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Costa: "Dopo di me la Mercedes sarà ancora più forte"

L'ingegnere parmense a fine mese lascia la squadra di Brackley per diventare CTO di Dallara da inizio gennaio. Aldo rivela qual è il segreto che ha permesso alla Mercedes di dominare e lancia un monito alla FIA sulle regole 2021: "Gli aerodinamici manometteranno i vincoli".

Aldo Costa, Technical Advisor, Mercedes AMG

Foto di: Simon Galloway / Motorsport Images

Aldo Costa gira pagina. Dopo 31 anni ha deciso di dire basta alla F1 per accettare una nuova sfida: diventare il CTO di Dallara Automobili da inizio gennaio. Il parmense di 58 anni alla fine del mese lascia la Mercedes dopo otto anni trascorsi a Brackley nei quali le sue monoposto hanno dominato, vincendo tutto quello che c’era da vincere nell’era ibrida.

Abbiamo incontrato Aldo per una chiacchierata a tutto tondo e ne viene fuori un racconto molto interessante, nel quale emerge chiaro che la Mercedes non avrà alcuna ripercussione dalla sua uscita, spiegando anzi che sono stati motivati dei giovani che vorranno far vedere di cosa sono capaci. La Ferrari, quindi, è avvisata…

Ti mancherà la squadra di Brackley?
“Si è costituito un team unico nel quale non ci sono correnti o dissidi. Si è creata una situazione speciale, uno di quei magici eventi che accadono nello sport: non accadono per caso perché si costruiscono minuziosamente in tutti i dettagli. Ho trascorso otto anni nei quali ho dato tutto, ma anche ho ricevuto tutto. Notavo sempre di più negli ultimi mesi che le persone che al mattino escono dal turno di notte ti salutano con quel sorriso pieno di orgoglio e di rispetto. Questo mi mancherà. Il team lavora in armonia, tutti si rispettano e collaborano diventando un team unico”.

In Ferrari il clima era diverso?
“Anche in Ferrari nel periodo vincente si era creato questo gruppo che lavorava bene insieme e creava una sorta di scudo sulle turbative esterne e questo manteneva quella tranquillità per vincere e che oggi c’è in Mercedes.”

Perché esci da questo mondo ideale?
“Il mondo ideale è una cosa, la vita reale è un’altra. Sono passati otto anni di vita in Inghilterra che per me sono stati faticosi. E dopo 31 anni di F1, monotematici c’era un po’ di logorio dovuto anche al tanto viaggiare. La famiglia che sacrifichi per l’ennesima volta e questa mono-cultura che se non fai un movimento adesso finisci la carriera avendo fatto solo F1. Si è aperta la prospettiva di diventare CTO in Dallara che è una sfida estremamente avvincente”: la Dallara è cresciuta tantissimo negli ultimi anni e vuole collocarsi a un livello superiore da un punto di vista dell’organizzazione e dei processi e vuole dedicarsi alla ricerca di nuovi giovani grazie all’Accademia e il Muner”.

“Dopo aver vissuto tre grossi cicli della mia vita in Minardi, Ferrari e Mercedes, l’idea di seguire Giampaolo, che è stata la prima persona che ho conosciuto nell’ambito del Motorsport, mi permette di chiudere un ideale cerchio”.

Quando è partita l’idea?
“Toto sapeva già da parecchio che io non avrei continuato in eterno. Già tempo fa iniziai a pensare a come disimpegnarmi progressivamente: insieme a Marc Ellis, l’altro direttore di performance, abbiamo deciso, prima di uscire dai rispettivi ruoli, di collaborare alla formazione dei giovani per far crescere l’azienda, per assicurare le risorse affinché la squadra possa andare avanti meglio di prima. Ed è quello che abbiamo fatto. Abbiamo lavorato fino alla fine dello scorso anno per definire i processi e le persone in modo che venissero preparati. E quest’anno abbiamo fatto un lavoro di monitoraggio. Ho fatto da mentore alle persone che sono state promosse: questo ha creato un movimento verso l’alto che ha generato tantissimo entusiasmo all’interno della Mercedes. Parlo di entusiasmo perché le persone hanno sfide sostanziosi da vincere”.

La macchina 2020 non nasce sotto il tuo disegno, ma hai plasmato gli uomini?
“Sì, già per la macchina 2019 si è definita un’organizzazione di processi che si è usata in questi anni, ma io avevo già iniziato un progressivo cambiamento di ruolo. La macchina 2020 non l’ho seguita, ma è il frutto di un lavoro corale. C’è stato questo lungo lavoro che in F1 non si vede, perché di solito uno a un certo punto sparisce e viene sostituito da un altro che riorganizza il gruppo secondo i suoi dettami”.

