F1: c'è chi ha fatto il furbo durante il lockdown?
Ha lavorato male la Ferrari nello shutdown o ci sono squadre che hanno approfittato del periodo di chiusura dei team per fare modifiche alle monoposto prima che queste fossero congelate nel GP d'Austria?
Foto di: Andy Hone / Motorsport Images
Mattia Binotto, osservando gli aggiornamenti portati in pista a Spielberg dagli avversari, rispetto al nulla del Cavallino rampante, ha lanciato delle frecciate ai rivali, lasciando intendere di essere rimasto sorpreso per le numerose novità introdotte sulle monoposto in un tempo di sole cinque settimane dopo il lungo lockdown per il COVID-19.
Mercedes, Red Bull e Renault hanno fatto debuttare dei pacchetti aerodinamici evoluti rispetto alle monoposto che erano state spedite a Melbourne per il mancato GP dell’Australia.
La squadra di Milton Keynes ha anche effettuato una prova di crash a Cranfield per omologare il nuovo muso che Max Verstappen ha usato in Stiria, ma si tratta di un test svolto prima dell'Australia che sarebbe dovuto essere pronto per il GP d'Olanda a Zandvoort, poi annullato.
Hanno lavorato male a Maranello o qualcuno ha cercato di evolvere la propria vettura in un momento vietato? Pare che queste voci abbiano molto infastidito l'entourage del Cavallino. E se ci fosse qualcosa di vero non è detto che la Ferrari accetti un ruolo responsabile come ha fatto durante l’intero lockdown.
La FIA, infatti, ha varato una serie di rivoluzioni regolamentari atte a ridurre i costi, ma che sostanzialmente hanno colpito la squadra di Maranello consapevole di dover risalire la china con una SF1000 apparsa fin troppo deficitaria nei test invernali di Barcellona.
Sarebbe stato stilato un dossier che sarebbe finito nella mani dei vertici del Cavallino nel quale sarebbero emerse delle violazioni nel rispetto dei tempi di chiusura delle factory. C’è chi ha fatto il furbo? Forse, ma noi non sappiamo chi…
La Ferrari ha attuato un protocollo di sicurezza ferreo a tutela dei suoi dipendenti (molti tecnici sono ancora in smart working da casa) e, forse, ha patito nello sviluppo della SF1000 dei limiti che hanno ritardato l’arrivo di alcune parti nuove di una settimana.
L’azienda di Maranello aveva deciso il 9 marzo la chiusura anticipata degli impianti a causa dell’esplosione della pandemia in Italia, mentre gli inglesi avevano potuto lavorare per altri 15 giorni prima dello shutdown FIA, acquisendo un vantaggio competitivo che poi hanno scontato nel prolungamento differenziato del lockdown.
Su Motorsport.com avevamo anticipato che ali e fondo evoluti sarebbero arrivati al Red Bull Ring per il GP della Stiria di questo weekend, ma ciò non toglie il forte sospetto che qualcuno degli altri abbia lavorato anche nel periodo di stop.
Le conferme, per quanto indirette, sarebbero emerse dai fornitori che supportano il Cavallino ma anche altre squadre di F1 con consegne di materiali in momenti che dovevano essere… morti.
E se così fosse, si aprirebbe un autentico vaso di Pandora. Nel senso che con il GP d’Austria sono state congelate molte parti delle monoposto (telaio, cambio e motore, tanto per citare le più importanti, mentre le sospensioni verranno “frizzate” dal 15 settembre) e non tutti si sarebbero presentati alla data fatidica ad armi pari, creando delle differenze che riverbereranno degli effetti anche nel prossimo anno.
Il dubbio è che i controlli durante la chiusura siano stati inadeguati e, allora, sarebbe la FIA a dover intervenire sanzionando chi non avrebbe rispettato i termini del regolamento sportivo di F1.
Ma se questi sono i presupposti, com’è pensabile avere il controllo del budget cap di 145 milioni di dollari che entrerà in vigore nel 2021 e che garanzie ci saranno sugli sviluppi congelati delle monoposto? Nel paddock del Red Bull Ring ci sarà un argomento di discussione in più…
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