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F.1: numeri, simulazioni e mancanza di buonsenso

L'esplosione della gomma di Vettel divide il Circus: il carismatico tedesco è un paladino della sicurezza

Sebastian Vettel, Ferrari sulla griglia di partenza

Foto di: XPB Images

Sebastian Vettel, Ferrari SF15-T
Sebastian Vettel, Ferrari SF15-T
Sebastian Vettel, Ferrari SF15-T
Sebastian Vettel, Ferrari sulla griglia di partenza
Sebastian Vettel, Ferrari sulla griglia di partenza

Sebastian Vettel al briefing dei piloti di venerdì ha preso la parola e ha chiesto a Charlie Whiting, direttore di prova e delegato FIA alla sicurezza, di togliere il cordolo che era stato montato sulla sinistra in uscita del Raidillon, dove le monoposto di quest’anno transitavano a velocità superiori ai 310 km/h. Con le attuali power unit la celebre compressione di Spa Francorchamps si è fatta in pieno solo in qualifica, quando nel serbatoio c’era poca benzina e le gomme nuove avevano il massimo dell’aderenza, altrimenti era indispensabile alleggerire l’acceleratore per avere la migliore percorrenza.

VETTEL CONTRO IL CORDOLO DEL RAIDILLON
Il quattro volte campione del mondo ha sostenuto con il direttore di prova che aggredire quel cordolo significava scomporre la vettura, visto che la sua SF15-T tendeva ad alzarsi sull’asperità artificiale più alta del solito, allargando poi pericolosamente la traiettoria delle monoposto in uscita della curva che si percorre in apnea. La lucida spiegazione del tedesco è stata subito approvata e sottoscritta da molti suoi colleghi, segno che la problematica portata alla luce dal ferrarista era sentita anche da altri conduttori che hanno fatto sentire la loro voce non appena uno dei piloti più carismatici ha deciso di rompere il silenzio.

SEB CARISMATICO COME SCHUMI
Una volta di più si è avuta la dimostrazione del carisma che ha acquisito Sebastian, in certi atteggiamenti sempre più somigliante a Michael Schumacher, ma senza “scimmiottare” il sette volte iridato, mostrando una personalità che si è andata plasmando nel tempo che è frutto di una maturazione come pilota e come uomo. Sensibile ai temi della sicurezza, Sebastian Vettel è già diventato un punto di riferimento del Circus pur avendo solo ancora 28 anni.

SULLA COMPRESSIONE CON POCO CARICO AERODINAMICO
Charlie Whiting ha ascoltato le argomentazioni di Vettel, quasi si aspettasse la rimostranza dei campioni per quell’enorme panettone giallo e rosso messo alla sommità del Raidillon, la scala dell’automobilismo insieme alla temibile curva cieca di Blanchimont. Per essere veloci sul lungo rettilineo del Kemmel le monoposto adottano assetti aerodinamici molto scarichi (la Red Bull Racing ha corso con profili delle ali che potrebbero essere usati a Monza, nel tempio della velocità) e dopo essersi attorcigliate nel sinistra-destra dell’Eau Rouge si comprimono a terra per la ripida ascesa del Raidillon.

IN PIENO SOLTANTO IN QUALIFICA
Chi ha avuto modo di assistere al passaggio delle vetture dal vivo in quel punto ha potuto sentire chi era pronto a litigare con il proprio istinto di conservazione (il cervello dice di tenere giù il gas a tavoletta, ma poi sul più bello il piede torna su anche se solo di un pelo) e chi magari non aveva una monoposto a punto per rischiare oltre il dovuto. In pochi metri era possibile valutare campioni, temerari e semplici piloti. Sia chiaro, quest’anno tutti quelli nella griglia del Gp del Belgio avevano il pieno titolo di esserci. Insomma, non c’era quelle “mozzarelle” che si pagavano il giro di giostra per dire di essere stati piloti di Formula 1.