È questa la chiave del successo?
“Penso di sì, ci sono persone con più responsabilità, ma hanno un modo di lavorare organizzato, senza sorprese o dubbi che fanno cadere la prestazione. Anzi si esprime il proprio meglio, senza perdere tempo!”.

Ti aspettavi una superiorità Mercedes così schiacciante quest’anno?
“No, eravamo seriamente preoccupati dopo il primo test perché vedevamo la ferrari più competitiva di noi nei long run e nel giro singolo. Già nel secondo test, quando ha fatto il suo debutto il pacchetto Melbourne abbiamo guadagnato qualcosa, ma siamo usciti dall’inverno consapevoli che la W10 dovesse essere sviluppata in alcune aree perché aveva qualche problema di fondo che andava risolto. Da lì è partito un programma molto intenso che ha portato all’arrivo di componenti che sono stati prodotti in progressione dalla terza alla quinta gara”.

Avete dovuto finanziare degli sviluppi extra-budget?
“Sì, alcune cose le abbiamo dovute rivedere radicalmente, dovendo avviare un lavoro extra che è stato definito dopo i test invernali. Dopo Melbourne in sequenza sono arrivati dei pezzi che erano effetto di una reazione dopo i test invernali”.

Sei stato mai richiamato dalla Ferrari?
“Mah, è una cosa privata. Recentemente no, non è che io avessi diverse opzioni, mi sono concentrato sul progetto con Dallara e Pontremoli”.

I modelli che abbiamo visto delle monoposto 2021 sono realistici?
“E’ il solito giochino che abbiamo già vissuto altre volte: quando c’è un regolamento nuovo c’è il tentativo delle squadre di andare oltre. A livello aerodinamico è piuttosto maturo, ma non è ancora completamente definito e dovrà esserlo entro il mese di ottobre. Per quanto riguarda le standardizzazioni siamo un po’ scettici, dopo il fallimento dell’adozione del cambio unico. I freni della Brembo, piuttosto che i cerchi della BBS saranno sviluppati in funzione della logica di costi per cui potremo cominciare a lavorare solo quando sapremo che materiale ci forniranno. Ci sono standard di cui non abbiamo disegni e progetti”.

“Non capisco perché c’è già uno standard economico imposto dal budget cap che costringerà noi, Ferrari, Red Bull e forse Renault a ridurre dei costi, mentre credo che non riguarderà le altre squadre medie e piccole. Se c’è un vincolo di spesa non capisco la standardizzazione dei pezzi perché rischia di essere un doppione. Bastava adottare il budget cap per lasciare tutto il resto come era”.

I freni standard tolgono qualcosa alla ricerca?
“Il rischio è che si spendano più soldi nel corner per ritrovare con soluzioni più complesse quello che eventualmente si è perso con la standardizzazione. E al primo anno sicuramente si spende di più, perché bisogna buttare nel cestino le tue esperienze e ricominciare daccapo. Noi non li vediamo bene, ma non è solo un discorso dai top team, ma è più generale. Ci saranno anche tante aree congelate per risparmiare poco”.

Sulle power unit i vincoli esistono…
“Sul motore ci sono molte cose prescrittive e quello può anche andare bene anche se limita un po’ lo sviluppo. Sul telaio c’è proprio l’adozione di parti uguali che non andranno bene per tutti, perché ci saranno delle cose di contorno che non saranno perfette”.

Il pezzo standard può essere indirizzato verso le esigenze di qualcuno?
“Non mi spaventa, i pezzi saranno uguali per tutti”.

“Da un punto di vista aerodinamico i team cercheranno le opportunità di sviluppare i valori di performance di oggi. In sostanza la macchina 2021 è stata progettata affinché la scia della ruota anteriore finisca nelle pance con un’efficienza del veicolo scarsa. I team cercheranno con le libertà sulle geometrie di manomettere questo concetto”.

Il tentativo sarà di portare fuori dai pontoni le turbolenze?
“Non lo so, si comincerà a studiare una macchina disegnata a regolamento 2021, per poi valutare quali sono le cose negative sulle quali manipolare le geometrie in modo tale da creare delle geometrie virtuose che creano il flusso corretto intorno alla macchina. Per cui potremmo vedere delle cose che la FIA non vuole”.

Cambiare le regole per cercare i sorpassi ha senso dopo che abbiamo visto GP molto spettacolari?
“C’è sempre uno scollamento fra la realtà recente e il lavoro di studio e analisi delle norme che è partito qualche anno fa”.

Ce n’era bisogno?
“Non lo so, lo chiedo a voi. Recentemente abbiamo assistito a gare epiche”.

