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Come la rapida ascesa di Kimi influì sulla carriera di Heidfeld

L'ascesa di Kimi Raikkonen come stella della Formula 1 fin dagli albori rimane una delle leggendarie storie del 2001, ma le sue imprese hanno avuto un impatto indesiderato sulle prospettive del suo compagno di squadra in Sauber. Vent'anni dopo il suo primo podio in F1 al GP del Brasile, ecco come Iceman ha influito sulla carriera di Nick Heidfeld.

Nick Heidfeld, Peter Sauber e Kimi Raikkonen

Foto di: Red Bull Sauber Petronas

Il 20° anniversario dal debutto di Kimi in F1 col team svizzero porta la mente ai ricordi del 2001.

Si tratta di una delle grandi storie di questo sport. Un ragazzo proveniente dalla Formula Renault 2.0 che ha corso i suoi primi GP con una superlicenza provvisoria, è diventato un concorrente stabile da Top6, fino ad essere cercato e preso dalla McLaren (a caro prezzo) per sostituire il Bi-Campione del Mondo Mika Hakkinen.

Ma che dire dell'altro pilota Sauber di quell'anno, che non solo si è ritrovato oscurato dal suo compagno di squadra debuttante, ma esso stesso destinato alla McLaren?

A quei tempi, Nick Heidfeld era una grande promessa. Supportato da McLaren e Mercedes in avvio di carriera, ha vinto il titolo tedesco di F3 nel 1997, con Ron Dennis che ha persino costruito una squadra di F3000 intorno a lui e, dopo aver finito secondo posto giocandosela contro Juan Pablo Montoya nel 1998, il tedesco si è imposto l'anno seguente.

La sua ricompensa è stata la F1: una prima stagione difficile in Prost, passando poi alla Sauber nel 2001. "L'anno della Prost ovviamente è stato molto peggio di quanto tutti si aspettassero", ricorda Heidfeld, ora 43enne.

"Penso che fossimo ultimi, anche dietro la Minardi, che normalmente era la più lenta dell'epoca. La mia macchina prendeva fuoco ogni due-tre gare, quindi è stato bello avere la possibilità di approdare in Sauber".

"Speravo andasse meglio che con la Prost, da stare a centro gruppo, ma nel 2001 siamo veramente arrivati in alto".

Nick Heidfeld, Sauber C20

Nick Heidfeld, Sauber C20

Photo by: Steven Tee / Motorsport Images

La C20 motorizzata Ferrari, con la sua innovativa doppia chiglia, è ancora probabilmente la migliore vettura di F1 che il team ha prodotto. È stata la quinta più veloce nel corso della stagione e più affidabile della più veloce Jordan, portando gli elvetici al quarto posto nel campionato costruttori, migliorando a sorpresa l'ottavo ottenuto nel 2000.

"Non si trattava principalmente di guardare ai risultati, ma in questa fase della tua carriera, essere in grado di metterti in luce - aggiunge Heidfeld - Per farlo ti serve sempre una macchina decente e, come si è visto con George Russell, è una cosa che fa la differenza. Alla gente piace dire, 'Sì, sappiamo tutti che è velocissimo', ma è diverso se hai una buona macchina".

Heidfeld si è anche trovato con un compagno di squadra a sorpresa velocissimo. Raikkonen ha stupito subito la squadra svizzera in un test al Mugello nel settembre 2000 e ogni soldo è stato speso dal fondo cassa pur di averlo nel team, compromettendo anche le cose con lo sponsor principale, Red Bull.

"Ho pensato di essere una sorta di leader perché Kimi era giovane, ma non ho mai creduto di essere il numero uno, o che l'altro fosse un signor nessuno. E' sempre stato così nella mia carriera, 2001 compreso".

"Ricordo molto chiaramente quando incontrai Kimi per la prima volta nella sede della Sauber, ci colpì tutti perché era molto timido".

Ancora oggi è un personaggio freddo e particolare, ma allora lo era maggiormente. Ma c'era qualcosa di speciale in lui e lo si vide al primo test.

