
F.1 analisi tecnica di Giorgio Piola
AlphaTauri: l'identità vincente di Faenza è un buon mix
Andiamo a scoprire quali sono le somiglianze e le grandi differenze fra l'AlphaTauri AT01 vittoriosa a Monza nel GP d'Italia e la RB15 da cui deriva. Red Bull Technology ha fornito a Faenza il retrotreno della monoposto di Milton Keynes dello scorso anno, ma la scocca e molti particolari sono rimasti legati alla filosofia della Toro Rosso. Andiamo a scoprirli...


Pierre Gasly ha vinto il GP d’Italia con l’AlphaTauri AT01, regalando il secondo successo alla squadra di Faenza che proprio quest’anno ha cambiato nome, rinunciando a quello di Toro Rosso dopo 14 anni di storia che ha fatto seguito alle origini Minardi.

Pierre Gasly, AlphaTauri AT01, primo classificato
Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images
Il successo del 24enne francese, dunque, è arrivato dopo appena otto GP dal debutto del nuovo marchio di abbigliamento che fa parte della galassia Red Bull.
La AT01 spinta dal motore Honda è una monoposto derivata dalla Red Bull RB15, ma rispetto alla Racing Point RP20 che è un clone della Mercedes W11, è corretto dire che ci sono indubbie parentele (strette) con la vettura di Milton Keynes, ma anche indiscutibili differenze che evidenziano come il gruppo tecnico diretto da Jody Eggington abbia mantenuto delle autonomie progettuali che mantengono l’integrità del ruolo di Costruttore.

Jody Eggington, direttore tecnico AlphaTauri e prima Toro Rosso
Photo by: Red Bull Content Pool
Il padrone Dietrich Mateschitz è riuscito a ottimizzare i costi, potendo contenere le spese grazie a Red Bull Technlogy, la società del gruppo che fornisce alla squadra di Milton Keynes tutti i contenuti tecnici. Il telaio ha mantenuto la genealogia Toro Rosso al quale è stato accoppiato il retrotreno della RB15, secondo le norme concesse dalla FIA.

Motore Honda RA620H della Alpha Tauri AT01
Photo by: Giorgio Piola
E, quindi, a parità di power unit Honda RA620H, la AT01 ha ereditato il cambio, la sospensione posteriore e l’impianto idraulico oltre che l’elettronica. Restando al retrotreno si osserva una grande differenza: la presa d’aria dinamica del motore non è più tri-ripartita come quelladella STR14: la forma è ogivale, ma è curioso evidenziare che è rovesciata rispetto a quella della Red Bull RB15, vale a dire più grande sopra e più stretta sotto e con una sola divisione orizzontale.

Alpha Tauri AT01, dettaglio della presa dinamica del motore
Photo by: Giorgio Piola

Red Bull Racing RB15 dettaglio dell'air-box ogivale
Photo by: Giorgio Piola
Gli aerodinamici di Bicester, dove l’AlphaTauri ha la sua galleria del vento, si sono allineati a certi concetti aerodinamici di Adrian Newey, per cui le pance sono molto avvolgenti attorno ai radiatori: le bocche di raffreddamento sono collocate sopra al cono anti-intrusione superiore e inglobano l’ala centrale di stile Red Bull che ha fatto scuola.
I fianchi sono particolarmente sfilati perché, a differenza della Ferrari, che ha trasferito tutto l’impianto di raffreddamento nelle pance, la AT01 ha mantenuto masse radianti anche sopra al 6 cilindri turbo giapponese.
Nell’anteriore la sospensione ha adottato lo schema Red Bull con il triangolo superiore che è separato in due bracci multilink con attacchi al porta mozzo sovrapposti, mentre sulla RB16 a Milton Keynes hanno preferito trasferire il concetto multi link alla parte inferiore.

AlphaTauri AT01, dettaglio della sospensione anteriore con geometrie Redb Bull e bracci realizzati a Faenza
Photo by: Giorgio Piola
Se la geometria è stata trasferita dalla Casa madre, i cinematismi sono di realizzazione AlphaTauri. Se tutte le parti della sospensione contenute nella scocca sono di matrice Red Bull (terzo elemento, bilanciere, molle e barre di torsione), i bracci e il puntone del push rod, come le brake duct sono disegnate a Faenza.

AlphaTauri AT01, dettaglio del terzo elemento uguale a quello Red Bull RB15
Photo by: Giorgio Piola

Red Bull RB15, layout della sospensione anteriore
Photo by: Giorgio Piola
La ragione è semplice ed è legata ai costi: i bracci e le leve della squadra italiana sono frutto di uno studio aerodinamico molto meno sofisticato di quello che si sono potuti permettere a Milton Keynes.

AlphaTauri AT01, dettaglio dell'ala anteriore scarica del GP d'Italia
Photo by: Giorgio Piola

Toro Rosso STR14, dettaglio dell'ala anteriore scarica uguale a quella usata quest'anno dall'AlphaTauri
Photo by: Giorgio Piola
Se il muso largo è rimasto con il nasino e i piloni che sostengono l’ala anteriore con tre soffiaggi per poi lasciare il posto alla versione con il cape, si evidenzia come sia sostanzialmente diverso il concetto aerodinamico dell’ala.

Red Bull Racing RB15, dettaglio ala anteriore
Photo by: Giorgio Piola
La Red Bull seguiva la filosofia dell’inwash, vale a dire convogliare i flussi essenzialmente all’interno delle ruote anteriori per far lavorare al meglio turning vanes e barge board, mentre l’AlphaTauri ha mantenuto il concetto dell’outwash, vale a dire spostare quanto più flusso era possibile all’esterno della ruota davanti. Non deve sorprendere, quindi, che Gasly abbia vinto a Monza con la stessa ala che era stata usata l’anno prima dalla Toro Rosso nel “Tempio della velocità”.
E nel posteriore, oltre a mantenere il mono pilone (e fare degli esperimenti anche con la soluzione doppia che è più in voga sulle piste da maggiore carico), si è osservato il bordo di entrata della paratia laterale dell’alettone che è un must di Faenza dalla scorsa stagione.

Alpha Tauri AT01, dettaglio dell'ala posteriore con la paratia scavata nel bordo d'entrata e della T-wing
Photo by: Giorgio Piola

Toro Rosso STR14, dettaglio dell'ala posteriore con la paratia scavata
Photo by: Giorgio Piola
Insomma l’AlphaTauri ha capitalizzato le risorse di Red Bull Technology, mantenendo una semplicità realizzativa di un team junior che non dispone del budget di un top team, ma è riuscita a salire sul gradino più alto del podio nel GP d’Italia.

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