F1 | Domenicali: "Con l'e-fuel torneremo ai motori aspirati!"
Nella seconda puntata dell'intervista esclusiva di Motorsport.com con il presidente e CEO di F1 emergono altri aspetti importanti: "Con l'e-fuel potremo pensare monoposto più semplici e leggere dotate di motori aspirati senza ibrido e in grado di restituire quel suono a cui eravamo abituati". Sul budget cap la linea è chiara: "In caso di infrazione la penalità deve essere sportiva, è una cosa che abbiamo chiesto in modo molto chiaro". "In pista si lotta per la vittoria, ma poi i team devono imparare a collaborare".
Stefano Domenicali, parte 2. Il presidente e CEO di F1 nella lunga chiacchierata esclusiva con Roberto Chinchero ha indicato quale sarà l'orientamento del massimo campionato automobilistico nei prossimi anni: ha stilato una sorta di manifesto che potrà riportare i GP più vicini alla propria storia e tradizione, senza innescare alcuna guerra ideologica o di religione. Ci ha fatto fare un viaggio nel futuro, offrendoci uno spaccato di un progetto molto coraggioso che già guarda al regolamento che seguirà quello che ancora deve nascere nel 2026.
“Non vogliamo fare guerre tecnologiche contro la mobilità full electric, è una tecnologia che avrà un suo mercato, ma crediamo che la Formula 1 possa accelerare la possibilità di avere benzine sostenibili al giusto prezzo, e questo sarà un grande aiuto per la mobilità in senso assoluto, inclusa quella commerciale, aeronautica, e quella che include il parco vetture attualmente circolanti nel mondo che sono circa un miliardo e mezzo. È una sfida molto importante per la Formula 1, e sono certo che aiuterà anche a compattare la visione di tutte le squadre”.
Come si può risolvere il problema del peso delle batterie?
“La Formula 1 ha nel suo dna la cultura di alleggerire il più possibile ogni componente delle monoposto. Sono certo che ci saranno ricerche e studi per affrontare questo problema. Ma sarà soprattutto lo step successivo a risolvere il problema…”.
Ovvero?
“Se riusciremo a essere efficaci nello studio e nella realizzazione di benzine sostenibili potremo pensare alla successiva generazione di power unit puntando sulla leggerezza, vogliamo un motore competitivo, con molti cavalli e anche con un suono più importante. Il 99,9% della gente vuole tornare a sentire in pista un sound da Formula 1, ed è un’esigenza che abbiamo messo sul tavolo”.
Charles Leclerc, Ferrari SF-23
Photo by: Erik Junius
Considerando che i carburanti sostenibili sono in grado già da soli di garantire motori carbon neutral, c’è ancora le necessità di avere delle power unit così complesse come quelle attuali?
“Personalmente credo di no. Oggi siamo in una fase di transizione, i grandi Costruttori hanno bisogno di sviluppare tecnologie ibride ed elettriche poiché sono parte del loro portafoglio vendite, ma credo che, se faremo un buon lavoro con i carburanti sostenibili, potremo tra qualche anno avere dei motori semplificati e con un minore impatto sul peso. È qualcosa a cui presto inizieremo a pensare”.
Quanto reputi importante la presenza di un numero corposo di Case ufficiali in Formula 1?
“La Formula 1 è cresciuta molto come piattaforma di entertainment, siamo riusciti ad arrivare a molti nuovi tifosi grazie a tante iniziative di comunicazione importanti. Sul fronte tecnico in questa fase di. transizione energetica è stato importante associare alla Formula 1 il progetto della benzina sostenibile, credo che senza questo elemento probabilmente l’interesse dei Costruttori sarebbe stato minore, è stato un passaggio molto importante per averli a bordo. Grazie anche alla Formula 1 il mondo avrà in futuro una diversificazione dell’offerta”.
Dal 2026 ci sarà un confronto serrato tra i produttori di carburanti. Cosa vi aspettate su questo fronte?
“Se ne parla poco, ma è un tema che stiamo cercando di regolamentare per evitare che diventi uno scontro tra titani. Avremmo potuto fare un altro tipo di scelta, ovvero, se abbiamo una mono fornitura di pneumatici perché non introdurre anche un solo forniture di carburante? Abbiamo deciso di lasciare campo aperto per non bloccare relazioni tecnologiche che da moltissimi anni legano squadre e motoristi a compagnie del settore”.
“Abbiamo introdotto la mono fornitura in F.2 e F.3 perché si sposa con la filosofia delle categorie, ma la Formula 1 è l’apice del motorsport, una palestra tecnologica nella quale ci deve essere anche questa tipologia di ricerca, una sfida utile e propedeutica per le grandi sfide della mobilità”.
“Il nostro compito sarà definire una finestra di sviluppo all’interno della quale potranno operare i produttori di carburanti, non possiamo lasciare campo totalmente libero altrimenti correremmo il rischio di squilibrare i valori in campo. Ma, ripeto, questa sarà una partita molto importante, le compagnie stanno capendo che potenzialmente il programma Formula 1 può dare loro la possibilità di brevettare nuove tecnologie”.
