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Caso Racing Point: anche Williams si piega alla Mercedes

La squadra di Grove ha emesso un comunicato per spiegare la rinuncia a presentare appello contro il caso Racing Point. Claire Williams, vice team principal, aveva rivendicato il diritto di difendere il ruolo dei Costruttori in F1, ma poi per ragioni di "cassetta" ha preferito ascoltare i consigli di Toto Wolff che ha dissuaso in precedenza anche la McLaren. In campo restano solo Ferrari e Renault che hanno confermato l'intenzione di portare avanti l'appello.

Claire Williams, Deputy Team Principal, Williams Racing, alla conferenza stampa dei team principal

FIA Pool

L’interesse di bottega va molto oltre quelli che sono i principi tanto sbandierati. Anche la Williams, proprio come la McLaren, ha rinunciato all’idea di presentare l’appello contro la decisione del collegio dei commissari sportivi della FIA di punire la Racing Point “solo” con 400 mila dollari di multa e la perdita di 15 punti nel mondiale Costruttori per aver copiato le prese d’aria della Mercedes W10.

In un laconico comunicato emesso in mattinata la squadra di Grove fa sapere che “…dopo un'attenta valutazione, Williams ha deciso di non procedere con l'appello formale”.

“Riteniamo che la decisione della FIA di cercare di vietare dal 2021 in poi la copia di monoposto in modo estremo, affronti la nostra preoccupazione principale e riaffermi il ruolo e la responsabilità di un Costruttore all'interno dello sport”., che è fondamentale per il DNA della Formula 1 e le convinzioni e i principi fondamentali della Williams”.

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Dopo tutti i bla bla di Claire Williams sulla difesa del ruolo dei Costruttori che difendono il loro ruolo in F1 a dispetto della propagazione nel paddock delle vetture clienti, c’è il passo indietro che è il frutto della real politik.

Ci eravamo stupiti molto quando la Williams aveva fatto sapere di voler presentare appello contro la Racing Point. Ora tutto torna in quello che è un alveo più normale della Formula 1 che guarda alla sostanza più che alla forma.

È evidente che una squadra motorizzata Mercedes che ha un pilota (George Russell) il cui cartellino è di Toto Wolff non potesse andare contro la politica della Stella. E le prese di posizione di McLaren, prima, e Williams, adesso, evidenziano quale sia il potere di interdizione che proprio il manager austriaco riesce a esercitare nel paddock.

Le squadre che dovevano fare “muro” contro la Racing Point si sono dimezzate nel volgere di poche ore, con la Red Bull che si è chiamata subito fuori dalla contesa. Se la Renault porta avanti una protesta che per prima ha avuto il coraggio di presentare ufficialmente con un reclamo nel GP di Stiria, c’è solo la Ferrari che è uscita allo scoperto.

L’obiettivo di Maranello non è tanto dare una bastonata al team di Lance Stroll, quanto coinvolgere la Mercedes nel processo, allargando la questione dalle prese dei freni posteriori copiate dalla RP20 dalla W10 al concetto di macchina che si può clonare.

Un terreno molto scivoloso che per prima è stata la Ferrari a introdurre con la Haas nel 2016 e che sta proseguendo anche oggi. All’orizzonte si profila un duro scontro Ferrari – Mercedes o meglio ancora di Mattia Binotto contro Toto Wolff. Speriamo che a Maranello abbiano valutato fino in fondo in che cosa si stanno lanciando…

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