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Caso gomme: Mercedes ha preso un rischio vincente!

Hamilton ha saputo portare la sua W11 al traguardo su tre ruote, assecondando la strategia Mercedes che ha insistito su una sola sosta per l'esa-campione. Il muretto di Brackley ha preso un grosso rischio andando ben oltre la finestra di utilizzo della gomma Hard. A Silverstone in questo weekend la Pirelli porterà mescole più morbide: si passerà a stretegie a due soste o l'esempio di Grosjean cha ha fatto 36 giri con le Medie farà riflettere i più audaci?

La gomma forata dell' auto di Lewis Hamilton, Mercedes F1 W11, nel Parc Ferme

La gomma forata dell' auto di Lewis Hamilton, Mercedes F1 W11, nel Parc Ferme

Mark Sutton / Motorsport Images

Le gomme di Lewis Hamilton erano finite: non solo sull’anteriore sinistra stavano emergendo le tele, perché la Mercedes nel GP di Gran Bretagna ha giocato un jolly e ha pescato un… asso.

Lo stratega di Brackley, James Vowles, deve aver fatto bene i suoi conti: la Pirelli prima della gara aveva consigliato un uso delle Hard per un massimo di 34 giri (la strategia di gara, infatti, prevedeva un pit stop fra il giro 18 e il 22 per montare le gomme a mescola dura e arrivare al traguardo dei 52 giri con una sola sosta).

Confidando nelle doti della W11 che è una monoposto molto rispettosa degli pneumatici, anche grazie al DAS, il Dual Axis Steering, che permette di mandare in temperatura le gomme anteriori con più facilità cambiando l’angolo di convergenza nei giri di lancio o nelle ripartenze dalla safety car, la Mercedes si è presa il rischio, come tante altre squadre, di andare oltre la finestra consigliata nell’uso delle coperture, spingendo il limite a 39 tornate contro le 34 previste.

Valtteri Bottas e Carlos Sainz si sono dovuti arrendere al 49esimo e 51 giro per problemi di usura, mentre all'inizio sembrava che avessero raccolto dei detriti dell’ala rotta dall’Alfa Romeo di Kimi Raikkonen, proprio come il cedimento sull’anteriore sinistra di Lewis Hamilton nell’ultimo giro: non c’era più battistrada e si cominciava a vedere la carcassa.

I tecnici di Brackley hanno preso un rischio, hanno giocato il loro jolly, ma hanno vinto la partita. La F1 è questo: andare alla ricerca del limite su ogni singolo particolare che compone la monoposto cercando di sfruttarne al massimo il potenziale disponibile.

Chi ha accusato la Pirelli di non sapere costruire delle gomme che durano non ha proprio capito niente. Gli pneumatici, per precisa richiesta delle squadre, sono rimasti gli stessi identici dello scorso anno.

Nel frattempo le prestazioni delle monoposto sono cresciute, in particolare sulle frecce d’argento, (Hamilton ha polverizzato il record della pista di Silverstone di 790 millesimi) e su una pista molto impegnativa per le gomme per le violente accelerazioni laterali (fino a 5G) nella sequenza di Maggotts, Becketts e Chapel e, soprattutto, alla Copse è bastato andare cinque giri oltre la durata prevista per andarsi a cercare dei… guai.

Qualcuno potrà dire che c’è stata un’altra safety car che ha permesso di allungare la vita delle coperture per cui l’azzardo preso era giustificabile. Analisi sacrosanta, ma non bisogna trascurare che alla ripartenza gli pneumatici, dopo una neutralizzazione lunga, non sono andati in temperatura se non dopo due o tre giri e nel frattempo hanno sofferto gli stress aggiuntivi.

Ricorderete che proprio Hamilton si era lamentato via radio che l’andatura della safety car era troppo lenta facendo scendere le temperature delle gomme ben al di sotto del previsto nonostante la disponibilità del DAS.

Ma a porre rimedio a tutto ci ha pensato l’asso. Lewis Hamilton ha saputo padroneggiare una freccia nera su tre ruote nell’ultimo giro: ha contenuto la poderosa rincorsa di Max Verstappen (l’olandese era stato fermato per un secondo pit stop al giro 50 dopo la foratura di Bottas) che si è preso con un treno di Soft il giro più veloce in gara (record), ma non è riuscito ad acchiappare l’esa-campione, abilissimo nel non far stallonare la gomma sul cerchio e arrivando a velocità di 200 km/h sul dritto.

I team si ostinano nel ritenere che la strategia vincente resti sempre e comunque quella ad una sosta, per cui studiano tattiche che portino in quella direzione. La Ferrari ha conquistato un prezioso podio, adottando le stesse scelte della Mercedes.

L’anteriore sinistra della Rossa non è andata in crisi per una semplice ragione: Charles Leclerc è stato “tele-guidato” da Xavi Marcos, il suo ingegnere di pista, ad andare più piano nei punti nevralgici della pista e il giovane monegasco ha costruito una prestazione rilevante più con la testa che con il piede sull’acceleratore.

La F1 è anche questo, per cui fa sorridere chi ha invocato una penalizzazione di Lewis Hamilton perché ha tagliato il traguardo con una gomma dechappata. Il rischio fa parte del gioco e bisogna saperlo interpretare.

Nel prossimo weekend il Circus torna a Silverstone e la Pirelli porterà pneumatici con una mescola più morbida: C2, C3 e C4 contro C1, C2 e C3. Tanto per cominciare verrà nuovamente battuto il record della pista in qualifica.

Sarà curioso capire se le squadre riusciranno a riprogrammarsi le strategie per restare fedeli a una sola sosta: teoricamente, con mescole più morbide di un compound, la durata si accorcia per cui la logica spingerebbe a puntare su due pit stop, ma la gara di domenica ci ha mostrato che Romain Grosjean ,con la Haas che non è certo la Mercedes, è riuscito a completare un primo stint di 36 giri con le Medie che diventeranno Hard nel prossimo weekend.

La partita, dunque, resta apertissima…

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