F1 | Aston Martin: la AMR23 punta in alto con scelte molto ardite
La grande sorpresa dei test in Bahrain è stata la AMR23 disegnata da Fallows e Furbatto: la "verdona" ha stupito per la consistenza durante i long run a dimostrazione di un progetto nato bene con soluzioni aerodinamiche molto estreme che su alcuni concetti vanno addirittura oltre la Red Bull. La macchina di Silverstone non è una scopiazzatura della RB19 ma esprime idee proprie. Alonso è molto carico e alla Mercedes sono preoccupati perché vedono minacciato il ruolo di terza forza.
F.1 analisi tecnica di Giorgio Piola
Giorgio Piola è l’esperto di tecnica di Formula 1 che segue i Gran Premi dal 1964. Il giornalista italiano è considerato il più autorevole divulgatore dei segreti delle monoposto: i suoi disegni e le animazioni permettono di scoprire le novità introdotte dai team ai Gp.
Non bisognava essere dei profeti per prevedere un’Aston Martin molto consistente nei test collettivi del Bahrain. Bastava osservare con la necessaria cura la AMR23, una monoposto nata dalla fervida mente di Dan Fallows e Luca Furbatto, per capire che avrebbe potuto far venire il “… mal di pancia a molti”.
La “verdona” è una macchina molto coraggiosa, con alcune soluzioni tecniche ardite, che hanno solleticato diversi osservatori: se Red Bull e Ferrari hanno insistito sui loro concetti di monoposto a effetto suolo così diversi, Aston Martin ha trovato la sua via per la competitività.
Felipe Drugovich, Aston Martin AMR23
Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images
Guardando la macchina verrebbe da dire che la AMR23 rappresenta la migliore espressione di chi ha cercato un mix fra le due filosofie costruttive imperanti: le pance con l’enorme scasso tipo Red Bull e con lo scavo superiore Ferrari. Può sembrare così, ma in realtà a Silverstone hanno trovato una terza via che sembra funzionare molto bene, al punto che l’Aston Martin rischia di diventare l’incubo della Mercedes.
La Stella con la W14 non è partita con il piede giusto e, la sensazione condivisa nel paddock di Sakhir, è che debba guardarsi più dalle ambizioni dell’Aston Martin che dall’idea di inseguire Red Bull e Ferrari.
Aston Martin AMR23: la pancia ha uno scasso grande sotto alla bocca dei radiatori
Photo by: Zak Mauger / Motorsport Images
E, allora, la domanda che sorge spontanea è: come è possibile che una squadra che ha chiuso il mondiale Costruttori 2022 al settimo posto possa ambire a essere quest’anno il “primo degli altri”. Come è stato possibile il sorpasso in corsia box durante la pausa invernale?
L’Aston Martin ha iniziato un nuovo corso, salutando Andy Green e dando fiducia a uno staff nuovo che si sta amalgamando intorno a una struttura modernissima che è in via di completamento, ma che dovrebbe portare il marchio di Gaydon a entrare nel novero dei top team.
Fernando Alonso, Aston Martin F1 Team, se la ride sul muretto dei box
Photo by: Sam Bloxham / Motorsport Images
La AMR23 è la plastica dimostrazione che racchiude le ambizioni di una squadra che è pronta a sbocciare in questo 2023: vedere Fernando Alonso che fa il “pompiere” sui facili entusiasmi la dice lunga, perché l’asturiano ha chiuso la tre giorni di test al nono posto e il debuttante Felipe Drugovich al dodicesimo.
Lo spagnolo è il pilota che ha percorso più strada (270 giri pari a 1.461 km), mentre il rookie brasiliano è stato l’ultimo (117 giri pari a 633 km) della lista, perché non è certo che sia lui il sostituto di Lance Stroll nel GP di apertura, visto che il canadese di è fratturato un polso.
Aston Martin AMR23, dettaglio tecnico del terzo elemento della sospensione anteriore
Alonso ha raccolto un mare di informazioni su una macchina che è nuova al 95%: non si è fatto prendere dalla tombola di chi ieri si è sparato qualche treno di gomme C4 e C5 (pneumatici che non sono nella disponibilità del GP visto che Pirelli ha scelto le mescole C1, C2, C3), ma ha impressionato nel long run con un passo migliore della Mercedes, segno che la vettura riesce a trasferire la giusta energia alle coperture grazie alla downforce prodotta nonostante il marcipaiede del fondo sollevat di 15 mm, pur raggiungendo velocità massime molto interessanti grazie a un’invidiabile efficienza.
Aston Martin AMR 23: si nota il radiatore spostato sul motore Mercedes per liberare le fiancate
Photo by: Giorgio Piola
La AMR23 ha interpretato l’aerodinamica in modo molto aggressivo: il passaggio d’aria sotto alle bocche a vassoio dei radiatori sembra addirittura maggiore di quello RB19, proprio come è incredibilmente profondo lo scavo nella parte superiore della fiancata. Per liberare la necessaria superficie è stato necessario spostare dai sidepod delle masse radianti che sono state collocate sopra al motore Mercedes, secondo uno schema caro a Luca Furbatto.
Aston Martin AMR23: il collegamento dell'ala anteriore all'endplate diventa un deviatore di flusso
Photo by: Giorgio Piola
Ma l’accuratezza delle scelte si osserva anche in altri dettagli: il collegamento dei flap dell’ala anteriore alla paratia laterale vanno nella direzione dei migliori, con il supporto dell’ultimo elemento che si trasforma in un vero e proprio deviatore di flusso per esaltare l’effetto out-wash.
Aston Martin AMR23: il braccio del triangolo superiore della sospensione è molto alto e arcuato
Photo by: Zak Mauger / Motorsport Images
Anche la sospensione anteriore è un esempio di ricercatezza: la Ferrari ha deciso di abbassare i due triangoli cambiando una tradizione consolidata, mentre l’Aston Martin è andata nella direzione Red Bull che sulla RB19 è rimasta con i cinematismi in alto.
La AMR23 ci mostra addirittura il braccio superiore del triangolo che è stato arcuato per esigenze aerodinamiche: è il primo deviatore di flusso che l’aria incontra per convogliare i filetti verso i canali Venturi. Non a caso il braccio posteriore dello stesso triangolo è ancorato al telaio più in basso. Oltre ad assolvere alla funzione anti-dive in frenata, prosegue il lavoro di pettinare i flussi dove più serve…
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