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Analisi

Ferrari: c'è un'inversione di tendenza sugli sviluppi

Negli ultimi anni le Rosse erano solite essere competitive nella prima parte del campionato, per poi perdersi dall'estate in poi con sviluppi incapaci di reggere il passo di Mercedes (e Red Bull). La SF90, invece, è partita zoppicando, ma sta venendo fuori alla distanza...

L'auto di Sebastian Vettel, Ferrari SF90, primo classificato, al Parc Ferme

Foto di: Andrew Hone / Motorsport Images

C’è un’inversione di tendenza: negli ultimi anni abbiamo assistito a una Ferrari che partiva forte e poi, puntualmente, si perdeva nel corso della stagione, portando degli sviluppi in pista che non reggevano il passo con la Mercedes (e anche con la Red Bull).

Ora stiamo assistendo a un ribaltamento dello scenario, con la Rossa che dal ritorno delle vacanze estive ha infilato una tripletta clamorosa. Se le vittorie di Spa e Monza erano attese come le salvatrici di un campionato difficile, nel quale la SF90 ha patito più del previsto per una scelta di progetto orientata in modo estremo verso l’efficienza aerodinamica, a scapito del carico aerodinamico.

La semplificazione delle regole aerodinamiche ha portato alla definizione di concetti completamente diversi.

La Ferrari ha pagato a caro prezzo la teoria dell’outwash, vale a dire l’orientamento dei flussi generati dall’ala anteriore all’esterno della ruota e per riuscirci ha montato profili molto scarichi che non hanno facilitato l’innesco della temperatura delle gomme anteriori,

mentre la Mercedes ha preferito l’inwash, facendo lavorare in modo particolare i vortici all’interno con flap più carichi, in grado di dare più spinta verticale al treno anteriore.

Alla resa dei conti non c’è stata la prevalenza di un’idea sull’altra, quanto la convergenza fra le due soluzioni in un mix curioso che ha portato gli uni e gli altri a copiare concetti della concorrenza. La SF90, più che una macchina sbagliata, è parsa un’incompiuta, almeno fino al debutto a Singapore del pacchetto aerodinamico da alto carico.

La Rossa, aggiustato l’abito, ha trovato quella prestazione che si era vista a tratti nella prima parte della stagione. Va riconosciuto a Mattia Binotto di aver insistito nel volere sviluppare una macchina che altri avrebbero abbandonato a metà estate.

Il team principal, quando prendeva una batosta dopo l’altra, sembrava matto quando prometteva una Ferrari più competitiva più avanti nel Campionato. Era il momento in cui la Mercedes ha infilato otto doppiette in fila e alla squadra di Maranello non ne andava bene una.

Ora lo scenario pare cambiato, perché a un’indiscutibile supremazia di motore, i tecnici Mercedes sembrano arrivati a un’involuzione della power unit Phase 3, è arrivata una risposta forte anche in materia di telaio e aerodinamica, tanto che le gomme Pirelli sembrano funzionare anche sulla SF90.

Non aspettiamoci il poker a Sochi, perché quel terzo tratto della pista russa non si addice alla Rossa, ma è indubbio che l’inversione di tendenza è sotto gli occhi di tutti: la Ferrari non ha chiuso il suo ciclo di successi a Marina Bay, ma Charles Leclerc e Sebastian Vettel avranno altre occasioni per salire sul podio da qui ad Abu Dhabi, mettendo le basi a un 2020 che si profila meno complicato di quanto sembrasse…

Il vincitore della gara Sebastian Vettel, Ferrari, festeggia al Parc Ferme
Ferrari SF90, dettaglio della sospensione anteriore
Ferrari SF90, confronto dell'ala anteriore
Ferrari SF90, dettaglio dell'ala posteriore
Ferrari SF90, dettaglio del musetto
Ferrari SF90, dettaglio del freno
Ferrari SF90, dettaglio del cockpit
Ferrari SF90, dettaglio dell'ala anteriore
Ferrari SF90, vista di lato
Charles Leclerc, Ferrari SF90, lascia il garage
Meccanici della Ferrari con l'auto di Sebastian Vettel, Ferrari SF90
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