F1 | Dati: la pennellata di Verstappen nello snake esalta la RB19
Su un circuito che esalta i campioni, Max Verstappen ha mostrato tutto il proprio talento centrano l'ennesima pole position stagionale. Ma non basta il dato dei quasi sei decimi di distacco rifilati agli avversari: l'olandese ha saputo esaltare i punti di forza della RB19 e viceversa, costruendo un giro che ha fatto delle pennellate nel primo settore il suo elemento chiave. Alle sue spalle un ottimo Piastri, con una McLaren che sorprende sui rettilinei, ma senza rinunciare alla stabilità nelle curve veloci.
Su un circuito che esalta i campioni, Max Verstappen ha messo in mostra tutto il suo talento, costruendo una pole position che rientra tra le migliori della sua stagione, se non della sua carriera. L’olandese ha riallacciato quel filo con la prima posizione in griglia che si era spezzato tra Monza e Singapore, ponendo tra sé e i propri avversari ben sei decimi, un gap che supera probabilmente anche le più rosee aspettative interne.
Una prova di superiorità schiacciante che, se ce ne fosse stato bisogno, ha subito gettato acqua sul fuoco su quelle polemiche che si erano generate dopo il weekend a vuoto di Singapore, dove particolari motivazioni tecniche avevano messo in crisi la RB19. Polemiche su cui Verstappen ha voluto mettere a tacere, cercando di chiudere la questione: “Abbiamo avuto un brutto fine settimana. Naturalmente, poi la gente inizia a parlare di ‘ah, è tutta colpa delle direttive tecniche’. Penso che ora possano smettere di parlare”.
La nona pole stagionale del pilota di Hasselt è nata sui punti di forza della vettura anglo-austriaca, in particolar modo nel primo settore, pennellato curva dopo curva. Già nella giornata di venerdì la lunga sequenza veloce si era dimostrata terreno di caccia per il pilota della Red Bull, ma oggi si è superato, riuscendo costantemente ad abbassare l’asticella fino ad estendere il proprio vantaggio sulla McLaren a oltre due decimi e sulla Ferrari a circa mezzo secondo.
Max Verstappen, Red Bull Racing RB19
Photo by: Mark Sutton
Il team di Woking è infatti riuscito a conquistare una preziosa prima fila grazie a Oscar Piastri che, al debutto su questa pista, nella sua stagione da rookie, ha messo insieme una prestazione che ricorderà a lungo. Inoltre, si trattava del suo primo weekend con il nuovo pacchetto di aggiornamenti al completo e, su un tracciato così tecnico e complesso come quello nipponico, che non lascia margine di errore, era fondamentale evitare di danneggiare la vettura dati i pochi pezzi di scorta a disposizione. Una pista “vecchia scuola” dove, giro dopo giro, l’australiano ha preso sempre maggior confidenza, anche grazie alle modifiche d’assetto nella nottata tra venerdì e sabato. L’unico piccolo rimpianto, come ha ammesso lo stesso pilota, è quello di non essere riuscito a concretizzare il secondo tentativo del Q3, anche se potenzialmente il gap non si sarebbe ridotto in maniera sostanziale.
Il primo tema non può essere il confronto nel settore di apertura del giro, con curva uno e la lunga sequenza veloce che mettono alla prova il bilanciamento complessivo della vettura. Già in ingresso di curva uno, infatti, si può apprezzare come Verstappen sia in grado di portare maggior velocità, poi mantenuta fino all’inizio della sequenza che va da curva 3 a curva 7. Sin dal venerdì era chiaro che, quantomeno nelle mani del due volte campione del mondo, la Red Bull potesse disporre di un sostanzioso vantaggio nello snake nonostante il setup meno carico a livello alare scelto rispetto ai propri avversari. Scorrendo la griglia, alcune squadre hanno patito il sottosterzo, altre il sovrasterzo, con uno scivolamento eccessivo che, come in un circolo vizioso, ha portato al surriscaldamento delle coperture, aspetto che invece non si è presentato nel caso di Verstappen.
