Ferrari 312B: Forghieri l'aveva pensata a trazione integrale
A 50 anni dalla sua nascita torna alla ribalta un retroscena sulla prima F1 dotata di motore 12 cilindri piatto. La 312B doveva avere le quattro ruote motrici, ma il progetto naufragò perché la Federazione vietò le 4X4 su spinta di Enzo Ferrari che non sapeva cosa Forghieri stesse preparando in gran segreto.
La Ferrari 312B in pista a Monza, dopo la curva del Serraglio, per le riprese del documentario omonimo. Alla guida Paolo Barilla.
Tarpini Production
F.1 analisi tecnica di Giorgio Piola
Giorgio Piola è l’esperto di tecnica di Formula 1 che segue i Gran Premi dal 1964. Il giornalista italiano è considerato il più autorevole divulgatore dei segreti delle monoposto: i suoi disegni e le animazioni permettono di scoprire le novità introdotte dai team ai Gp.
La Ferrari 312B è tornata a essere una regina sulla quale si sono riaccesi i riflettori grazie al docu-film del 2017 che ha raccontato il restauro della monoposto voluto da Paolo Barilla. L’attore non protagonista di quella pellicola, che poteva essere degno di una statuetta da… Oscar, è stato Mauro Forghieri.
Ferrari 312B
Photo by: Tarpini Production
Il progettista ha appena compiuto 85 anni, ma “Furia” di quella Ferrari ricorda misure, concetti ispiratori, fornitori. Tutto. Anche se sono trascorsi 50 anni da quel 1970. Mezzo secolo, che sembra ieri (sotto una tavola con i primi disegni di Giorgio Piola...)
Illustrazioni Giorgio Piola, Ferrari 312B
Photo by: Giorgio Piola
Oggi alla Gestione Sportiva ci sono oltre mille addetti per fare due F1, mentre all’epoca il Reparto Corse era composto solo da 170 persone che si occupavano di due progetti: quello della 312B per la F.1 e quello della 312P che avrebbe riportato il Cavallino alla ribalta nelle Sport.
Del resto era fresco l’accordo siglato nel giugno 1969 con la Fiat: il Grande Vecchio si era finalmente assicurato l’autonomia economica per sostenere importanti investimenti: la produzione di serie, infatti, passò da 600 a circa 1.300 vetture l’anno.
Clay Regazzoni, Ferrari 312B, vincitore del GP d'Italia 1970
Photo by: Rainer W. Schlegelmilch
La 312B ha raccolto solo quattro vittorie (tre con Jacky Ickx e una con Clay Regazzoni in uno storico GP d’Italia) in un’annata difficile per la F1 che ha consacrato Jochen Rindt campione postumo dopo la tragedia in Parabolica nelle qualifiche.
La Rossa era nata intorno al motore 12 cilindri che avrebbe segnato un’epoca vincente del Cavallino.
“Tanto per cominciare, smettiamola di chiamarlo Boxer – ha tuonato Forghieri -, perché era un propulsore piatto di 180 gradi. La sigla era 312 B non per richiamare la parola Boxer, ma solo perché era la monoposto che seguiva la 312”.
Il 12 cilindri era molto innovativo perché permetteva di avere un baricentro molto basso e aveva una funzione semi-portante: l’albero motore, con quattro supporti al banco, era dotato di giunto elastico per lo smorzamento delle vibrazioni. Le valvole era posizionate con un angolo di soli 22 gradi, mentre il comando della distribuzione a ingranaggi era posteriore.
Il restauro del motore12 cilindri di 180 gradi della Ferrari 312B del team Motortecnica.
Photo by: Tarpini Production
Appena era stato messo al banco il “Boxer” si era rivelato 10 cavalli più potente dei Ford Cosworth Dfv: “Avevamo 450 cavalli a 12 mila giri al minuto, mentre gli inglesi giravano a 10 mila giri!”.
La scocca della Ferrari 312B era autoportante con pannelli di alluminio rivettati a tubi di acciaio
Photo by: Tarpini Production
Anche il telaio incorporava diverse novità: la scocca autoportante era costituita da pannelli di alluminio rivettati su una struttura di tubi d’acciaio e la sospensione anteriore era particolarmente interessante perché presentava l’ammortizzatore entrobordo montato verticalmente ed era azionato da un bilanciere superiore.
Mauro Forghieri, Direttore Tecnico della Ferrari, discute con Jack Ickx della 312B
Photo by: Motorsport Images
Forghieri è stato un ingegnere geniale, dal carattere molto forte e spigoloso. Ferrari, però, sapeva tenerne a freno l’esuberanza:
“Ogni volta che discutevamo – ricorda Forghieri – arrivavo a dimettermi. Non so quante volte mi sono licenziato e poi sono stato riassunto dal Commendatore”.
Tutto vero. Uno dei motivi di discussione fu proprio la Rossa del 1970…
“Le forme della 312 B sono un po’ particolari perché questa monoposto l’avevo pensata perché fosse la prima Ferrari a quattro ruote motrici”.
“Doveva avere un giunto idraulico centrale progressivo che era stato studiato in collaborazione con il Centro Ricerche Fiat di Orbassano e che doveva essere in grado di ripartire la coppia sui due assi al variare del comportamento della monoposto: sull’anteriore quando si manifestava del sovrasterzo e viceversa quando c’era del sottosterzo”. E, in effetti, era una F1… quadra con carreggiate quasi uguali (anteriore 1.565 mm; posteriore 1.575,4 mm).
La Ferrari 4x4 non si è mai vista se non in qualche schizzo nato dopo gli esperimenti della Lotus nel 1969. “Mi bloccò il Commendatore – chiosa Forghieri - le trazioni integrali furono vietate per regolamento e sono sicuro che Ferrari ci mise lo zampino nel far prendere la decisione alla Federazione. Insomma avevo trovato il… nemico in casa”.
Ma del resto “Furia” non gli aveva detto che sorpresa gli stesse preparando…
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