloti. Ma essere liberi di confrontarsi non significa commettere errori sciocchi, specialmente tra i due compagni di squadra che corrono per la Ferrari. Per me oggi, è stata semplicemente un'azione sciocca”.

E le firme più autorevoli si sono spese chiedendo che nel 2020 le gerarchie debbano essere definite, chiare. Ma ha senso? Perché rinunciare ad un attacco a due punte per contrastare Lewis Hamilton specie ad inizio stagione, magari con una monoposto competitiva?

Non ha senso: vorrebbe dire tarpare le ali a uno dei due. Non si può e non si deve bloccare l’ascesa di Charles. Il monegasco rappresenta il futuro. Leclerc può contare sul supporto molto forte della famiglia Todt (il suo manager è Nicolas, figlio del presidente FIA), mentre Binotto ha tutelato anche il capitale (umano ed economico) di Vettel.

Cosa ci sarebbe di male se la Ferrari decidesse delle regole di ingaggio (come ha fatto la Mercedes) e le facesse rispettare via radio dal muretto. Di volta in volta ci possono essere situazioni che cambiano a favore di uno o dell’altra nell’interesse del Cavallino.

A Monza, per esempio, abbiamo visto un’insubordinazione di Leclerc in qualifica e in Russia Vettel ha disatteso un ordine del team di restituire la posizione al compagno. E’ chiaro il braccio di ferro. Ed è chiaro il fatto che Binotto a Interlagos non abbia voluto il confronto con i due a caldo. Ora sta a Mattia mettere i paletti e dettare le regole per vedere chi sta al gioco.

La stagione 2020 di fatto è già iniziata e non sono pensabili dei cambiamenti in corsa (qualcuno vorrebbe che la Ferrari cacciasse Vettel, magari per prendere Ricciardo…). Lasciamo lavorare Binotto: probabilmente chi ha imparato la lezione di Interlagos è proprio il team principal, che adesso non deve essere lasciato solo. John Elkann e Louis Camilleri battano un colpo.

Charles Leclerc, Ferrari, Sebastian Vettel, Ferrari, Mattia Binotto, Team Principal Ferrari

Charles Leclerc, Ferrari, Sebastian Vettel, Ferrari, Mattia Binotto, Team Principal Ferrari

Foto di: Paolo Belletti

Charles Leclerc, Ferrari SF90, bloccagio

Charles Leclerc, Ferrari SF90, bloccagio

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

La monoposto incidentata di Sebastian Vettel, Ferrari SF90

La monoposto incidentata di Sebastian Vettel, Ferrari SF90

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

La monoposto incidentata di Sebastian Vettel, Ferrari SF90

La monoposto incidentata di Sebastian Vettel, Ferrari SF90

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

Sebastian Vettel, Ferrari

Sebastian Vettel, Ferrari

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

Sebastian Vettel, Ferrari e Bernie Ecclestone, Presidente emerito della Formula 1, nel garage Ferrari

Sebastian Vettel, Ferrari e Bernie Ecclestone, Presidente emerito della Formula 1, nel garage Ferrari

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

Sebastian Vettel, Ferrari SF90 pit stop

Sebastian Vettel, Ferrari SF90 pit stop

Foto di: Andy Hone / Motorsport Images

Charles Leclerc, Ferrari

Charles Leclerc, Ferrari

Foto di: Zak Mauger / Motorsport Images

Charles Leclerc, Ferrari SF90

Charles Leclerc, Ferrari SF90

Foto di: Andy Hone / Motorsport Images

Charles Leclerc, Ferrari SF90

Charles Leclerc, Ferrari SF90

Foto di: Glenn Dunbar / Motorsport Images

Charles Leclerc, Ferrari SF90 e Sebastian Vettel, Ferrari SF90

Charles Leclerc, Ferrari SF90 e Sebastian Vettel, Ferrari SF90

Foto di: Glenn Dunbar / Motorsport Images

Sebastian Vettel, Ferrari SF90 precede Charles Leclerc, Ferrari SF90

Sebastian Vettel, Ferrari SF90 precede Charles Leclerc, Ferrari SF90

Foto di: Andy Hone / Motorsport Images

La monoposto incidentata di Charles Leclerc, Ferrari SF90

La monoposto incidentata di Charles Leclerc, Ferrari SF90

Foto di: Glenn Dunbar / Motorsport Images

Charles Leclerc, Ferrari

Charles Leclerc, Ferrari

Foto di: Zak Mauger / Motorsport Images

Charles Leclerc, Ferrari SF90

Charles Leclerc, Ferrari SF90

Foto di: Jerry Andre / Motorsport Images

Charles Leclerc, Ferrari SF90

Charles Leclerc, Ferrari SF90

Foto di: Glenn Dunbar / Motorsport Images

Charles Leclerc, Ferrari SF90

Charles Leclerc, Ferrari SF90

Foto di: Steven Tee / Motorsport Images

Charles Leclerc, Ferrari

Charles Leclerc, Ferrari

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

Charles Leclerc, Ferrari

Charles Leclerc, Ferrari

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

Charles Leclerc, Ferrari

Charles Leclerc, Ferrari

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

Sebastian Vettel, Ferrari, con la monoposto danneggiata dopo il contatto con Charles Leclerc, Ferrari SF90

Sebastian Vettel, Ferrari, con la monoposto danneggiata dopo il contatto con Charles Leclerc, Ferrari SF90

Foto di: Jerry Andre / Motorsport Images

21

Be part of Motorsport community

Join the conversation
Articolo precedente Hamilton: il muretto Mercedes lo lascia libero e... sbaglia
Prossimo Articolo Sainz, un podio miracoloso grazie a un solo pit stop

Top Comments

Non ci sono ancora commenti. Perché non ne scrivi uno?

Sign up for free

  • Get quick access to your favorite articles

  • Manage alerts on breaking news and favorite drivers

  • Make your voice heard with article commenting.

Motorsport prime

Discover premium content
Iscriviti

Edizione

Italia