Quanto ha contribuito un campione come Hamilton alla crescita del team? E che altro campione ti ricorda?
“Lewis è arrivato in un momento nel team che non era quello di adesso, ma era una squadra che in gara arrivava quarta o quinta. Ha portato la sua determinazione, non cose tecniche. Mi chiamava a casa durante i weekend per propormi delle idee. E io sollecitato cercavo di dargli delle risposte nel minor tempo possibile. È stato molto utile averlo sempre così vicino…”.

“Mi ricorda molto Michael, anche se i due sono completamente diversi, perché quella di Lewis è una determinazione che mi ricorda quella di Schumi, sebbene siano diversi per caratteristiche fisiche e di carattere. Ma è stato molto bello vincere anche con Kimi nel 2007. Con lui ho lavorato benissimo”.

Raikkonen non ti chiamava al telefono…
“No, però era un tipo di poche parole, ma molto buone. In realtà con il gruppo di ingegneri con cui collaborava era loquace il giusto”.

E di Alonso cosa ci dici?
“Ne ho già parlato altre volte. Ho collaborato con lui e non siamo riusciti a portare a casa quello che credo il team si meritasse. Però mi sono sentito più in sintonia con gli altri piloti di cui ho parlato“.

Hai guidato una Mercedes di F1 a Imola…
“Mi piace girare in pista e mi sono candidato per girare per Dallara come collaudatore”.

Ti senti un cervello in fuga che torna a casa?
“Non mi sono mai sentito un cervello in fuga: sono un cittadino di Parma, italiano ed europeo, per cui non sono mai… scappato perché considero la mia nazione l’Europa. Non siamo stati cervelli in fuga, ma abbiamo seguito le opportunità dove si presentavano. È normale che l’Europa offra più possibilità che l’Italia”.

“Ci sono stati due cambi regolamentari, ma abbiamo continuato a vincere. Quelle sono state tappe importanti per evitare il degrado del gruppo. E penso che più si va a fondo nella definizione del nuovo regolamento e più c’è chi ha speranze di livellare le carte. Non è così, credo. Chi è più strutturato continuerà a vincere e il gap fra i grandi e i piccoli si aprirà ancora…”

Le Monza più belle?
“Ho tanti ricordi: basti ricordare i titoli vinti che sono molti: 24 mondiali, 13 Costruttori e 8 Piloti”.

Seguirai anche la F1 attraverso Haas?
“Certo, la Haas fa parte dei pacchetti che seguirò. Dallara ha una struttura notevole anche come struttura. E cercherò di formare un gruppo di giovani di talento”.

Nuove attività?
“Non so, prima dovrò entrare in Dallara. L’obiettivo è portare avanti dei nuovi talenti , come è successo con Resta, Montecchi e Onorato a Maranello”.

Cosa vorresti fare?
“Ci sono tante opportunità visto che si realizza anche la Supercar Dallara, ma se capitasse di fare una Le Mans mi piacerebbe molto, perché è un’esperienza che mi manca”.

Quindi ti vedremo guidare l’Indycar?
“Chissà, anche se la monoposto da ovale la considero molo impegnativa”.

Aldo Costa, Technical Advisor, Mercedes AMG
Poido: Kimi Raikkonen, Ferrari, secondo; Aldo Costa, Mercedes AMG F1 Engineering Director; Nico Rosberg, Mercedes AMG F1, il vincitore della gara; Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1, terzo
Aldo Costa e Toto Wolff, Mercedes 300 SL W 194 Prototype
Nicholas Tombazis, Responsabile tecnico delle monoposto FIA e Aldo Costa, Mercedes AMG F1
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W10, ai box
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W10
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1
Aldo Costa, alla gara di raft
Aldo Costa, responsabile Progetto e Sviluppo Mercedes AMG F1, nell'abitacolo della Mercedes W04
Aldo Costa, responsabile Progetto e Sviluppo Mercedes AMG F1
Aldo Costa, Mercedes W04
Aldo Costa
Aldo Costa, responsabile Progetto e Sviluppo Mercedes AMG F1
Aldo Costa, responsabile Progetto e Sviluppo Mercedes AMG F1
Aldo Costa, Direttore Tecnico Mercedes AMG F1, Gabriele Tredozi
Aldo Costa, Technical Advisor, Mercedes AMG
Mario Isola, Racing Manager, Pirelli Motorsport, Aldo Costa, Technical Advisor, Mercedes AMG, e Mattia Binotto, Team Principal Ferrari, in una conferenza stampa
Aldo Costa, Responsabile Progetto e Sviluppo Mercedes AMG F.1 e Guido Schittone, Motorsport.com
Aldo Costa e Toto Wolff, Mercedes 300 SL W 194 Prototype
(Da sinistra a destra): Toto Wolff, Mercedes AMG F1 Azionista e Direttore Esecutivo con Aldo Costa,
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