F1 | Ferrari: aperti i paraspruzzi FIA, si studiano le opzioni
Non giudicate i "cestelloni" in carbonio che la FIA ha deciso di montare sulla Ferrari SF-75: si tratta di un prototipo utile a capire quanto lo spray con le full wet sia creato dalle gomme o dal diffusore per capire se vale la pena continuare gli esperimenti. A Fiorano hanno girato due monoposto di F1 insieme in deroga alle norme.
Sono brutti, bruttissimi. Niente che dia l’idea di una F1, avvicinando le monoposto a dei prototipi con le ruote coperte. I paraspruzzi che la FIA sta sperimentando a Fiorano in collaborazione con la Ferrari non sono altro che delle carenature in carbonio delle gomme che sono state pensate per studiare qual è effettivamente la portata d’acqua che genera uno spray tale da rendere pericolosa la guida di chi segue una monoposto a causa della limitata visibilità.
Arthur Leclerc su Ferrari F1-75 con i paraspruzzi chiusi lateralmente
Foto di: Alessando Stefanini
La F1-75 guidata da Athur Leclerc ha iniziato a girare su una pista di Fiorano che è stata bagnata in maniera artificiale, in modo da giustificare l’uso delle gomme full wet, con il paraspruzzi completamente chiuso. Poi gradualmente sono stati aperti degli sportelli prima frontalmente e quindi lateralmente che hanno consentito di valutare l’impatto di ogni modifica nella creazione della scia d’acqua. Dietro alla rossa del 2022, infatti, è stato chiamato Oliver Bearman a guidare la SF-24 nella livrea a strisce blu che abbiamo visto a Miami.
Arthur Leclerc su Ferrari F1-75 con paraspruzzi, Oliver Bearman su Ferrari SF-24
Foto di: Alessando Stefanini
E già questa è stata un’importante novità perché il tracciato di Fiorano è sempre stato omologato per una sola monoposto impegnata in pista: per effettuare una sperimentazione seria sullo spray la FIA deve aver dato una deroga alla Ferrari, per cui abbiamo visto due F1 girare contemporaneamente.
La FIA aveva svolto un primo test a Silverstone l’anno scorso dopo il GP di Gran Bretagna e i risultati emersi erano stati disastrosi. Lo staff tecnico diretto da Nikolas Tombazis ha voluto effettuare un secondo esperimento partendo da basi meno empiriche e più scientifiche.
Lecito domandarsi quanto il muro d’acqua possa essere generato dalle gocce sollevate dalle gomme e quanto, invece, dal diffusore posteriore. A giudicare dalle immagini che abbiamo pubblicato in mattinata, viene da pensare che l’acqua risucchiata dal fondo per l’effetto suolo che viene poi… sparata dall’estrattore sia decisamente maggiore di quella che viene contenuta dai paraspruzzi.
L’obiettivo è capire se può essere sufficiente limitare la dispersione d’acqua generata dagli pneumatici scanalati per assicurare una visibilità meno problematica a chi sta in scia, o se qualsiasi tentativo è vano e, allora, non ha senso proseguire un lavoro che non è destinato a dare dei risultati…
Il “cestellone” sulla gomma ha un secondo impatto negativo: è ancorato al mozzo della ruota, per cui il pit stop veloce in gara sarebbe impossibile.
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