Una dimostrazione di quanto, ancora una volta, la RB19 sia ben bilanciata ed efficace nello sfruttamento del fondo, ma anche di come possa contare su un comparto sospensivo che aiuta a garantire stabilità alla piattaforma aerodinamica. Osservando i dati, infatti, emerge come l’alfiere della Red Bull sia stato in grado di portare tanta velocità in inserimento ma senza accusare limitazione particolari in percorrenza. La dimostrazione migliore risiede di questa supremazia risiede nell’uso dell’acceleratore: Verstappen tendenzialmente è tra i piloti che per stile di guida parzializza maggiormente sul pedale. In questo caso, invece, in curva quattro e cinque si nota la fiducia nel giocare con l’acceleratore, non scendendo mai sotto il 40%. Al contrario, Piastri è costretto ad anticipare la fase di rilascio, senza poter affondare. Solo in curva sei la situazione si inverte, ma ciò fa da preambolo a un aspetto interessante da confrontare con le qualifiche dell’anno passato. Infatti, nella scorsa stagione diversi piloti riuscirono a percorrere quel tratto in pieno, mentre quest’anno l’unico a esserci riuscito è stato proprio Verstappen, che ha così potuto aumentare il proprio vantaggio ed estenderlo fino alla prima Degner.
Il confronto nell'uso dell'acceleratore tra Verstappen e Piastri nei loro migliori giri in Q3
Photo by: Gianluca D'Alessandro
Guardando al crono complessivo del primo parziale, in effetti nel secondo tentativo Piastri è stato in grado di avvicinarsi al riferimento del rivale della Red Bull, ma ciò ha influito negativamente sulle gomme nel resto del giro, come ha raccontato da Andrea Stella: “Anche se si guarda al tempo sul giro ideale, in queste condizioni di caldo e con l'asfalto che abbiamo qui, se si spinge troppo nel settore 1, non rimarrà molto degli pneumatici per il resto del giro”. Al contrario, Verstappen è poi riuscito a migliorarsi anche nel run conclusivo del Q3, per altro segnando intertempi record in tutti e tre i settori, a conferma di un equilibrio difficile da scalfire.
La superiorità del duo che ha poi conquistato la pole si nota anche all’inizio del secondo settore, dove già ieri si era potuto apprezzare come la RB19 gestisse perfettamente i carichi laterali. Alla Degner 1, il pilota di Hasselt è in grado di frenare più tardi portando maggior velocità in curva, sufficiente per arrivare alla staccata di curva nove con un vantaggio di ben 12 km/h.
Per quanto anche la MCL60 sia una vettura che complessivamente si sta dimostrando bilanciata nel corso del giro, esattamente come avvenne a Silverstone, chiaramente i punti deboli del progetto non possono essere risolti nello spazio di pochi mesi. I pacchetti tecnici hanno contribuito a dare quella spinta in più per effettuare un passo in avanti, ma le difficoltà in termini assoluti nei tratti lenti sono ancora presenti. Lo si era evidenziato nella giornata di venerdì, in particolare al tornantino, zona temuta già alla vigilia della trasferta giapponese.
Confronto Quali Giappone - Piastri Verstappen
Photo by: Gianluca D'Alessandro
Ciò che sorprende, tuttavia, è la competitività della monoposto di Woking sui rettilinei, non tanto per velocità di punta, quando per la progressione in uscita da curva undici e dalla Spoon, tratto dove si possono riscontrare approcci differenti. Da una parte l’aggressività in ingresso da parte del due volte campione del mondo, mentre dall’altra la capacità della McLaren di chiudere la seconda parte del curvone per schizzare in uscita e lanciarsi verso la mitica curva 130R. Per quanto sia vero che in quelle due zone non sia possibile sfruttare l’ala mobile, dall’altra parte Red Bull aveva puntato anche su un assetto più scarico a livello alare sulla carta proprio per compensare questo aspetto. Sarà quindi interessante seguire i prossimi appuntamenti per capire se le novità portate da McLaren hanno effettivamente contribuito a fare un salto in avanti in termini di efficienza.
Compiendo un passo indietro, proprio il curvone da percorrere in pieno rappresenta ancora uno dei punti su cui continuare a lavorare per la McLaren: così come si era già verificato a Silverstone alla Copse, nella percorrenza della 130R la MCL60 ha mostrato un calo di velocità maggiore non solo a quello della Red Bull, ma anche della Ferrari.
Suzuka ha messo di fronte un pilota che è già campione e uno che vuole diventarlo in futuro. Seppur i quasi sei decimi rappresentino un gap piuttosto ampio, a modo suo ogni giro ha un significato speciale. Il fatto che Verstappen si sia presentato con soli tre set di soft nuove in qualifica dopo averne utilizzati due nell’ultima sessione di libere è la testimonianza di una fiducia assoluta nel mezzo, tanto che è poi stato in grado di sopravanzare la Q2 con un treno di coperture usate. Dall’altra parte c’è un Piastri che, alla sua prima a Suzuka, ora guarda già a domani e a quel primo podio in gara che sogna ormai da diversi mesi.
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