QUESTI PILOTI SONO ANCORA DEI CAVALIERI DEL RISCHIO
Sentire la strisciata del pattino sull’asfalto, vedere le scintille del fondo mentre la power unit ulula a 12.500 giri e la gomma posteriore destra fuma sul cordolo interno mentre si deformava la spalla per l’enorme carico (la forza verticale è stata calcolata in 2 tonnellate) restituisce a questi piloti dell’era moderna la dignità di essere dei cavalieri del rischio. Su altre piste, specie quelle disegnate da Hermann Tilke, chi guida non ha bisogno di sfoderare doti di coraggio. Il pilota è più un elemento connesso di un sistema molto complicato, dove la prestazione può dipendere se si è rapidi e precisi nel girare un manettino, schiacciare un pulsante. A Spa Francorchamps tutto questo non bastava, serviva anche un pizzico di follia per fare la differenza.

IL TEDESCO E' UN FUORICLASSE CHE FA LA DIFFERENZA
E domenica l’abbiamo visto proprio con Sebastian Vettel in azione con la Ferrari SF15-T dotata di gomme a mescola media ormai finite che sapeva tenere a distanza un guascone con Romain Grosjean che con la Lotus poteva contare su pneumatici Soft molto più freschi. Un fuoriclasse contro un ottimo pilota. Bastava guardare per capire, non c’era bisogno di commento. Il tedesco sapeva che in quel punto è ancora possibile fare la differenza e il cordolo poteva “appiattire” i valori oltre che creare uno scompenso alle vetture già in precario equilibrio.

WHITING HA ASSECONDATO LA RICHIESTA DEI PILOTI
E Charlie Whiting, che è uomo navigato, alla richiesta di Sebastian Vettel poteva dare due risposte: il cordolo lo abbiamo messo proprio perché voi piloti non ci andiate sopra con tutta la macchina, per cui basterebbe giraci intorno per eliminare qualsiasi rischio, visto che è proprio per quel motivo che era stato messo. L’inglese, invece, ha preferito assecondare la richiesta del tedesco supportata dalla maggioranza degli altri piloti. C’è chi nella decisione ha visto una perdita di autorevolezza da parte dell’autorità sportiva che si è subito piegata ai voleri dei conduttori, e chi, al contrario, ha riconosciuto la capacità al direttore di prova di saper blandire i campioni ribaltandogli addosso la responsabilità di certe scelte.

I NUMERI, LE SIMULAZIONI E IL BUONSENSO
Due visioni opposte dello stesso problema. Proprio come il caso della gomma esplosa di Sebastian a 10 km della bandiera a scacchi. Il cedimento è avvenuto proprio pochi metri dopo la temibile tagliola dell’Eau Rouge – Raidillon con la mescola Media. La Ferrari aveva programmato una sola sosta, mentre la Pirelli ne aveva consigliate due o tre. La Casa milanese aveva detto che la durata della copertura bianca poteva essere (in generale) di 40 giri, ma la gomma di Vettel non ha completato 28 tornate. Maurizio Arrivabene nel dopo gara ha dichiarato che il team ha scelto la strategia con i numeri che la squadra aveva in mano la domenica mattina, sostenendo che a Maranello non hanno mai pensato di mettere a rischio la sicurezza del loro pilota. Sebastian ha avuto parole molto dure contro la Pirelli, scaricandole addosso tutta la responsabilità. Ha saltato la procedura del peso post gara segno che era molto contrariato tanto da dimenticare una prassi consumata e ha lasciato il circuito di Spa senza partecipare alla consueta conferenza stampa della squadra. Brutto segno…

MAI AMMETTERE LE PROPRIE COLPE!
La questione, però, è un’altra: la F.1 sempre più spesso si nasconde dietro alle norme, ai numeri e alla simulazioni dimenticando il buonsenso. E chi sbaglia, una volta tanto, potrebbe fare una sana ammissione di colpa. Chiunque sia delle due parti in causa…

 

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