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Analisi
Formula 1 GP del Messico

F1 | Dati: Red Bull la più equilibrata, McLaren regina nel veloce

La prima giornata di libere in Messico è andata in archivio con il miglior tempo di Max Verstappen, con una RB19 che al venerdì si è dimostrata la monoposto più equilibrata durante il giro, mettendo insieme buone prestazione sia nei tratti lenti che in quelli più rapidi. La regina nel veloce è la McLaren, che fa da riferimento assoluto nella sequenza guidata del secondo settore, che però paga in alcune zone più lente. Ferrari fa delle performance in progressione e sui lunghi rettilinei il suo punto di forza, ma c'è del lavoro da fare nella gestione del surriscaldamento delle coperture durante il giro.

Max Verstappen, Red Bull Racing RB19

Come in tanti altri appuntamenti di questa stagione, anche il venerdì di Città del Messico si è chiuso con una Red Bull davanti a tutti, nella fattispecie quella di Max Verstappen. L’olandese ha portato la sua RB19 in cima al tabellone dei tempi precedendo rispettivamente di un decimo e di circa due decimi e mezzo Lando Norris e Charles Leclerc. Tuttavia, volgendo l’attenzione all’intera classifica, il primo aspetto che coglie l’attenzione è quanto sia compatta la griglia, con i primi dieci racchiusi in poco più di mezzo secondo, a dimostrazione che in qualifica la lotta per l’accesso alla Q3 si giocherà sul filo del rasoio per molte squadre.

Alla vigilia della tappa messicana, Verstappen non aveva nascosto che, probabilmente, questa pista avrebbe riservato qualche difficoltà in più alla monoposto di Milton Keynes rispetto ad altri appuntamenti. Ma, dato il livello di competitività mostrato in questa stagione, il tre volte campione del mondo era fiducioso di poter lottare per la vittoria la domenica, lasciando invece qualche dubbio in più sulla sfida per la pole position.

Per quanto riguarda il passo, infatti, l’olandese non è distante dai migliori riferimenti fatti segnare da Norris, anche se ci sono diversi punti da rimarcare. Verstappen era stato tra i primi in FP1 a testare il ritmo sulla lunga distanza nella parte conclusiva della sessione, riportando però problemi all’anteriore sinistra dopo solo sette tornate, con difficoltà evidenziate anche dal sottosterzo in percorrenza. Per questo, durante la sosta il team di Milton Keynes è intervenuto modificando il set-up e pianificando un diverso approccio nelle prime tornate del long run della FP2: tempi leggermente più alti all’inizio per mantenere un livello più costante. Solo negli ultimi passaggi gli è stato chiesto di migliorare il ritmo ed è proprio in quel frangente che il pilota di Hasselt ha iniziato a girare sotto il minuto e ventitré, togliendo diversi decimi dai riferimenti precedenti.

Max Verstappen, Red Bull Racing RB19

Photo by: Sam Bloxham / Motorsport Images

Max Verstappen, Red Bull Racing RB19

Dall’altra parte, Norris ha completato la sua simulazione con un compound di medie nuove, aspetto piuttosto inusuale che però deriva dal programma seguito dal team di Woking con l’utilizzo delle gomme prototipo. Un vantaggio che è difficile da quantificare, ma osservando i tempi emerge come l’inglese si sia dimostrato molto più aggressivo nella prima fase dello stint: solo il primo passaggio in 22,4 è stato completato in aria pulita, mentre già dal secondo tentativo in poi il portacolori della McLaren si è ritrovato nel traffico, sfruttando in più occasioni il DRS per superare in sequenza Daniel Ricciardo e Lewis Hamilton, arrivando anche al duello con quest’ultimo per guadagnare la posizione.

Sembra più staccata la Ferrari, con i piloti che non hanno nascosto un leggero retrogusto amaro per come sia andata la giornata, da cui si aspettavano qualcosa in più. Come in altre occasioni, la Rossa sembra più vicina sul giro secco che sulla lunga distanza, dove si è riscontrato un graining piuttosto marcato al retrotreno e, più nello specifico, alla posteriore sinistra, impattando così negativamente sui tempi che si sono alzati nel corso del run. Rimane il punto interrogativo sulla Mercedes, che aveva alte aspettative per la tappa messicana, date le caratteristiche più favorevoli alla W14: tuttavia, la vettura di Brackley non ha convinto nel primo giorni in pista, mostrando qualche segnale di difficoltà nello sfruttamento delle coperture, nonostante i due piloti siano andati in direzioni differenti sull’assetto. La sensazione è che, per ora, la Mercedes soffra più di altre squadre il fatto di non aver trovato la finestra ideale e, con una soft così particolare, sarà importante il lavoro notturno per individuare quale strada seguire e compiere il classico salto in avanti dal venerdì al sabato.

Se sul passo si è vista una maggior discrepanza in termini di distacchi, sul giro singolo la griglia è sembrata più compatta, con la top ten racchiusa in circa mezzo secondo. Sulla prestazione nella ricerca del tempo pesano diversi elementi, a partire dal progressivo miglioramento della pista, ma anche le alte temperature della pista, che nella giornata di venerdì hanno superato anche i 40°C prima dell’arrivo della pioggia verso fine FP2.

