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F1 | Budget cap: luci e (tante) ombre sulla sentenza Red Bull

La cifra contestata alla squadra campione del mondo nel rispetto del limite di spese alla fine è stata spiegata in quello che è diventato un accordo fra FIA e Red Bull: ma la sanzione di sette milioni di dollari è una multa che va alla FIA e non riduce la disponibilità della squadra, così come la limitazione di lavorare in galleria apre la possibilità di sviluppare la monoposto in altre aree tecniche come la riduzione di peso. E' evidente che è necessario riscrivere alcune regole se non si vorranno altri casi.

Christian Horner

Foto di: Erik Junius

Il principio alla base del ‘Financial Regulations’, ovvero il regolamento che in 52 pagine definisce cosa si può fare e cosa no in materia di budget cap, è molto chiaro.

L’obiettivo è garantire a tutte le squadre in pista le stesse risorse, lasciando che a fare la differenza tra i team sia la capacità del personale e l’efficienza della struttura. La sentenza comunicata ieri dalla FIA in merito alla vicenda Red Bull non rispecchia il principio originale del regolamento per diversi motivi.

Il primo tra tutti è che un team con buone possibilità finanziarie può permettersi di pagare una multa, come nel caso dei 7 milioni di dollari che dovrà versare la Red Bull, e questo lancia un messaggio pericoloso: può valerne la pena, e non solo sul fronte sportivo.

Se le sanzioni non intaccano la posizione di una squadra nel mondiale Costruttori può essere anche un affare in termini di introiti, poiché alla voce ‘montepremi’ il delta tra due posizioni è in media tra i 10 ed i 12 milioni.

Da quando è entrato in vigore il regolamento finanziario bisogna mettere in conto un aspetto che è (e sarà) alla base della Formula 1 come mai nella sua storia: budget equivale a performance. È un passaggio cruciale, e proprio perché il ‘Financial Regulations’ sta muovendo i suoi primi passi, sarebbe stato opportuno per la FIA lanciare un messaggio più rigido.

Max Verstappen, Red Bull Racing RB18

Max Verstappen, Red Bull Racing RB18

Photo by: Zak Mauger / Motorsport Images

Il nuovo ciclo Formula 1 è basato su due pilastri, il regolamento finanziario ed il nuovo patto della Concordia, ovvero una spesa calmierata ed una distribuzione più equa del montepremi. Ed il tutto, è giusto sottolinearlo, sotto molti aspetti sta funzionando.

Il prossimo anno tutte le dieci squadre che saranno al via del Mondiale avranno a disposizione i 135 milioni di dollari che costutiuscono il tetto massimo di spesa, uno scenario impensabile solo pochi anni fa. Al di là del caso Red Bull, se però a passare è il concetto che superare il tetto di spesa entro una soglia del 2 o 3% comporta solo il pagamento di una multa e una riduzione minima delle ore a disposizione in galleria del vento, decade il concetto di base. Ed è questo il rischio maggiore emerso dalla sentenza della Federazione Internazionale.

È giusto sottolineare che l’operato dal gruppo di lavoro FIA che ha analizzato i bilanci 2021 di tutte le dieci squadre presenti in pista nella stagione 2021 è stato molto buono.

Alla Red Bull sono state contestate 13 voci di bilancio, ed in questo caso il messaggio è positivo, ovvero non è un facile farla franca. Ci sono e ci saranno ancora polemiche e discussioni, ma è stato così per tutti i regolamenti: l’esperienza aiuterà anche chi deve vigilare.

Ad alimentare discussioni è la pena seguita all’infrazione, perché i 2,2 milioni di dollari contestati alla Red Bull (da ieri diventati ufficiali e non più solo speculazioni come ha sostenuto nelle ultime settimane Christian Horner), non sono poca cosa.

Nell’economia di un mondiale tirato come quello dello scorso anno, possono aver fatto la differenza, soprattutto nelle mani di una squadra che ha già dimostrato di saper cogliere ogni opportunità.

Nella lunga conferenza stampa tenuta ieri a Città del Messico, Horner ha toccato tutti i punti che sono stati contestati dalla FIA. Il team principal della Red Bull ha premesso che dietro la scelta di accettare l’offerta di patteggiamento arrivata dalla Federazione Internazionale ci sono diversi motivi.
“Se avessimo perseguito tutte le vie legali a nostra disposizione – ha chiarito Horner - il processo si sarebbe potuto trascinare per altri 12 mesi, e sarebbero stati mesi di speculazioni, con cecchini che ci avrebbero e diffamato con commenti di ogni tipo. Quindi ingoiamo il rospo e chiudiamo il libro”.