"Ci fu parecchio trambusto perché non si sapeva se avesse il permesso di correre dopo non so quante gare di Formula Renault; sembrava non volessero dargli la licenza. E l'altra cosa era che sicuramente il suo ingaggio mise la squadra in crisi con la Red Bull, che voleva Enrique Bernoldi".

Kimi Raikkonen, Sauber with Nick Heidfeld, Sauber  

Kimi Raikkonen, Sauber with Nick Heidfeld, Sauber  

Photo by: Sutton Images

"Fu una lotta e terminò con l'interruzione dell'accordo con Red Bull, che ovviamente non era contenta che arrivasse Kimi. Ma alla fine ha avuto ragione il team".

Heidfeld era relativamente più esperto dei due e aveva ragione di credere che questo potesse giovargli.

"Vero, però sinceramente non mi sono mai sentito il numero 2, nemmeno quanto arrivai alla Prost. La tua posizione va guadagnata velocemente e l'ho visto in altre squadre, dove la gente pensava che sarei stato il numero due. Non solo per me, ma anche per altri piloti. Se fai un buon lavoro e fai progredire il team, le cose cambiano".

La stagione non avrebbe potuto iniziare meglio per la Sauber: in Australia, Heidfeld chiuse quarto e Raikkonen settimo (poi fu classificato sesto grazie alla penalità data ad Olivier Panis, prendendo un punto).

"Furono i miei primi punti in F1 dopo la stagione alla Prost - continua Heidfeld - Fu un grande sollievo, non solo per la squadra, ma anche per me stesso, sapendo che ora ero in una compagine dove potevo mostrare quello che valevo e ottenere anche più di quanto avevamo sperato".

Podium: race winner David Coulthard, McLaren, second place Michael Schumacher, Ferrari, third place Nick Heidfeld, Sauber

Podium: race winner David Coulthard, McLaren, second place Michael Schumacher, Ferrari, third place Nick Heidfeld, Sauber

Photo by: Motorsport Images

"Kimi arrivò sesto regalandoci altri punti, che a quei tempi era davvero insolito perché li prendevano solo i primi sei. E se hai tre squadre a dominare senza fare errori, sei tagliato fuori automaticamente. Ferrari, McLaren e Williams erano sempre davanti e non si poteva combattere con loro. Quindi andare a punti fu una gran cosa".

Un paio di gare dopo, Heidfeld ha arrivò terzo al GP del Brasile sul bagnato, mentre Raikkonen fece uno dei suoi rari errori finendo in testacoda, ma attirando comunque l'attenzione da parte di tutti, compagno compreso.

"Il Brasile fu il primo podio della mia carriera e chiaramente fu davvero speciale perché ero assieme a David Coulthard e Michael Schumacher. Di Raikkonen ricordo che andò bene e capii che stava facendo i passi giusti. Ad un certo punto lo vedevo negli specchietti, era vicinissimo. Eppure bisogna ricordare quanto fosse giovane e solamente alla sua terza gara".

"Rimasi molto impressionato da quanto forte andasse, seppur - con il senno di poi - bisogna dire che non è il migliore in qualifica. Però in gara dimostrava già le sue capacità e lì fu davvero bravo. Infatti in carriera ha 46 giri record in gara, è il terzo nella lista di tutti i tempi e già allora tecnicamente era validissimo".

Entrambi i piloti Sauber continuarono ad essere in lizza per i punti: "Penso sia stato un po' un nuovo inizio per la Sauber, avendo due nuovi piloti a bordo; semplicemente le cose funzionarono. Fu una stagione fantastica e speciale".

"Per me però non è stato facile, soprattutto quando lo prese la McLaren. Pensavo di aver fatto un buon lavoro in quella stagione rispetto a Kimi, anche se era il mio secondo anno e lui al primo".

Fu nel momento in cui Raikkonen terminò quarto a Montréal, parlando con Hakkinen e Dennis a una festa la domenica sera; lì iniziò a delinearsi l'ipotesi dell'approdo in McLaren. Il grande ostacolo, però, era che aveva firmato un contratto di tre anni con la Sauber.

