F1 | Alpine - Mercedes: tutto il male non viene per nuocere, se...
Renault si sgancia da Alpine in F1: la squadra di Enstone dal 2026 avrà i motori cliente di Mercedes, promettendo un risparmio consistente e un più facile rilancio del team nel mondiale Costruttori. In realtà l'operazione non ha alcun senso se non finalizzata alla cessione della struttura a dispetto delle dichiarazioni ufficiali.
Esteban Ocon, Alpine A524
Foto di: Steven Tee / Motorsport Images
Flavio Briatore è sicuro: la gran massa dei fan di F1 nemmeno si renderanno conto che l’Alpine nel mondiale 2026 non correrà più con i motori Renault, ma passerà alla power unit Mercedes. Questa teoria, ben costruita a tavolino, è servita a far digerire al Consiglio di Amministrazione della Casa transalpina quello che è un vero e proprio tradimento.
Non c’è altro termine che giustifichi in modo chiaro l’operazione che è stata ufficializzata ieri. Se fosse vero l’assioma di Flavio, allora bisognerebbe domandarsi come mai i grandi Costruttori spendano cifre così importanti per essere in F1, se poi si può barattare la losanga sulla testata della power unit con la Stella senza che ce ne sia un effetto.
L’operazione in atto, in realtà, nasconde un piano molto più articolato che dovrebbe portare, dopo la separazione del motorista Renault, alla cessione della squadra di Enstone, in un “tocca e leva” che ha visto questa struttura, oggi Alpine, assumere diversi nomi da quando la struttura era nata nel 1981 come Toleman, trasformatasi poi in Benetton, Renault, Lotus e ancora Renault, prima di colorarsi del blu Alpine negli ultimi quattro anni.
Pierre Gasly con la Toleman TG183B: un ritorno alle origini del team di Enstone
Foto di: Silverstone
Si dice che l’accordo di fornitura di una power unit cliente con la Mercedes sia stato siglato a Monza in occasione del GP d’Italia, quando la protesta dei dipendenti di Viry Chatillon era più forte. La struttura parigina, il cuore tecnologico di Renault, non verrà smantellato, ma sarà adibito ad altri progetti che non siano la F1: il motore a idrogeno, una supercar, l’unità per il WEC e altre iniziative legate al motorsport, come la Dacia per la Dakar.
Giustamente Renault non vuole privarsi di un centro di ricerca e sviluppo che al marchio ha regalato 12 titoli mondiali da motorista. L’ultima realizzazione, la power unit E-Tech RE24, ha pagato una carenza di potenza dalla migliore concorrenza, che ha poi spinto i vertici della Casa transalpina a fermare il progetto dell’unità 2026 che, a sentire le anticipazioni, aveva raggiunto risultati incoraggianti nei primi test al banco.
Alpine, quindi, aveva già investito una grossa cifra nella progettazione e nello sviluppo del motore 2026 che va a fondo perduto, mentre la fornitura del motore Mercedes sarà al costo di 17 milioni l’anno contro l’investimento di 100 milioni, vale a dire la cifra di Budget cup che sarà concessa ai Costruttori. Il risparmio è fin troppo evidente e diventa logico se è finalizzato alla cessione di Enstone: evidentemente ci sono investitori interessati a entrare nel Circus, dopo la crescita esponenziale del valore delle dieci squadre che hanno firmato il Patto della Concordia. Flavio Briatore come Advisor può esserne una dimostrazione, proprio come l’assunzione di Oliver Oakes, il team principal britannico che ha preso in mano le redini di Alpine, dopo che Bruno Famin è stato richiamato in Francia ad occuparsi solo di Viry Chatillon.
Oakes, già pilota della filiera Red Bull, è stato il perno di Hitech Racing, il team che partecipa alle serie cadette della F1 e che ha avuto in Dmitry Mazepin un socio importante prima della guerra russo-ucraina. Sarà interessante scoprire chi verrà allo scoperto per rilevare il team, togliendo Alpine dall’imbarazzo di correre con un motore di un altro Costruttore. Nel 2025 non cambierà niente, ma dall’anno successivo non ci stupiremmo affatto se venisse chiesto un cambio di nome per l’iscrizione al mondiale con le monoposto agili. Ciò che oggi può sembrare un’operazione senza un senso, domani potrebbe diventare logica e profittevole per l’uscita del Gruppo Renault.
Luca de Meo, Direttore generale del Gruppo Renault
Foto di: Michael Potts / Motorsport Images
Luca De Meo, intanto, ha fatto un passo indietro: il bravo manager milanese potrebbe diventare il ganglio attraverso il quale si potrà concretizzare la fusione di Renault con Stellantis, sulla spinta del Governo francese che detiene una importante presenza azionaria in entrambi i gruppi. Il presidente Macron vedrebbe di buon occhio un’aggregazione per avere un player europeo dell’automotive in grado di reggere le turbolenze di un mercato dell’auto in balia della transizione ecologica.
Quella che oggi sembra un’operazione scellerata, domani potrebbe assumere un quadro molto assennato. Dipende sempre dalla prospettiva con cui si guarda un progetto, accettando l’idea che si sia arrivati alla fine di una storia.
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