Binotto: "Un problema i 1000 cv? No, è arrivarci per primi"
In un’intervista pubblicata su “The Official Ferrari Magazine”, il team principal del Cavallino, Mattia Binotto, ha ripercorso il suo primo anno nelle vesti di capo della Scuderia. L'ingegnere reggiano spiega che è rimasto sorpreso dalla nomina e che non ha mai complatetato il trasloco dall'ufficio di direttore tecnico.
Foto di: Erik Junius
In un’intervista pubblicata su “The Official Ferrari Magazine”, il team principal Mattia Binotto ha ripercorso il suo primo anno nelle vesti di team principal della Scuderia, una carica che da sempre assorbe totalmente tempo ed energie.
C’è una piccola storia che rende l’idea. Il passaggio dal ruolo di direttore tecnico a quello di team principal, ha comportato per Binotto il trasferimento in un nuovo ufficio, distante novanta passi dal precedente.
“La verità è che il trasloco non l’ho neppure finito – ha spiegato Binotto – buona parte delle mie cose sono ancora di là, se si escludono il pc, la lavagna e le mie biro e matite, visto che di quelle non posso fare a meno. Non c’è stato il tempo per un passaggio completo, né fisico né mentale".
"Anche perché in fondo non credo che questo sia un ruolo più importante, né è mai stata la mia grande ambizione. È solo un ruolo diverso. È stata un’ascesa naturale e devo essere grato alla Ferrari che mi ha messo in condizione di compiere questo percorso.”
Un percorso pieno di nuove sfide, arrivate anche senza un gran preavviso. Come l’ultima:
“È stata un po’ più repentina del previsto. Il 7 gennaio dello scorso anno dovevo partire per Londra e in aeroporto a Bologna ho comperato la Gazzetta dello Sport, che in prima pagina dava l’annuncio della mia nomina. Così abbiamo dovuto affrettare i tempi della comunicazione e questo non è stato facilissimo, ma siamo riusciti a gestirlo”.
E da quel giorno molto è cambiato, anche se Binotto spiega che il suo approccio è rimasto lo stesso:
“La Gestione Sportiva è al 90% composta di tecnici, mi si è aggiunto il 10% che mancava: comunicazione, marketing, sponsor, legal. Come di sicuro si sono aggiunte responsabilità in aree di cui magari ho meno competenza. E se vogliamo, mentre prima, da direttore tecnico, ero abituato solo a spendere, adesso da team principal devo pensare a risparmiare o addirittura a guadagnare”.
Non si può prescindere dai ‘processi’
Ogni team principal ha una sua personalità, una sua visione, un suo modo di operare. E Binotto non fa eccezione, rispondendo in modo chiaro quando gli viene chiesto cosa reputa indispensabile nel suo lavoro...
“È qualcosa che deriva in parte dai miei studi di ingegneria e dal fatto di essere cresciuto in Svizzera – spiega Mattia - sono convinto che i processi rigorosi siano importanti. Questo mi aiuta a gestire una struttura ampia come la nostra".
"Da un lato è vero che va curato il rapporto con le singole persone, il lato più umano ed empatico è fondamentale, ma dall’altro questa è una macchina complessa che deve funzionare alla perfezione. E soprattutto in Formula 1 tutto deve procedere in modo efficace ed efficiente. Per capirci, il problema non è arrivare a sviluppare una potenza di 1000 cavalli, ma di arrivarci prima degli altri e avere appunto processi efficienti ti porta ad essere più veloce nello sviluppo”.
Quella ‘chiamata a 3’…
La storia della stagione 2019 è ben nota, ma al di là dei verdetti emersi in pista, Binotto ha sottolineato aspetti positivi e negativi del suo primo anno al timone della Scuderia:
“Sono molto contento di come è cresciuto lo spirito di squadra. Siamo molto uniti, compatti, piloti inclusi, malgrado quello che da qualche parte è stato insinuato".
"Un esempio? Il martedì successivo all’incidente che li ha visti coinvolti nel GP del Brasile, mi squilla il telefono e vedo sullo schermo i nomi di Seb e Charles, insieme. Si erano sentiti tra loro, si erano chiariti e mi chiamavano insieme per una call a tre, un gesto tutt’altro che banale a dimostrazione di uno spirito di coesione notevole".
"E comunque, sempre riguardo al Brasile, meglio che un episodio così sia capitato adesso: ci aiuta a chiarirci meglio in vista dell’anno prossimo”.
E sul fronte negativo?
“Il fatto che in questa Formula 1 il confronto non sia solo tecnico e sportivo ma anche politico. Un fronte su cui non possiamo abbassare la guardia e che fa in modo che non sia sufficiente avere una monoposto competitiva e piloti bravi. Non mi aspettavo che richiedesse tanto impegno”.
E intanto la stagione 2020 è ormai alle porte...
“Io cedo che il livello di competizione non sia mai stato così alto – ha concluso Binotto - abbiamo le carte in regola per fare bene ma nulla è scontato perché anche i nostri avversari, come noi, stanno intensificando gli sforzi per migliorare. A nostro vantaggio ci sono il sostegno di una tifoseria eccezionale e il potere di un mito che vogliamo a tutti i costi continuare ad alimentare. #EssereFerrari è anche questo”.
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