Aspettandosi di essere il primo uomo chiamato dal team di Woking, Heidfeld era divertito dalle voci del paddock, non sapendo che invece era stato come un punto di riferimento per Raikkonen, il quale se la giocò alla pari con lui arrivando a concludere l'anno solo con 3 punti in meno del tedesco.

"A Monaco capimmo che Mika si sarebbe ritirato - ricorda Martin Whitmarsh, allora capo del team inglese - Kimi aveva sfiorato il podio in Canada, seppur non avesse corso tanto in precedenza, per cui fu eccezionale. Nick naturalmente lo conoscevamo molto bene, avendolo supportato in F3 e creato un team di F3000 per lui. Ma fu messo in ombra".

Alla fine arrivò l'accordo e Peter Sauber ricevette i soldi coi quali commissionò una nuova galleria del vento a Hinwil.

Nick Heidfeld, Sauber C20, leads teammate Kimi Raikkonen

Nick Heidfeld, Sauber C20, leads teammate Kimi Raikkonen

Photo by: Motorsport Images

"Prima di tutto, il rapporto tra me e Kimi non ha cambiato nulla - aggiunge Heidfeld - Ha cercato di ottenere un posto nel team, ma fa parte del gioco e degli affari. Non è stato facile per me, ero legato a loro da un bel po', tramite la Mercedes".

"Nel corso della stagione ebbi alcuni contatti con alcune persone, che ritenevano stessi facendo un buon lavoro. Se ci fosse stata una possibilità, dicevano che mi avrebbero preso in considerazione, ma non accadde e questo non mi piacque".

Heidfeld ha un ricordo nitido del GP del Giappone, l'ultima gara dell'anno. "Alla curva 2, Kimi era al mio interno, ma mi fece andare largo. Me lo ricordo perché fino a quel punto, era stato un ragazzo correttissimo, cosa che non si può dire di tutti, parlando anche dei miei compagni di squadra".

"Fino ad allora ci siamo sempre rispettati e dati spazio in pista, ma essendo l'ultima gara della stagione, e non essendo destinati alla stessa squadra per il 2002, successe quel che successe".

Kimi Raikkonen, Sauber

Kimi Raikkonen, Sauber

Photo by: Michael Cooper / Motorsport Images

"Sono abbastanza sicuro sapeva cosa stava facendo, nel pieno rispetto di tutti. Lo fece solamente per passare, non per buttarmi fuori. Non la presi male per questo, perché probabilmente l'avrei fatto anch'io, come la maggior parte delle persone. Però fu il primo episodio controverso fra noi e arrivò all'ultima gara".

Heidfeld avrebbe poi proseguito a lungo in F1, salendo per 13 volte sul podio in 183 gare, ma senza mai approdare in un team di vertice.

"Ho creduto in me stesso e ho pensato che avrei avuto la possibilità di arrivarci. Quello che ho imparato nel corso degli anni è che tutto è un po' diverso da quello che supponevo e mi aspettavo; ad avere una visione distorta di quello che sta accadendo in F1 non sono solo i normali tifosi che guardano le gare di tanto in tanto, ma anche le persone che ci lavorano. E spesso accade perché il più delle volte pensano alle loro cose, più che concentrarsi sui piloti e su tutto ciò che sta accadendo".

"E' qualcosa che col senno di poi ho probabilmente sottovalutato un po', che è necessario pubblicizzare in qualche modo se stessi e la propria guida un po' di più, in modo che la gente sia consapevole".

Ciò che Heidfeld ha inavvertitamente fatto nel 2001 è stato aiutare Raikkonen a fare proprio questo.

Nick Heidfeld, Sauber C20, leads teammate Kimi Raikkonen, Heinz-Harald Frentzen, Jordan Honda EJ11

Nick Heidfeld, Sauber C20, leads teammate Kimi Raikkonen, Heinz-Harald Frentzen, Jordan Honda EJ11

Photo by: Motorsport Images

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