Christian Horner, Team Principal della Red Bull Racing con Mohammed bin Sulayem, Presidente della FIA, parlano nella pit lane
Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images
Nella governance della Formula 1 spicca la presenza delle squadre, che di fatto siedono al tavolo delle regole. Lo vedi come un aspetto positivo o in certi frangenti rappresenta un freno?
“Le governance dei vari sport sono molto differenti tra loro. La Formula 1 è cresciuta con lo schema attuale e non credo che sia possibile modificarlo. Bisogna premettere che la FIA deve essere responsabile nella definizione e nel controllo dei regolamenti, e questo è un punto fermo”.
“Ciò che vedo come un’opportunità di crescita è un cambiamento dell’approccio con cui le squadre gestiscono la loro presenza in questo scenario. Quando siamo in pista è giusto che ogni squadra dia tutto per imporsi sugli avversari, ma c’è anche un momento in cui bisogna ragionare insieme pensando al bene dello sport, un bene di cui poi ne beneficiano tutti. In questo scenario tutti dovrebbero portare il loro contributo andando oltre quello che può essere il beneficio personale nel breve periodo. Credo che su questo punto ci siano stati dei passi avanti, ma c’è ancora della strada da fare”.
Fare remare tutti dalla stessa parte non si preannuncia come un’impresa semplice…
“In Canada abbiamo organizzato una riunione a cui ho inviato il direttore generale della NFL, Roger Goodell, proprio per spiegare al nostro mondo della Formula 1 che c'è un modo diverso di affrontare i temi dal punto di vista relazionale e di governance, ed è stata una testimonianza molto interessante”.
“È giusto essere avversari sul campo di gara, ma al di fuori ci sono temi comuni da affrontare con spirito di gruppo. Nel nostro caso abbiamo bisogno che le squadre capiscano che ci sono degli interessi che vanno oltre il vincere o perdere la gara la domenica, ma ci stiamo arrivando e sono ottimista”.
Nel paddock si sta iniziando a riparlare di budget cap in attesa degli esiti delle verifiche FIA relativa alla stagione 2022. Hai paura che possa ripresentarsi lo scenario dello scorso anno?
“Il controllo è nelle mani della FIA. Personalmente ciò che ho chiesto è anticipare il prima possibile la pubblicazione delle indagini fatte dal personale della Federazione Internazionale, spero che possa fare il prima possibile, ma lo dico solo perché in questo modo non si dà adito a speculazioni e commenti che non fanno bene a nessuno”.
Lo scorso anno le polemiche sono però proseguite quando la FIA ha comunicato le sanzioni. Cosa ne pensi?
“Vorrei che in caso di infrazione la penalità sia sportiva, è una cosa che abbiamo chiesto in modo molto chiaro. Ci sono tre regolamenti da rispettare, sportivo, tecnico e finanziario, e le eventuali infrazioni devono essere punite con provvedimenti sportivi. Non si può andare in altre direzioni”.
Il budget cap può rappresentare un freno per le squadre chiamate a recuperare terreno nei confronti degli avversari?
“È un tema oggetto d’attenzione tra le squadre e la Federazione, si sta cercando di dare una mano ai team che in passato hanno potuto investire meno nella loro struttura. Sono discussioni in atto nel forum del Financial Regulation, perché il budget cap non deve comportare questo limite”.
C’è chi sostiene che la Formula 1 spesso è frenata da una visione troppo ingegneristica…
“È chiaro che questo sport ha bisogno della tecnologia, è qualcosa che è nel suo dna. Credo sia però importante ricordarsi che c’è un limite oltre il quale la visione politica e strategica è più grande, la tecnologia deve essere al servizio dello sport e non il contrario”.
Fernando Alonso, Aston Martin nel paddock di Silverstone
Photo by: Zak Mauger / Motorsport Images
Tecnologia, show e green. Possono davvero convivere?
“Ci stiamo provando e i risultati stanno arrivando. In Austria abbiamo introdotto dei sistemi che hanno garantito energia pulita in tutto il paddock, è un primo esperimento che aprirà una nuova strada. Ci sono tante iniziative in merito che stanno portando risultati, non stiamo raccontando storie. Poi, ovviamente, siamo un campionato mondiale e dobbiamo andare in giro per il mondo, ma anche qui stiamo cercando di rendere più efficiente il calendario, e speriamo quanto prima che il mondo dell’aviazione possa alimentarsi con carburanti sostenibili”.
“Sul tema dell’entertainment abbiamo fatto grandi fatti avanti, credo che oggi assistere ad un Gran Premio sia un’esperienza che abbina allo spettacolo sportivo anche tante manifestazioni di contorno, a Silverstone ci sono stati concerti a cui hanno assistito 45.000 persone. La parte racing ovviamente per noi resta sempre quella fondamentale, e se al momento c’è Max che domina, alle sue spalle stiamo vedendo delle battaglie bellissime”.
Quanto può crescere ancora la Formula 1 senza andare a toccare il suo dna?
“Il dna non lo toccheremo mai. Quello che stiamo vedendo è un bilanciamento che funziona e non sarà cambiato. Lavoreremo ancora per entrare in contatto sempre più con nuovi tifosi, e in questo particolare aspetto gli Stati Uniti sono molto avanti e possono insegnarci tanto. Questo non vuol dire cambiare lo sport, come sento a volte, assolutamente no”.
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