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Analisi
Formula 1 GP di Singapore

F1 | Dati: Ferrari concreta in trazione, McLaren sulle curve lunghe

Nella prima giornata di libere, la parola che emerge con maggior insistenza dal duell otra Ferrari e McLaren è "equilibrio". I due team sono molto vicini sul piano delle performance, ma hanno anche pregi e punto deboli differenti: la Rossa sembra più concreta in trazione e nelle curve secche, mentre la MCL38 ha più stabilità nelle curve lunghe.

Charles Leclerc, Ferrari SF-24

Negli ultimi Gran Premi, al termine della prima giornata di prove libere si è parlato spesso di incertezza, perché i valori in campo sembravano estremamente ravvicinati. Al contrario, la pista di Singapore, molto specifica e selettiva su alcuni aspetti, ha messo maggiormente in chiaro quali sono i valori in campo tra i contendenti per la vittoria e, molto probabilmente, anche per il podio, con Ferrari e McLaren sugli scudi sin dalla prima sessione di libere.

Una lotta che si è poi riproposta anche nel turno notturno, quello sotto i riflettori artificiali di Marina Bay, quando le temperature dell’asfalto si sono abbassate avvicinandosi a quelle che si dovrebbero vedere sabato e domenica nelle sessioni che conteranno davvero. Tra Lando Norris e Charles Leclerc ballano solo 58 millesimi, con una battaglia che si prospetta serrata, anche se non mancano i punti di analisi.

Più staccato, invece, Carlos Sainz, terzo ma a ben sei decimi dalla vetta, anche se gran parte del gap è stato accumulato in tratti specifici, come curva 8, la staccata di curva 13, dove oggi i due portacolori del team di Maranello hanno provato differenti traiettorie, e l’ultimo tratto che immette sul rettilineo finale. Inoltre, lo spagnolo ha incontrato delle noie tecniche con i freni, tema già riscontrato in altri eventi della stagione. Allo stesso modo, anche Oscar Piastri ha trovato qualche difficoltà in più nell’estrarre il massimo delle performance dalla sua MCL38.

Lando Norris, McLaren MCL38

Lando Norris, McLaren MCL38

Foto di: Steven Tee / Motorsport Images

Andando ad osservare i due giri migliori giri della giornata, il primo aspetto che emerge è proprio quanto Leclerc e Norris siano divisi da pochissimi millesimi, anche se i piloti fanno la differenza generalmente in zone diverse del tracciato. La sensazione che emerge guardando i dati è come Ferrari sia più efficace nelle curve secche, come quelle a 90°C o che, più in generale, non richiedono di lavorare tanto sull’asse anteriore. Nei tratti come curva 3, curva 9 o curva 10, dove serve maggior stabilità e grande precisione, allora la MCL38 riesce ad avere qualcosa in più, soprattutto nel secondo settore.

Nonostante la Rossa abbia portato a Singapore un’ala anteriore più carica sull’avantreno, in modo da avere un range di possibilità più ampio di bilanciamento su questi tracciati ad alto carico, dato che prima era leggermente limitata sul davanti, questa caratteristica rappresenta uno di quegli aspetti su cui McLaren ha lavorato più duramente nel corso dell’ultimo anno. Questo gap, infatti, non si presenta solo in un giro e non solo contro Norris, ma è una costante anche nel confronto con Piastri.

Dove Leclerc, e parzialmente anche Sainz, riesce a fare la differenza è nell’unico vero e proprio tratto a media-alta velocità di questo tracciato, l’ultima curva, in cui i Ferraristi al venerdì hanno denotato una parzializzazione meno accentuata, portando così maggior velocità in percorrenza. Indubbiamente, in casa McLaren c’è ancora un po’ di margine mettendo a confronto il giro dell’anno scorso con quello di quest’anno, senza contare che questo venerdì Norris è stato molto prudente dando un colpo prolungato sul freno.