Confronto telemetrico Messico FP2 - Verstappen Norris

Photo by: Gianluca D'Alessandro

Confronto telemetrico Messico FP2 - Verstappen Norris

Per il momento, Verstappen e la Red Bull si pongono ancora come i punti di riferimento in quanto la RB19 sembra essere nel complesso la vettura più equilibrata durante il giro, riuscendo a dimostrarsi competitiva in diversi scenari. Prendendo, ad esempio, le velocità di punta sul rettilineo principale, si può osservare come la Ferrari disponga di un cospicuo vantaggio che si evidenzia non solo nelle massime, superiori di 3 km/h rispetto alla Red Bull e di 8 km/h nei confronti della McLaren, ma anche nella progressione stessa. Ciò indica che il gap costruito dalla Rossa si estende sull’intero allungo e non solo nella parte conclusiva come in altre occasioni.

Chi mostra qualche segnale di sofferenza è proprio la squadra di Woking, su cui è interessante fare un discorso a parte: dagli onboard risulta evidente come la MCL60 tocchi l’asfalto più di altre vetture, con un’impostazione in termini di altezze da terra che sembra più aggressiva di quella scelta da altre scuderie. Per quanto sia vero che probabilmente ciò aiuta a trovare carico nel guidato e nelle curve lente, tallone d’Achille della McLaren, toccare così costantemente il manto stradale con un elevato livello di bottoming non aiuta in progressione e con le velocità di punta.

Nella prima chicane si possono apprezzare comportamenti differenti a seconda della fase su cui si presta più attenzione. Leclerc è più accorto in ingresso di curva uno per aiutare la fase di impostazione della successiva, mentre Norris risulta il più aggressivo, essendo anche l’ultimo ad andare sul freno con una scalata perentoria. In uscita le situazione assumono, invece, un altro scenario, perché è l’accelerazione della SF-23 a farla di nuovo da padrone arrivando alla staccata di curva quattro con un piccolo, ma consistente, vantaggio.

Lando Norris, McLaren MCL60

Photo by: Steven Tee / Motorsport Images

Lando Norris, McLaren MCL60

La chicane lenta 4-5 è probabilmente il tratto in cui le difficoltà McLaren emergono in maniera più chiara, con la Ferrari invece competitiva. Ma se si include anche curva sette all’intera sequenza, emerge il perché, quantomeno al venerdì, la RB19 si sia dimostrata la vettura più equilibrata. Anche in uscita dalle zone lente, come dalla 5 o dalla 6, Max Verstappen è stato in grado di spalancare l’acceleratore prima degli altri: più nello specifico, alla sei sacrifica la velocità di percorrenza per una miglior linea e una trazione più efficace.

Questo discorso si aggiunge a quanto visto nella sequenza veloce mostrata nel secondo settore, dove la Red Bull non è stata il riferimento assoluto, ma ancora una volta si inserisce nel mezzo. La più rapida è infatti stata la MCL60 che, soprattutto in curva sette, riesce a percorrere il tratto con una velocità superiore di 9 km/h rispetto alla RB19 e di ben 13 km/h se messa a confronto con la SF-23. Un buon comportamento che non giunge come una sorpresa, perché in questi tratti guidati McLaren ha ben figurato per gran parte della stagione. Negli anni passati, in curva 8 si tendeva a sfruttare maggiormente il cordolo, ma per ora nessuno si è dimostrato ancora particolarmente aggressivo in questa zona e sarà interessante osservare quanto oseranno i piloti per ottenere una miglior traiettoria per impostare il tratto immediatamente successivo.

Osservando i dati telemetrici emerge come Verstappen sia l’unico tra i top in grado di percorrere in pieno curva nove, senza quindi la necessità di parzializzare come i rivali che, in effetti, accusano un piccolo divario di qualche km/h. In curva dieci, infatti, si nota qualche differenza a livello di impostazione: l’olandese, che arriva con una velocità maggiore, anticipa la fase di decelerazione per garantirsi una buona uscita, mentre Charles Leclerc è ben più aggressivo in entrata, andando a sfruttare in maniera importate i cordoli. I riferimenti mostrano infatti come il monegasco sia anche il più lento in uscita, ma grazie alla buona progressione mostrata dalla SF-23 è in grado di recuperare e allungare prima di giungere alla frenata della 12.

Confronto telemetrico Messico FP2 - Verstappen Leclerc

Photo by: Gianluca D'Alessandro

Confronto telemetrico Messico FP2 - Verstappen Leclerc

Lo stadio, probabilmente la parte più scenografica dell’intero tracciato, è anche la più complessa da decifrare, dato che si inseriscono diversi elementi. Da una parte c’è un tratto da quasi 140 km/h, ovvero l’ingresso alla 12 verso la 13, dove McLaren e Ferrari hanno mostrato qualcosina in più rispetto a Red Bull. Dall’altra di sono due curve lente dove si scende sotto i 100 km/h, tra cui il tornantino della 13, in cui la parte meccanica e il grip fornito dagli pneumatici assume un ruolo chiave: chi ha sfruttato eccessivamente le coperture nel resto del giro presumibilmente farà più fatica in questo tratto.

Nel complesso, si nota una Red Bull molto competitiva e anche molto aggressiva sui cordoli, più della McLaren, che fatica in fase di trazione nello scaricare la potenza soprattutto in percorrenza e uscita dall’ultima curva, la quale poi immette sul rettilineo. Curve che hanno messo in difficoltà anche la Ferrari, con i piloti che nella giornata di venerdì si sono lamentati di un eccessivo surriscaldamento della soft, mescola tanto rapida quanto delicata nell’utilizzo.

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