La Red Bull ha avuto in realtà anche un buon tornaconto in termini di sconto di pena, e per quanto Horner abbia provato a far passare il messaggio di una sanzione molto dura, l’impressione è che a Milton Keynes abbiano stappato qualche bottiglia.

Horner ha anche sposato l’interpretazione secondo la quale la cifra realmente contestata alla Red Bull è di 432.652 sterline. Non è così. La differenza rilevata dagli analisti della FIA rispetto al bilancio presentato dalla squadra lo scorso 31 marzo è di 5,6 milioni sterline, che diventano 1,864 milioni di sterline (2,2 milioni di dollari) poiché la Red Bull ha presentato un totale di spesa 3,7 milioni inferiore al tetto massimo previsto.

La FIA ha sottolineato che la Red Bull non ha detratto un rimborso fiscale di 1,4 milioni di sterline, e qui saltano fuori le 432.652 sterline citate da Horner. Ma il rimborso è arrivato a fine stagione, e di fatto non ha avuto influenze sulle spese della squadra.

Christian Horner, Team Principal della Red Bull Racing, con un tifoso

Christian Horner, Team Principal della Red Bull Racing, con un tifoso

Photo by: Carl Bingham / Motorsport Images

Ancora più contrastanti sono le opinioni emerse nel paddock in merito alla seconda penalità inflitta alla Red Bull dalla sentenza FIA, ovvero la riduzione del 10% delle ore previste per galleria del vento e CFD.
“È un grave svantaggio – ha commentato Horner - essendo campioni del mondo abbiamo già una riduzione del tempo che potremo trascorrere in galleria, ed insieme alla penalità, questo gap diventa il 15% in meno rispetto alla squadra seconda classificata nel Campionato Costruttori e il 20% rispetto alla terza. Convertito in tempi sul giro, corrispondo a circa tre decimi”.

“La penalità non ha previsto nessun tipo di riduzione di budget cap – ha commentato Laurent Mekies – e questo aspetto comporta che un competitor destinerà la parte di budget che non potrà spendere in galleria del vento su altri fronti. Sarà libero, ad esempio, di spenderlo per ridurre il peso della monoposto”.

Nel paddock c’è poi chi sostiene che le ore di penalità inflitte alla Red Bull comportino un gap di 0”05, forse un valore eccessivamente basso, ma comunque molto distante da quello indicato da Horner. La verità probabilmente è nel mezzo.

Su un punto sembrano essere tutti d’accordo, ed è la necessità di mettere mano al regolamento per limare le criticità emerse in questa vicenda. L’ormai celebre mensa di Milton Keynes è stata oggetto di discussioni tra Red Bull e FIA.
“Hanno contato tutti i pasti – ha spiegato Horner – anche quelli dei dipendenti che lavorano del dipartimento powertrain. Alla Mercedes i due reparti sono in due località diverse, quindi non hanno questo problema, e questa voce ci è costata 1,2 milioni di sterline”.

“Gli errori procedurali di cui è stata accusata l’Aston Martin sono simili ai nostri in molti casi – ha concluso Horner - avevano solo più margini di miglioramento rispetto a noi. E siamo sorpresi che altre squadre non abbiamo avuto le stesse criticità, ciò che è accaduto a noi può succedere a chiunque. Impareremo da quanto accaduto, ma penso che alcune delle regole ancora immature debbano essere modificate”.

Laurent Mekies, Direttore Sportivo Ferrari

Laurent Mekies, Direttore Sportivo Ferrari

Photo by: Glenn Dunbar / Motorsport Images

L’unico vero aspetto positivo emerso dalla sentenza di ieri è che la vicenda budget cap, almeno in tempi brevi, smetterà di essere il topic dei weekend di gara.
“La FIA è giunta ad una conclusione molto chiara – ha ribadito Mekies - arrivando a confermare questa irregolarità. Siamo contenti di vedere che lo stesso breach è stato ammesso da parte del team che lo ha commesso, ed è un buon messaggio che la FIA sia riuscita ad arrivare a questo risultato”.

Ora, però, sarebbe un grave errore se nella sede opportuna (la Commissione Formula 1) non fossero portate avanti le correzioni e le modifiche di cui necessità un regolamento che ha preso forma davanti a FIA, Liberty Media e rappresentati delle squadre.

Le critiche e le criticità emerse durante questa vicenda devono trasformarsi in qualcosa di costruttivo per il futuro, da mettere nero su bianco. Se non sarà cosi, in questo caso sul banco degli imputati non ci sarà solo la Red Bull.

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