Confronto telemetrico Leclerc-Norris FP2 Singapore

Confronto telemetrico Leclerc-Norris FP2 Singapore

Foto di: Gianluca D'Alessandro

Inoltre, vi è da sottolineare come il britannico abbia sbagliato anche l’uscita dall’ultima chicane, dove in uscita ha alzando vistosamente il piede dall’acceleratore vanificando così l’ottimo ingresso dove oggi è riuscito a fare la differenza non solo sulle Ferrari, ma anche sul compagno di casacca. Un errore che, almeno in parte, sembra essere legato proprio all’ottimo ingresso, dato che nel richiamo è finito lontano sul cordolo interno, alzando il piede dall’acceleratore in uscita. Una dinamica particolare, ma se Norris riuscisse a confermare la rapidità in ingresso senza commettere la medesima sbavatura in percorrenza e uscita, questa potrebbe rivelarsi un punto di forza cruciale nella lotta per la pole position. La sensazione è che Norris, comunque, sia a suo agio sul giro secco, tanto che è sempre stato tra i primi a iniziare il lavoro sui long run.

Dall’altra parte, sarà estremamente interessante osservare come McLaren si comporterà in qualifica, quando si arriverà davvero al limite. Nella prima parte della stagione, con la C5 e circuiti molto caldi, la MCL38 ha sofferto il surriscaldamento della soft, patendo un calo di grip. Per quanto quello di Singapore sia un tracciato che mette sotto stress l’asse posteriore con continue fasi di trazione, nelle libere non si è osservata una particolare difficoltà della monoposto di Woking su questo fronte, anche se è le basse temperature dell’asfalto, poco sopra i 30°C, aiutano a contenere il surriscaldamento. La pioggia di venerdì notte ha ripulito il tracciato.

Molto più complesso è analizzare i dati sul passo gara, in parte perché qui a Singapore spesso si tratta di un esercizio fine a sé stesso data la natura della pista su cui è difficile sorpassare, in parte perché il traffico ha un effetto importante nelle simulazioni. Ad esempio, Leclerc è rimasto bloccato alle spalle di Valtteri Bottas per un paio di giri, cosa che logicamente aumenta la temperatura degli pneumatici, in una dinamica simile a quella di Max Verstappen, infatti finito lungo in curva 1 mentre provava la hard. È interessante menzionare come i team si siano divisi il lavoro su tutte e tre le mescole, con le due Ferrari e le due Mercedes sulla media, mentre McLaren ha diviso il run tra soft e media. Tuttavia, è importante menzionare come il long run di Piastri, il più convincente, in realtà sia “sporcato” dal fatto che sia tornato ai box per verificare i danni di un possibile contatto con le barriere, dando modo alle gomme medie di respirare e raffreddarsi.

Charles Leclerc, Ferrari SF-24

Charles Leclerc, Ferrari SF-24

Foto di: Glenn Dunbar / Motorsport Images

Chi ha vissuto una giornata più difficile sono Mercedes e Red Bull, con problemi che, in realtà, sembrano trovare un punto comune, ovvero il sottosterzo e la mancanza di grip. Non vi è infatti un tratto specifico dove i piloti di queste due squadre tendono a perdere terreno, ma è più una questione generalizzata, un gap che cresce in maniera costante durante l’arco del giro, specie tra secondo e terzo settore.

Mercedes ha patito soprattutto la scarsa trazione e l’eccessivo sottosterzo che, su un tracciato come questo fatto di tante curve che mettono sotto stress l’asse posteriore, tende a pesare sul cronometro: non è un caso che, anche durante i long run, gli ingegneri della Stella abbiano chiesto più volte di gestire i valori della fase di trazione, evidentemente per un eccessivo pattinamento delle gomme al retrotreno.

La situazione non sembra particolarmente semplice nemmeno per la Red Bull. È facile ipotizzare che, al di là del sottosterzo riscontrato da Verstappen durante la sessione, più si va avanti con il giro, più gli pneumatici tendono a surriscaldarsi, con un progressivo ulteriore calo del grip fino al termine della tornata. L’olandese ha spiegato che, al momento, non sembra patire troppo le sconnessioni dell’asfalto e i dossi, bensì proprio questa carenza generalizzata di grip: è però importante comprendere quanto il team di Milton Keynes abbia dovuto fare dei compromessi a livello meccanico e aerodinamico al fine di adattarsi alle caratteristiche di Marina Bay che, seppur sia stata riasfaltata, rimane comunque ricca di dossi. Non è da escludere che, date le difficoltà odierne, Red Bull possa tentare di rivoluzionare l’assetto tentando qualcosa di differente. Con una Racing Bulls così competitiva e una top ten ravvicinata, su un tracciato dove ci si aspettava potesse ben figurare, potrebbe risultare difficile inventarsi un giro subito dopo i team di riferimento senza miglioramenti tangibili.

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